Io sono Mateusz
di Maciej Pieprzyca
con Dawid Ogrodnik
Polonia, 2013
genere, drammatico
durata, 112
Cinema e disabilità fisica costituiscono da sempre un binomio vincente. Prova ne sia il responso dell’ultima edizione degli Oscar in cui sia Eddy Redmaine che Julian Moore sono stati premiati – ultimi di una lunga tradizione- per ruoli cheriguardavano persone colpite da grave e invalidante malattia. In questa sede non è il caso di ricordare quanto conti, in questo tipo di affermazione, la retorica dei sentimenti e la dolorosa empatia che si sprigiona dalle visioni di simili calvari. Esistono però delle eccezioni, come ad esempio quella che riguardò Daniel Day Lewis e il personaggio da lui incarnato ne “Il mio piede sinistro”, anche lui insignito della famosa statuetta ma nonostante tutto, privo dei consueti ricatti psicologici.
“Io sono Tadeusz” di Maciej Pieprzyca, pur lontano da certe asprezze che caratterizzavano il film di Jim Sheridan si piazza a metà del guado. Anche in questo caso si parla di un persona realmente esistita e come nei film appena citati la patologia sofferta da Mateusz e di quelle che non lascia scampo, trattandosi di una forma di che inibisce la maggior parte delle funzioni motorie e linguistiche di chi ne è colpito.
Il dramma in questo caso deriva dal fatto che mentre il resto del mondo lo crede incapace di intendere e di volere, il nostro ha un cervello che funziona meglio degli altri. Anzi, il film si potrebbe anche leggere come una favola sul senso della normalità che il film capovolge nella misura in cui i comportamenti e il pensiero di Mateusz si dimostrano sempre più saggi e opportuni di quelli delle cosiddette persone “sane” che attraversano la sua vita. Non mancano come al solito momenti di grande coinvolgimento e anche qualche eccesso di glucosio, con sofferti primi piani protagonista e piani sequenza che ne illustrano con dovizia di particolari gli impedimenti fisici. Ma il tutto è quasi sempre stemperato da un epica del quotidiano che trasforma l’esistenza di Mateusz in un’avventura complicata ma insieme ironica e magnifica. Non privo di una messinscena che riesce a nascondere un assoluto controllo della macchina da presa, disposta a tagliare gli altri personaggi pur di privilegiare il punto di vista del personaggio principale “Io sono Mateusz” conferma il buon momento del cinema polacco che dopo “Ida” ci consegna un altro film da non perdere, segnando una prova d’attore, quella di Dawid Ogrodnik, davvero memorabile.
di Maciej Pieprzyca
con Dawid Ogrodnik
Polonia, 2013
genere, drammatico
durata, 112
Cinema e disabilità fisica costituiscono da sempre un binomio vincente. Prova ne sia il responso dell’ultima edizione degli Oscar in cui sia Eddy Redmaine che Julian Moore sono stati premiati – ultimi di una lunga tradizione- per ruoli cheriguardavano persone colpite da grave e invalidante malattia. In questa sede non è il caso di ricordare quanto conti, in questo tipo di affermazione, la retorica dei sentimenti e la dolorosa empatia che si sprigiona dalle visioni di simili calvari. Esistono però delle eccezioni, come ad esempio quella che riguardò Daniel Day Lewis e il personaggio da lui incarnato ne “Il mio piede sinistro”, anche lui insignito della famosa statuetta ma nonostante tutto, privo dei consueti ricatti psicologici.
“Io sono Tadeusz” di Maciej Pieprzyca, pur lontano da certe asprezze che caratterizzavano il film di Jim Sheridan si piazza a metà del guado. Anche in questo caso si parla di un persona realmente esistita e come nei film appena citati la patologia sofferta da Mateusz e di quelle che non lascia scampo, trattandosi di una forma di che inibisce la maggior parte delle funzioni motorie e linguistiche di chi ne è colpito.
Il dramma in questo caso deriva dal fatto che mentre il resto del mondo lo crede incapace di intendere e di volere, il nostro ha un cervello che funziona meglio degli altri. Anzi, il film si potrebbe anche leggere come una favola sul senso della normalità che il film capovolge nella misura in cui i comportamenti e il pensiero di Mateusz si dimostrano sempre più saggi e opportuni di quelli delle cosiddette persone “sane” che attraversano la sua vita. Non mancano come al solito momenti di grande coinvolgimento e anche qualche eccesso di glucosio, con sofferti primi piani protagonista e piani sequenza che ne illustrano con dovizia di particolari gli impedimenti fisici. Ma il tutto è quasi sempre stemperato da un epica del quotidiano che trasforma l’esistenza di Mateusz in un’avventura complicata ma insieme ironica e magnifica. Non privo di una messinscena che riesce a nascondere un assoluto controllo della macchina da presa, disposta a tagliare gli altri personaggi pur di privilegiare il punto di vista del personaggio principale “Io sono Mateusz” conferma il buon momento del cinema polacco che dopo “Ida” ci consegna un altro film da non perdere, segnando una prova d’attore, quella di Dawid Ogrodnik, davvero memorabile.
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