The
Quarry
di
Scott Teems
con
Michael Shannon, Shea Whigham, Catalina Sandino Moreno
USA,
2020
genere:
thriller, drammatico
durata:
98’
Tratto
dal romanzo omonimo di Damon Galgut “The Quarry” di Scott Teems è il nuovo film
che vede protagonisti Michael Shannon e Shea Whigham.
Siamo
in Texas dove conosciamo il reverendo David Martin, in viaggio verso la chiesa
di Bevel per un nuovo incarico. Durante il tragitto incontra un uomo, quasi
privo di sensi che decide di aiutare e con il quale cerca di intrattenere un
dialogo. Questi, però, invece di confidarsi uccide il reverendo, nasconde il
corpo e decide di stabilirsi nella città di quest’ultimo prendendone
l’identità. Diventando, quindi, un finto predicatore comincia a fare sermoni
incentrati sul perdono che vengono apprezzati dagli abitanti del luogo, tranne
che dal capo della polizia locale che, invece, inizia ad insospettirsi.
Una
narrazione che fatica a decollare, soprattutto a causa di un’oppressione sia
spaziale che temporale. Non ci sono riferimenti particolari e precisi sulla
data, né tantomeno sullo spazio che appare, anzi, molto soffocante, sia per i
colori utilizzati sia per i movimenti molto limitati dei personaggi sia per i
luoghi molto circoscritti entro i quali si svolgono i fatti. E quest’assenza di
indicazioni contribuisce a creare un alone di mistero intorno a tutta la
storia. Allo stesso modo non vengono fornite informazioni nemmeno sul
protagonista, interpretato da Shea Whigham, recentemente osservato al cinema in
“Joker” che qui finalmente può vantare un ruolo primario. Non sappiamo niente
di lui perché è intorno a questa maschera che lui si crea che ruota il perno
della vicenda. Ma non ci dobbiamo limitare al personaggio, al mistero e ai
segreti che lui si porta dietro. Bisogna guardare oltre e considerarlo come una
chiave di lettura. Dovrebbe incarnare il perdono, la consapevolezza di un
errore e la successiva redenzione. In realtà, però, ciò che trapela è la
convinzione che non ci sarà mai una seconda possibilità, cosa che si deduce
anche dalle continue visioni del protagonista.
La
progressione finale che porta ad una sorta di risoluzione è forse un po’ troppo
veloce e non permette di comprendere completamente le decisioni che hanno
spinto il personaggio a compiere determinate scelte.
Affidare
il tutto in maniera equa sia al protagonista che al capo della polizia,
interpretato da Michael Shannon, il Walt di “Cena con delitto – Knives out”,
sarebbe forse stata la scelta più opportuna, invece che limitare il tutto alle
visioni del finto predicatore, ai continui ralenti e agli sguardi in macchina
del vero reverendo che, però, così facendo, sembra indirizzarsi direttamente al pubblico e suggerirgli cosa fare, come agire e come comportarsi.
Peccato perché l'idea di fondo, già vista in diversi altri contesti, dal cinema alla letteratura, poteva essere sicuramente sviluppata in maniera diversa.
Veronica Ranocchi
nice
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