Hollywood
di
Ryan Murphy e Ian Brennan
con
David Corenswet, Darren Criss, Laura Harrier
USA,
2020
genere:
drammatico, storico
episodi:
1-7
durata:
40-50’
Ryan
Murphy, il cui nome è ormai associato prevalentemente al mondo delle serie televisive,
torna a far parlare di sé con un nuovo prodotto, disponibile su Netflix: la
mini serie “Hollywood”.
Dopo
grandi successi come “Glee”, “American Horror Story” e il più recente, e ancora
in corso, “The Politician”, Murphy ha deciso di creare un nuovo prodotto
concentrandosi sul mondo del cinema, riuscendo a mescolare realtà e finzione,
al punto tale da essere, in qualche modo, “costretto” a riscrivere la storia.
Quello
che viene mostrato nella mini serie, composta da soli 7 episodi, è la Hollywood
degli anni ’50 vista attraverso gli occhi di persone che lottano e combattono
quotidianamente per riuscire ad entrare in questo mondo, essendo disposti a
tutto. Murphy, infatti, si concentra sul cosiddetto “dietro le quinte” e su
tutto quello che di corrotto, marcio e negativo può celarsi nella più grande
industria cinematografica. Il pubblico viene, quindi, a contatto con una realtà
diversa da quella che ha sempre immaginato e lo fa attraverso i vari personaggi
che ci vengono mostrati perché, così come anche nelle altre serie dello stesso
regista, non c’è un vero e proprio protagonista, ma un cast corale.
In
“Hollywood” conosciamo, quindi, l’aspirante attore Jack Castello, fresco di
sposalizio con la giovane Henrietta, in dolce attesa, disposto a tutto pur di
sfondare nel cinema, riuscendo così a mantenere la propria famiglia;
l’aspirante sceneggiatore Archie Coleman, che sia per il colore della sua pelle
che per la sua sessualità, dovrà superare diversi ostacoli; il regista Raymond
Ainsley che cercherà di aiutare i più deboli e gli emarginati; l’aspirante
attrice e compagna di Ainsley, Camille Washington, che dovrà mostrare i denti
per non essere relegata in eterna a ruoli minori di domestica a causa del
colore della sua pelle. Ma ancora l’aspirante attore Rock Hudson, pseudonimo di
Roy Fitzgerald, e l’aspirante attrice e figlia del noto produttore della Ace
Pictures, Claire Wood; il malvagio Henry Willson e i produttori Richard “Dick”
Samuels, Ellen Kincaid e Avis Amberg.
Insomma
i personaggi non mancano, così come le situazioni che si vengono a sviluppare,
nel corso delle puntate, e che mettono a dura prova mondi quasi opposti tra
loro.
Una
serie che funziona, che incolla lo spettatore allo schermo, sempre più curioso
di sapere come si svilupperà la storia e cosa saranno disposti, ogni volta, a
fare i personaggi per “sopravvivere”. Ma anche una serie che, seppur con alcuni
errori e mancanze, celebra quello che è un grandissimo motore: il cinema. E lo
fa in primis avvalendosi di un cast di tutto rispetto, con attori e attrici
degni del loro ruolo e mai fuori posto, che si fanno amare e odiare alla
perfezione. Se da una parte il pubblico non può non provare empatia per i
giovani protagonisti che cercano di fare di tutto per affermarsi, anche venire
disprezzati o costretti a compiere azioni che non avrebbero neanche
lontanamente immaginato, dall’altra non può fare a meno di odiare altri
personaggi per i loro modi rudi, violenti e contro ogni morale, come nel caso
di Henry Willson, interpretato da un eccellente Jim Parsons, che riesce, senza
problemi, a staccarsi dal ruolo, completamente opposto a questo, che lo ha reso
celebre. Allo stesso modo, però, si viene a creare una particolare empatia
anche e soprattutto con i personaggi più adulti che dovrebbero, in parte,
essere di contorno al resto della vicenda, ma che, alla fine dei conti, rubano
prepotentemente la scena agli altri.
Oltre
al cast anche la scenografia sembra riuscire nel proprio intento, cercando di
ricreare, per quanto possibile, quell’atmosfera tipica di una Hollywood passata
e lo fa ogni volta che ce n’è bisogno, inserendola anche all’interno della
sceneggiatura proposta nella serie stessa.
Nonostante
alcune mancanze, più o meno gravi, la “Hollywood” di Murphy vuole concentrarsi
sui deboli, sugli emarginati, sugli oppressi e su tutte le minoranze che non
hanno avuto e non hanno il giusto riconoscimento e il giusto spazio. Per
questo, ogni episodio tenta di incentrarsi su una problematica ben precisa che,
poi, va, inevitabilmente, a scontrarsi con altre. Razzismo, omosessualità,
emarginazione sono solo alcuni dei grandi temi che la mini serie mette in
evidenza e sui quali vuole che lo spettatore rifletta per dare la possibilità a
tutti di rialzarsi ed usarli come un punto di forza.
Un
prodotto, quindi, destinato a farsi amare, che tenta di riscrivere la storia,
mettendosi dalla parte delle minoranze e degli oppressi che forse, con il
giusto impegno e coraggio, possono avere la loro rivincita. Quella proposta da
Ryan Murphy è una realtà alternativa che prende spunto da vicende reali e le
inserisce con alcuni riferimenti (forse non tutti all’altezza), ricordando a
chi sta guardando che ciò che viene messo in scena è frutto del duro lavoro di
una macchina fantastica che, nel corso degli anni, ha saputo scrivere e
riscrivere la storia, ma che ha affascinato e continua ad affascinare ancora
oggi: il cinema.
Veronica Ranocchi
Bellissimo Hollywood, l'ho visto in streaming su cinestreaming.uno, veramente un gran bel film con una trama che ti fa riflettere.
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