Insurgent
di Robert Schwentke
Shailene Woodley, Theo James, Kate Winslet
Usa, 2015
genere, fantascienza
durata, 119'
Arrivata al secondo atto la saga dedicata ai "Divergenti" doveva
scegliere da che parte stare. Ci spieghiamo meglio non prima di aver
detto che il nuovo appuntamento delle avventure di Tris (Shailene Woodley) e Tobias ci
presenta nuovamente la sfida tra i giovanissimi "resistenti" e la
perfida Jeanine (Kate Winslet), intenzionata a eliminare coloro che potrebbe
smascherare la sua brama di potere.
Rispetto alla punta precedente "Insurgents" non ha bisogno di adoperarsi in molte spiegazioni avendo già rilevato molto molto della sua cosmogonia e soprattutto il funzionamento che regola il mondo distopico in cui è immaginata. Sarà per questo che il film, dopo un inizio di ampio respiro che ancora coinvolge i rappresentanti delle diverse fazioni di cui si compone quella società, si concentra sul lato più intimo dei due personaggi, esplorato relativamente al complicato rapporto con la figura materna, in entrambi i casi fonte di un dolore che produce tormento. Non mancano le scene di combattimento e i colpi di scena ma soprattutto, nella seconda parte, in film si costruisce una drammaturgia più umana e personale, legata appunto al tessuto emotivo dei due eroi. Ed è proprio questa caratteristica, volta a rafforzare le peculiarità iconografiche attraverso la riconoscibilità del bagaglio emozionale dei caratteri, a segnalare lo scarto con il modello di riferimento, quell' "Hunger Games", nei cui confronti il film di Schwebtke si mantiene in un precario equilibrio di rispetto e insieme di profanazione. Per in momento a vincere più dei significati profondi e' l'avventura e lo spettacolo. Dal punto di vista del botteghino la missione e' sicuramente compiuta.
Rispetto alla punta precedente "Insurgents" non ha bisogno di adoperarsi in molte spiegazioni avendo già rilevato molto molto della sua cosmogonia e soprattutto il funzionamento che regola il mondo distopico in cui è immaginata. Sarà per questo che il film, dopo un inizio di ampio respiro che ancora coinvolge i rappresentanti delle diverse fazioni di cui si compone quella società, si concentra sul lato più intimo dei due personaggi, esplorato relativamente al complicato rapporto con la figura materna, in entrambi i casi fonte di un dolore che produce tormento. Non mancano le scene di combattimento e i colpi di scena ma soprattutto, nella seconda parte, in film si costruisce una drammaturgia più umana e personale, legata appunto al tessuto emotivo dei due eroi. Ed è proprio questa caratteristica, volta a rafforzare le peculiarità iconografiche attraverso la riconoscibilità del bagaglio emozionale dei caratteri, a segnalare lo scarto con il modello di riferimento, quell' "Hunger Games", nei cui confronti il film di Schwebtke si mantiene in un precario equilibrio di rispetto e insieme di profanazione. Per in momento a vincere più dei significati profondi e' l'avventura e lo spettacolo. Dal punto di vista del botteghino la missione e' sicuramente compiuta.
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