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lunedì, marzo 30, 2020

DISNEY PLUS: FLOAT


Float
di Bobby Rubio
USA, 2019
genere: animazione
durata: 7’

Uno dei poteri più belli del cinema è quello di trasformare qualsiasi cosa. Con le nuove tecnologie questo aspetto è presente in molte opere, ma uno dei generi che può vantare il più ampio uso di questo fattore è, oltre alla fantascienza, sicuramente il cinema di animazione. Con i personaggi animati lo spettatore si immerge letteralmente in un altro mondo, un mondo in grado di raccontare qualsiasi cosa nel modo più magico possibile. Se da una parte questo è l’aspetto positivo, il risvolto della medaglia è sicuramente il fatto che molti sono portati a pensare e considerare il cinema d’animazione come qualcosa di unicamente riservato ai più piccoli. Ed è il grande errore che molti stanno cercando di arginare realizzando prodotti sempre più “complessi” per i bambini.
Un esempio sono i cortometraggi Disney Pixar, da poco disponibili sulla piattaforma Disney Plus.
Passandoli in rassegna ci si accorgerà della profondità che raccontano attraverso piccoli gesti e pochi minuti.
“Float”, ad esempio, è la storia di un bambino diverso e che, a causa di questa sua diversità, non viene accettato né dalla società né tantomeno dal padre che cerca, in ogni modo possibile, di nasconderlo perché sa che potrebbe provocare delle reazioni negli altri che andrebbero a turbare il figlio. La diversità del piccolo è quella di riuscire a volare, a fluttuare nell’aria. Il padre, visivamente provato da questa situazione, cerca con tutti i mezzi a disposizione, di mascherare ciò, utilizzando dei sassi che mette nello zaino del piccolo e tenendolo il più possibile fermo ed ancorato a terra. Quando, però, il bambino esausto di tutto questo decide di liberarsi, il padre pronuncia l’unica frase di tutto il corto, sufficiente a spiegare a tante cose: “perché non puoi essere normale?”.
Accettare questa diversità significa immedesimarsi con il piccolo protagonista, mettersi nei suoi panni e provare le stesse cose.
La curiosità è che la pellicola è un adattamento della vera storia di Bobby Rubio, regista e autore della Pixar, che ha voluto rappresentare e mostrare ad un pubblico sempre più ampio, la storia della sua vita e della sua famiglia, avendo un figlio autistico. Il potere, infatti, al quale si alludeva inizialmente è proprio questo: descrivere attraverso la magia e la fantasia qualcosa di serio, importante, in modo da farlo arrivare a più orecchie e occhi possibili. In questo caso la sfida è doppia, ma riesce nell’intento di stringere il cuore del pubblico che non può che commuoversi di fronte ai comportamenti di un padre verso il proprio figlio.
A livello di animazione, seppur ormai quasi impeccabile, la mano Pixar è fin troppo evidente con personaggi fisicamente caratterizzati come quelli di altre storie, facilmente accomunabili. E se da una parte questo può aiutare a empatizzare con personaggi buoni, già visti, dei quali ci si fida a prescindere, dall’altra si rischia forse di mescolare le cose.
Ma in un cortometraggio del genere si può chiudere un occhio e concedere anche questo.

Veronica Ranocchi

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