venerdì, gennaio 29, 2010

THE ROAD

THE ROAD
by WAYNE JOHNSON from CANADA


I must admit that I did enjoy this movie. I had recently finished the book and was extremely surprised that it moved me (the book) as much as it had. This was my first experience with Cormac McCarthy’s written word. I had viewed NO COUNTRY FOR OLD MEN some years back but had not made the connection.

I must begin with my impressions of the book THE ROAD. The experience was completely unexpected. My wife had purchased the book as a Christmas present for me. I would have never bought the book as I make a rule to avoid the movie / book combination as one of the two consistently disappoints in my case. I tend to watch most movies with Viggo Mortensen therefore I had consciously decided to take the movie version of THE ROAD as opposed to the book. So…there I was with the book and plenty of time. I said what the heck and plunged in. The event was certainly worth the time.

THE ROAD (book) is dark, gloomy, terrifying at times, sad always, and almost without hope. How does McCarthy accomplish this? He plays on our individual imagination concerning the unknown but absolutely possible - something that has been in the background of our existence for 70 years. The nuclear holocaust and life (or some version of it) thereafter.

Getting back to the movie. As is typically the case for most and always for me – the movie never lives up to the book. No change in this circumstance, however I must admit it was a satisfying attempt.

The movie THE ROAD was almost as dark, gloomy, terrifying, and sad but just did not quite match up to the book. The actors for the most part suited the characters and my vision. Mortensen was excellent while the child actor playing his son was OK. It would have been a tall bill for any great and accomplished actor to carry off the degree of fear, hunger, fatigue, and loneliness that boy must have felt. Charlize Theron was a welcome surprise. In the book, the mother plays a small but crucial role and I think the selection of such a great actor to play this minute but pivotal role was fantastic. We see a bit more of the mother in the movie than in the book but it works well.

What I enjoyed the most with this movie was the context. It is what it is! The director shows you what is happening and essentially you are left alone to make up your own mind. No innuendo or implied messages. All the survivors, cannibals or “good guys,” are doing what they have to do to endure. The director and McCarthy are not judging them. They are just showing us what is occurring. There is almost no attempt to pull at heartstrings or to illicit emotion for or against a character. The script and the screenplay are stark and very frugal.

Mortensen’s character is a study within the movie. At the outset, we see what appears to be the consummate dad. The father who would do anything to ensure his son has the best chance at survival. These attributes would logically lead someone to believe the father would always do the right thing and take the morale high road. Not the case. Mortensen’s character will do anything…anything….to ensure his son lives to see another day. This anything entails deserting those in need of help, sharing only under extreme duress, threatening a man’s life who had robbed them, and finally and ultimately killing two men who had threatened his son.

The movie is not absolutely true to the book as is usually the case. In the book McCarthy describes a scene where the father and son come across a mother who had roasted her newborn for meat. I guess that vision was too extreme for the big screen.

In conclusion a good movie and well worth the effort in my case. I do not know if this assessment would have been the same if I had not read the book previously. There are few words in the movie and when they are spoken they are usually quiet or whispered. To have a grip on the context via a read of THE ROAD prior to the movie experience would be my recommendation.

giovedì, gennaio 28, 2010

Film in sala dal 29 gennaio 2010

Alvin Superstar 2
( Alvin and the Chipmunks: The Squeakquel )
GENERE: Animazione, Commedia, Family
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Betty Thomas

Baciami ancora
GENERE: Commedia, Drammatico, Romantico
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ Italia
REGIA: Gabriele Muccino

Bangkok Dangerous - Il codice dell'assassino
( Bangkok Dangerous )
GENERE: Azione, Thriller
ANNO PROD: 2008
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Danny Pang, Oxide Pang

mercoledì, gennaio 27, 2010

Intervista a nickoftime su film tv

Sul settimanale di cinema e televisione FILM TV di questa settimana (uscito ieri 27 gennaio 2010 e relativo alla settimana dal 30 gennaio al 6 febbraio) c'è una bella, bellissima intervista al nostro caro Nickoftime.

Leggi tutta l'intervista


Clicca sull'immagine sottostante per ingrandirla e leggere l'intervista:



L'uomo che fissa le capre

Poche parole di poco valore le mie, ma mi piaceva comunque menzionare, seppure con due righe, questa commedia targata USA che, forse, in pochi sono riusciti a vedere al cine.
Forse ispirato da un'incredibile storia vera e trasposizione del libro di Jon Ronson, ad opera di Grant Heslov, sceneggiatore di "Good Night, and Good Luck ", "L'uomo che fissa le capre" è una commedia demenziale, nera e dissacrante che fa il verso all'esercito americano e al senso di autorità e reverenza che questa suscita.
Gli autori mettono in luce i punti deboli del corpo militare d'eccellenza americano e smontano, su situazoni davvero buffe, il mito americano dei corpi speciali dei marines e delle missioni segrete in genere, e tutto quel "gesso" che si porta addosso.
Il film è scritto bene e scorre fluidamente. cast di tutto punto, dall'ottimo George Clooney al divertente Jeff Bridges (adoro Jeff Bridges) fino alla conferma moderata del protagonista Ewan McGregor.
Peccato per la solita voce fuori campo, tuttavia ben inserita, un po' in stile diario di bordo, un po' per sostenere la complessa narrazione.
Il prodotto pare una singolare produzione nel panorama attuale: una commedia impegnata che fa il verso a tante reali demenzialità, con buon gusto e arguzia.
C'è pure un Kevin Spacey in gran forma.

Il canto delle spose


IL CANTO DELLE SPOSE (Francia 2008)
Regia: Karin Albou


Nour e Myriam sono due ragazze legate da una forte amicizia nonostante siano una musulmana e l'altra ebrea e conducano una vita per molti versi differente.
La musulmana Nour, benché giovanissima, è già stata promessa in sposa per volere della famiglia a suo cugino Khaled, anche se vorrebbe tanto frequentare la scuola come la sua amica ebrea Myriam.
L'ingresso della Wehrmacht a Tunisi, nell'autunno del 1942, cambierà per sempre la vita di Myriam e di sua madre Tita, alla quale non sarà più permesso di lavorare in quanto ebrea.
A questo punto la situazione si ribalta, Myriam sarà costretta dalla madre a sposare un ricco medico, per continuare a sperare nella vita, mentre Nour rimanda il matrimonio con Khaled perché quest'ultimo non riesce a trovare lavoro.
IL CANTO DELLE SPOSE è un buon film che cambia continuamente, si passa dal dramma della guerra, al film di formazione, per approdare al documentario antropologico e accreditare la tesi per cui le divisioni tra arabi ed ebrei vedrebbero responsabili gli europei e tedeschi in particolare.
Regia attenta che si concentra sugli oggetti e fa largo uso di primi piani.
Ottime prova per le due giovani protagoniste.
Finalmente anche sugli schermi italiani con due anni di ritardo, anche se nel nostro Paese era stato presentato in anteprima nel novembre 2008 al 26° Torino Film festival.

martedì, gennaio 26, 2010

Up in the air - Tra le nuvole

"Senza peso" è l'aggettivo più appropriato per definire l’ultima fatica di Jason Reitman: l’accostamento, lungi dall’essere una simpatica sciarada da accostare ad un titolo che molto deve all’assenza di massa corporea, è invece il risultato opinabile di una serie di fattori che ne caratterizzano la sua consistenza.
Costruito sulla notorietà del suo attore principale, ancora una volta alle prese con un personaggio la cui empatia (per mestiere licenzia le persone) poco si addice al target hollywoodiano, e forte di un impianto drammaturgico imperniato sulla nuova pandemia rappresentata dalla precarietà lavorativa, “Up in the air” si muove all’interno di due tendenze opposte e per questo uguali: da una parte vi è il movimento continuo e la mancanza di legami affettivi di Ryan Bingham (il suo motto è "Moving is living"), un tipo abituato a scivolare tra le pieghe della vita grazie ad una filosofia affinata nel corso degli anni con una applicazione maniacale, e persino teorizzata nelle conferenze itineranti che lo stesso si ritaglia nel corso dei suoi viaggi di lavoro, dall’altra la voglia di stabilità ed i valori famigliari delle sue "vittime", quegli impiegati che egli stesso dovrà mandare a casa; avversari uniti dal tentativo di ricondurre la realtà all’interno di una dimensione privata e personale ed egualmente perdenti di fronte agli scarti della vita.
Tematiche con un peso specifico non indifferente soprattutto se le si vuole convogliare all’interno di un film che si mantiene in equilibrio tra il realismo dell’assunto (nella parte degli impiegati licenziati Reitman fa recitare non attori a cui il destino ha riservato lo stesso destino) e la costruzione di un personaggio che non riesce mai a far dimenticare il fascino del suo interprete.
E così, inconsapevolemente stregato dal magnetismo della star, o più probabilmente perché i cromosomi del suo cinema appartengono al cinema più leggero,Reitman sposta progressivamente la vicenda sul fronte privato, preferendo soffermarsi sui dolori borghesi dell’azzimato Werther piuttosto che sulle problematiche sociali della moltitudine silenziosa: tra sguardi malandrini e camicie inamidate, serate al chiaro di luna e notti galeotte "Up in the air" si scioglie come neve al sole, concedendo molto al pubblico femminile sia in termini di divismo (Clooney sembra quello della pubblicità del caffè) che di emotività.
Il richiamo al cinema degli anni 70, vagheggiato nella centralità di un indagine psicologica che non perde mai di vista i tempi dello spettacolo, così come nella scelta di brani proveniente da quel periodo (Crosby, Still e Nash) non diventa mai sostanza ma semplice rimpianto di un epoca che non esiste più.
E come spesso accade al cinema di Jason Reitman, la voglia di piacere a tutti i costi (ci riuscì persino con lo sgradevole protagonista di "Thank you for Smoking") sommata alle necessità di un genere a cui il pubblico delega la funzione di sublimare la realtà, diventano l’antidoto contro qualsiasi tentativo di andare oltre il semplice intrattenimento.
Vittorie e sconfitte si equivalgono in un qualunquismo generale che nulla toglie alla riuscita del prodotto (il pubblico ripaga questa politica decretando il successo del regista) ma lascia l’amaro in bocca per le promesse non mantenute.

giovedì, gennaio 21, 2010

UP

...SCOIATTOLO!!!

UP è il film ideale perché in un solo film c'è tutto quello che si può vedere al cinema ed ha il grande pregio di essere universalmente comprensibile.
Se Wall-E, l'ottimo pasticcino da gustarsi con il te, era l'eccellente commedia romantica, UP è la pagnotta appena sfornata e profumata da divorare in ogni momento della giornata, in cui commedia, sentimento, dramma, poesia, azione, fantascienza e avventura sono impastati in una commistione perfetta, leggera, nutriente ed altamente digeribile.
La sceneggiatura, i tempi, le battute, i personaggi, tutto è perfetto, ci si commuove, si ride di pancia, si ride di testa, si gode di uno stupendo panorama, ci si riconosce nelle dinamiche dei personaggi, nei sogni sacrificati alle incombenze quotidiane e si realizza quanto la vita sia purtroppo breve e quanto il nostro cuore sia il motore capace di renderla la più bella delle avventure.
Tra le tante cose geniali sono da citare la perfetta sintesi dell'esistenza e della vita di coppia nei primi minuti del film, i cani weirdo che racchiudono nella loro caricatura pregi e difetti della specie e l'esploratore-scienziato che per follia e bizzarria ricorda molto i personaggi un pò toccati interpretati da Vincent Price.

Voto 10


Film in sala dal 22 gennaio 2010

A Single Man
( A Single Man )
GENERE: Drammatico
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Tom Ford

Cuccioli e il Codice di Marco Polo
GENERE: Animazione
ANNO PROD: 2010
NAZIONALITÀ Italia
REGIA: Sergio Manfio, Francesco Manfio

Il quarto tipo
( The Fourth Kind )
GENERE: Fantascienza, Horror, Thriller, Mystery
ANNO PROD: 2009 DATA DI USCITA: 22/01/2010
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Olatunde Osunsanmi

L'uomo che verrà
GENERE: Drammatico, Storico
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ Italia
REGIA: Giorgio Diritti

Nine
( Nine )
GENERE: Drammatico, Musical, Sentimentale
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Rob Marshall

Tra le nuvole
( Up in the Air )
GENERE: Commedia, Drammatico
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Jason Reitman

mercoledì, gennaio 20, 2010

SHERLOCK HOLMES

Avendo a disposizione un pomeriggio troppo lungo e azzurro il film può essere godibile, adattissimo ad un pubblico junior e ai più pigri grazie alla (o a causa della) linearità della narrazione, delle ampie e dettagliate spiegazioni dei misteri fornite dallo stesso Holmes in flash back e per la logica elementare, didascalica e un pò naive che rimette in ordine tutto senza alcuna fatica da parte dello spettatore.
Si tratta di un Holmes modernissimo dal look very cool, dall'atteggiamento da action-man esperto in tecniche di combattimento e autodifesa, amante del Bello, intellettuale ma romantico e acutissimo segugio di segni e tracce ai limiti del credibile.
Ottimo Jude Law sotto tutti i punti di vista (assolutamente credibile e bello da vedere), bravo il fiume in piena-Robert Downing anche se sfocia però nella gigioneria, bella la fotografia e la Londra metropoli zozza e cosmopolita.

Più che il legame di natura professionale è originale e divertente la relazione umana tra Holmes e Watson che tra schermaglie amorose e cameratismo maschile si atteggiano come una coppia di adolescenti amanti gelosi e apprensivi.

Nonostante il genere non ci sono picchi di adrenalina, tutto è piuttosto controllato, purtroppo prevedibile e non c'è grande spazio per le emozioni o per la suspense - in effetti Guy Ritchie ha preferito a queste l'umorismo. Un'altra cosa che non mi è piaciuta è lo stile CSI - che io trovo estremamente noioso - con cui Holmes ricostruisce mentalmente crimini e scene del crimine.

Voto 6/7

giovedì, gennaio 14, 2010

Film in sala dal 15 gennaio 2010

Avatar
( Avatar )
GENERE: Azione, Fantascienza, Thriller, Avventura
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ USA
REGIA: James Cameron

La prima cosa bella
GENERE: Commedia
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ Italia
REGIA: Paolo Virzì

giovedì, gennaio 07, 2010

Classifica di gradimento dei FILM USCITI IN ITALIA NEL 2009

Consuntivi di fine d'anno che sono anche un auspicio per quelli che ci attendono nella prossima stagione: nella lista dei mie preferiti tante buone opere ed un vincitore assoluto: UN PROPHETE di J Audiard.

Quale è la Vostra personale classifica dei 10 migliori film del 2009?


UN PROPHETE di J Audiard.
Senza rinunciare alle regole del cinema di genere, Audiard realizza un microcosmo che riproduce su scala ridotta le problematiche di un paese alle prese con i fantasmi di un integrazione realizzata solo a parole e costretta a confrontarsi con la rabbia di chi viene emarginato.

VINCERE di Marco Bellocchio.
Bellocchio realizza un film che è figlio del suo tempo producendo un Kolossal che ha i costi di un film d’essai senza per questo venire meno alla meraviglia ed all’epicità del genere. Un gioiello che magari non aggiunge niente sul piano della conoscenza dei fatti storici ma li reinterpreta in maniera originale ed alla luce di una personalità che non scende a compromessi.

THE READER di S. Daldry.
The Reader e' un film girato in continuita' con le precedenti opere di un regista che ricerca la verita attraverso la caratterizzazione dei personaggi verso i quali fa convergere il resto della sua arte.
Kate Winslet, perfetta nel combinare le contraddizioni di una carnalita' angelica ed insieme infernale, e' efficace nell'evitare inopportune (per il tono dimesso del film) pericolose monopolizzazioni e rende credibile la mancanza di senso vissuta dal suo personaggio

PUBBLIC ENEMIES di M Mann
La vita del bandito più celebre d’America diventa il pretesto per la riscoperta di un pezzo di storia americana che Michael Mann ricostruisce sulla base di un resoconto che evita la leggenda e preferisce la realtà dei fatti. La vita pubblica di John Dillinger, passato alle cronache per l’abilità malavitosa dopo una giovinezza trascorsa in riformatorio, diventa l’epitaffio di un esistenza bruciata dalla voglia di vivere e dalla consapevolezza della caducità del tempo e delle cose

ADVENTURELAND di G Mottola
Mottola realizza un “amarcord” in cui le caratteristiche della commedia giovanilistica ed a tratti anche demenziale, soprattutto per quanto riguarda i personaggi di contorno (il nevrotico datore di lavoro o l’amico che si diverte a molestarlo) vengono stemperate dalla storicizzazione della vicenda, ambientata nel 1987, e dal realismo con cui il regista descrive le incomprensioni e l’incomunicabilità che da sempre contraddistinguono le esistenze sospese tra un presente insoddisfacente ed un futuro ancora da costruire.

AMORI ED ALTRI CRIMINI di S Arsenijevic
Un intreccio tipicamente noir che Stefan Arsenijevic traveste con i toni della commedia e del melo’ per rappresentare un mondo alle prese con i postumi della guerra e con una crisi economica che rischia di farlo scomparire.

IL MIO AMICO ERIC di Ken Loach
Il segno dei tempi pare aver condizionato anche Ken Loach se è vero che persino un regista come lui, abituato ad affondare le mani nei miasmi della vita ed allergico agli artifici hollywoodiani, questa volta si affida ad un personaggio di fantasia (nel senso che Eric Cantona è una proiezione del protagonista appassionato di calcio e fan del giocatore) per dare vita ad una storia che ripropone gli stilemi del suo cinema ma li arricchisce con un immaginazione ed una leggerezza sconosciuta

UOMINI CHE ODIANO LE DONNE di Niels Arden Oplev
'Uomini che odiano le donne' è un noir che porta di nuovo alla ribalta l’indagine investigativa, non più funzionale alla sovraesposizione del personaggio principale ma collegamento coerente di elementi apparentemente inconciliabili.

TENDERNESS di John Polson
La cognizione del dolore attraverso i gesti di una quotidianità, sofferta ma indispensabile a reiterare la sensazione di esistenza, altrimenti percepita come vuoto asettico ed impalpabile. Roger Polson dopo una manciata di esperienze dedicate al cinema di genere esordisce in quello d’autore con un opera che deve molto al cinema di Clint Eastwood.

KINATAY di Brillante Mendoza
Ispirato da un neorealismo che riesce a far dimenticare la povertà dei mezzi, "Kinatay" (carneficina), potrebbe essere il fratello meno noto ma non per questo meno efficace di altrettanti noir, con un surplus di verità che soltanto cinematografie distanti da quelle occidentali riescono ad avere. Mendoza usa la notte come le note di una partitura in nero, e attraverso giochi di luce riesce a rendere indimenticabile il volto del male senza spiegarlo ma limitandosi a mostrarlo per quello che è, con immagini che non forzano la realtà, ma allo stesso tempo capaci di diventare l’espressione di quello che non vediamo, dell’abisso che diventa azione concreta, capace di annichilire la materia.

Film in sala dal 8 gennaio

Il riccio
( L'Élégance du hérisson )
GENERE: Sentimentale
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ Francia
REGIA: Mona Achache

Io, loro e Lara
GENERE: Commedia
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ Italia
REGIA: Carlo Verdone

Rec 2
( [Rec] 2 )
GENERE: Horror
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ Spagna
REGIA: Jaume Balagueró, Paco Plaza

Hatchet
( Hatchet )
GENERE: Commedia, Horror
ANNO PROD: 2006
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Adam Green

Il mondo dei replicanti
( Surrogates )
GENERE: Fantascienza, Thriller
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ USA
REGIA: Jonathan Mostow

Soul Kitchen
( Soul Kitchen )
GENERE: Commedia
ANNO PROD: 2009
NAZIONALITÀ Germania
REGIA: Fatih Akin