San Andreas
di Brad Peyton
con The Rock, Carla Cugino, Alexandra Daddario
Usa, 2015
genere, catastrofico
durata, 104'
L’industria cinematografia americana, che ormai sforna
prodotti a mo’ di fabbrica di giocattoli, propone costantemente, fra le altre,
pellicole pensate esclusivamente ai fini dell’intrattenimento e della vendita.
A questa categoria appartiene sicuramente “San Andreas”, film che narra dei
terremoti provocati dal movimento delle placche riguardanti la delicata zona
geografica dov'è posizionata la California. La narrazione ruota attorno al
personaggio interpretato da Dwayne Johnson - qui in vesti quasi inedite -,
comandante dei vigili del fuoco di Los Angeles e pilota di elicotteri, che è
prossimo al divorzio con la moglie; i due, dopo l’inizio degli eventi sismici,
si troveranno nuovamente uniti per salvare la loro unica figlia.
Il film pone da subito come elemento centrale quello del
terrore ancestrale che è innescato da un evento imprevedibile ed
incontrollabile qual è il sisma, facendo della distruzione il tratto distintivo
dell’estetica filmica, impreziosita da effetti speciali che restituiscono
perfettamente l’entità della catastrofe.
A fondersi con questo elemento, però,
c’è una sceneggiatura lacunosa che, oltre ad essere eccessivamente semplificata
negli svolgimenti inter-familiari, inserisce continui salvataggi dell’ultimo secondo
che fanno perdere di valore la Vita e la Morte, quindi sminuiscono fino a
cancellare completamente l'elemento dell'angoscia provocata dalla devastazione,
lasciando che il fruitore resti attrattp esclusivamente dalla resa visiva.
L’aggiunta dell’elemento didascalico, inserito tramite l’immancabile esperto di
turno, è un difetto aggiunto alla già eccessiva sventatezza del film.
Nonostante la catastrofe naturale sia una della paure che
più esercita al contempo fascino e terrore nella psiche degli esseri umani,
“San Andreas” non sfrutta l’argomento a proprio favore.
Resta da segnalare - e ormai è quasi un’ovvietà - lo scarso
apporto spettacolare della visione in tre dimensioni.
Antonio Romagnoli
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