Wind
di
Edwin Chang
USA,
2019
genere:
animazione
durata:
8’
Il
programma “SparkShorts” ideato dalla Pixar, che prevede la realizzazione di un
cortometraggio in un tempo preciso (6 mesi circa) e con un budget limitato,
include anche il cortometraggio “Wind”.
In
questo breve prodotto e attraverso la storia mostrata si nascondono tante
caratteristiche e tanti spunti universali che, ad una prima visione, forse non
si riescono interamente a cogliere.
“Wind”
è la storia di un ragazzino, accompagnato da un’energica nonna che, nonostante
l’età avanzata, è ancora in forza e cerca in tutti i modi di stare accanto al
nipote, aiutandolo e supportandolo in tutto.
I
due sono intrappolati all’interno di una caverna poco illuminata e tentano di
sopravvivere come possono. Ciò che fa sognare il giovane protagonista è il
vento che riesce a percepire costantemente e che gli apre l’immaginazione
facendolo sperare. Grazie alla presenza del vento e all’immaginazione che si fa
sempre più prepotente in lui, il ragazzino sogna di andarsene da quell’antro
buio e di volare verso un nuovo mondo, accompagnato dalla sua inseparabile
nonnina. Proprio per questo motivo sta costruendo una sorta di astronave,
stando attento a tuti i dettagli, in modo che possa volare lontano. Sfruttando il
suo amico vento, in primis, i due potrebbero volare con l’astronave e
andarsene, ma non tutto andrà come previsto.
Ma,
oltre alla semplice storia, c’è qualcosa di più che si nasconde tra le righe
della narrazione e che viene spiegato dall’autore del corto, Edwin Chang. La
presenza della nonna all’interno della storia è un riferimento e un omaggio
alla sua vera nonna, una madre rimasta sola dopo la guerra di Corea e che si
prese cura del suo unico figlio, il padre di Edwin. Così come la vera nonna
dell’autore ha fatto di tutto per aiutare il figlio a crescere, per
permettergli un ottimo futuro e questi si è recato in America per migliorare il
proprio livello di istruzione lasciando sola la madre, allo stesso modo la
nonna del protagonista decide di fare il meglio per il nipote sacrificando
tutto il resto per la felicità di quest’ultimo.
Sono,
insomma tante le chiavi di lettura che si possono attribuire a questo
cortometraggio che, in pochi minuti, riesce a racchiudere tante verità e tante
storie. In pochi piccoli gesti si nasconde tantissimo. Se da una parte si può
considerare questo brevissimo viaggio come una sorta di fuga in generale
dall’oppressione, dalla malinconia e dalla tristezza, dall’altra si può
paragonare anche ad un viaggio di migrazione verso una sorta di terra promessa.
La luce che si vede in fondo alla buia caverna è la speranza che, nascosta nel
profondo del protagonista, diventa la guida che lo porta a realizzare tutto
quello che può portarlo alla vera felicità.
Inoltre,
come viene spiegato dall’autore, dietro i tanti piccoli gesti di cui il corto è
pieno si celano tante piccole perle fornite da tutti coloro che hanno
collaborato alla realizzazione del cortometraggio che hanno voluto dare il
proprio contributo per raccontare quella che, alla fine, è una storia
universale di amore, speranza, voglia di vivere.
Un
finale che lascia l’amaro in bocca, ma commuove anche al punto giusto, nel
quale, senza bisogno di ulteriori spiegazioni, si racchiude l’essenza sia del
corto che della vita in generale.
Veronica Ranocchi
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