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lunedì, novembre 12, 2007
La giusta distanza
Tralasciando il significato del titolo, ormai noto a tutto il popolo cinefilo per lo spot ossessivo con cui ci hanno bombardato prima e durante l'uscita del film, dobbiamo dire con tutta onesta' che il film del regista veneto non si sottrae ai difetti del cinema italiano, per quella sua voglia di piacere a tutti costi, per il suo essere fino in fondo un film politicamente corretto, per l'incapacita' di rinunciare ad un buonismo che livella qualsiasi diversita' artistica. Certo nel film ci scappa il morto, e che morto, un pezzo da novanta, di quelli che possono segnare in maniera negativa le fortune commerciali di un film, ma d'altro canto che dire dell'attitudine gorettiana della protagonista, una ragazza (Valentina Lodovini) bella come il sole e buona come la fatina di Pinocchio, sempre disposta a perdonare e qualche volta anche ad andare oltre lo sperato? E come giustificare un paesino di figurine come quello qui descritto, con una serie di tipi che in fondo non fanno male a nessuno ed in certe zone risulterebbero pure simpatici (Battiston), perchè si son fatti da soli alla faccia della pigrizia meridionale? E poi scusate ma la provincia italiana è ormai un escamotage usato per dare una sensazione di inedito, di poco visto, a concetti ed idee ormai spompate. Per cui, quando alla fine dei giochi ti ritrovi anche con un indagine poliziesca che sta al film come i cavoli a merenda, inizi a pensare che per il cinema italiano e' veramente dura risollevarsi. Ci manca solo che la fotografia sia di Bigazzi e veramente l'omolagazione ha passato ogni limite.... Pssst! Hey scusa, ma la fotografia e' di Bigazzi?
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