Transformers 4
di Michael Bay
con Mark Wahlberg, Stanley Tucci. Li Bingbing
Usa, 2104
genere, fantascienza, azione, blockbuster
durata, 164'
Provare a sintetizzare con approfondita completezza le molte implicazioni legate ad un'uscita di "Transformers 4 - L'era dell'estinzione" non e' uno scherzo, perché ancora prima che un film il nuovo lavoro di Michael Bay e' più di altri è il risultato di un presupposto economico e commerciale, pensato e poi realizzato in termini di efficacia globale. Per capirlo basterebbe soffermarsi sui titoli di testa dove, a spiccare in termini d'importanza, non sono gli attori di turno - che in fondo hanno nel solo Mark Wahlberg un corpo che possa competere con la prestanza dei giganteschi mutaforma - ma piuttosto il marchio di una multinazionale del giocattolo come la Hasbro, già nel cinema con il dittico di G.I.Joe, e subito il nome di un produttore esecutivo come Steven Spielberg, colui che il cinema blockbuster l'ha addirittura inventato (Lo Squalo, 1975). Un matrimonio all'insegna del marketing e della fantasia che Michael Bay si impegna a tenere insieme con una serie d'effetti speciali che ad ogni uscita, e in attesa di nuovi spartiaque tecnologici, migliorano in termini di qualità e verosimiglianza.
In questa maniera si comprende l'apertura verso opportunità che spalancano nuove trasversalità, consentite dall'ingaggio di Li Bingbing, star del cinema cinese, e dalla delocalizzazione del paesaggio che, nelle battute finali, abbandona i confini nazionali e si espande nel lontano oriente, con la megalopoli honkonghese a far da palcoscenico per la resa dei conti tra buoni e cattivi. Così come la necessità, arrivati al quarto appuntamento, di rinnovare il brend, con una trama che sul piano concettuale azzera quello che avevamo visto nelle puntate precedenti. Accade infatti che, per un oscuro (quanto banale) motivo, i Transformers da salvatori della patria diventino una minaccia per la sicurezza nazionale e quindi oggetto di una messa al bando (l'estinzione) che coincide con la loro eliminazione. Ad aiutarli questa volta - ecco un altro cambiamento- non e' più lo spregiudicato teen ager interpretato da Shia Lebouf, ma piuttosto un inventore fallito, impersonato appunto da Wahlberg, padre single soffocato dai debiti e messo alle strette dalle richieste di indipendenza della figlia adolescente.
In questo modo pur mantenendo inalterata la continuità interna, "Trasformers 4" si presenta come una sorta di reboot che investe persino la componentistica dei robot, con il restyling della parte automobilistica degli alieni che li trasforma in veicoli scintillanti e colorati alla maniera di "Fast and Furious", serie peraltro citata nel corso della vicenda. Una svolta che trova riscontro anche nel sottotesto del film quando, mettendo al centro del film un personaggio come Cade Yeager si fanno largo in maniera manifesta i valori di un America conservatrice e patriottica, già presente in tutto il cinema di Bay, e qui rafforzata dalla scelta di affidare la rappresentatività della razza umana ad una tipologia di americano, Cade Yeager, assimilabile a quella del classico redneck - seppur illuminato - intriso fino al midollo dello slogan "Dio, patria e famiglia". E poi nei riferimenti a un certo cinema che, nei passaggi ambientati nella Monument Valley ( come aveva fatto in questa stagione un'altro film automobilistico, "Need for Speed") della coppia Ford/Wayne, così come nell'identificazione tra la nobiltà del passato con quella del vecchio cinema caduto in disuso, la dice lunga sugli orientamenti del messaggio offerto dal nuovo Transformer, che, è bene dirlo, compie appieno il suo dovere, calamitando l'attenzione su uno spettacolo che non fa sentire il peso del suo pur lungo minutaggio.
(pubblicata su dreamingcinema.it)
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