The Fall Guy
di David Leitch
con Ryan Gosling, Emily
Blunt, Aaron Taylor-Johnson
USA, 2024
genere: azione,
drammatico, commedia, thriller
durata: 126’
Un’ode al mestiere,
sempre in ombra, degli stunt man. Come un regalo e una celebrazione per un
lavoro che, pur rimanendo nascosto, è essenziale e fondamentale per la buona
riuscita del prodotto finale. Quello che il regista (e non a caso ex stunt
man), David Leitch racconta in “The Fall Guy” è proprio questo: la potenza e
l’importanza, spesso dimenticata o, peggio ancora, data per scontata dal
sistema. Quello stesso sistema più volte criticato nel corso della narrazione,
con ammonimenti e richiami a mancati riconoscimenti a figure che, invece, si
equivalgono a quelle che tutti vedono sullo schermo. Sulla scia del
successo di “Bullet Train”, Leitch (ri)mette in scena un mistero da risolvere
attraverso un personaggio che, solo all’apparenza, è goffo e “intruso”.
Ryan Gosling è Colt
Seavers, stuntman hollywoodiano e controfigura della star Tom Ryder (Aaron
Taylor-Johnson). In seguito a un grave incidente sul set (del quale lo stesso
Colt si incolpa), lo stuntman abbandona il suo mestiere, la sua carriera e la
sua fidanzata Jody Moreno, operatrice della macchina da presa interpretata da
Emily Blunt. 18 mesi dopo, però, si trova “costretto” a tornare, cercando di
riprendersi il lavoro e fidanzata, tenendosi stretto una vita messa
costantemente in pericolo da una serie di situazioni.
Nato come adattamento
cinematografico della serie televisiva “Professione pericolo”, “The Fall Guy”,
così come il suo protagonista, casca sempre in piedi. Muovendosi tra il film d’azione
e la screwball comedy, il film di Leitch tocca le giuste corde dello spettatore,
talvolta giocandoci e prendendolo (e prendendosi) in giro quando necessario.
Le numerose citazioni
delle quali il film è impregnato dall’inizio alla fine contribuiscono a
renderlo non soltanto un film d’azione con adrenalina e tensione come unici
elementi ai quali appoggiarsi, ma lo fanno virare, almeno in determinati
frangenti, verso quel cinema più autoriale non per forza impegnato. E così il
mettere alla prova lo stesso Colt con le numerose citazioni che vanno da “Rocky”
a “Fast and Furious” è in realtà un modo per giocare con lo spettatore che
spazia tra i tanti titoli (quasi tutti “vincolati”, non a caso, alla figura
dello stuntman). Lo stesso Tom Ryder è un chiaro riferimento al quasi omonimo
videogioco Tomb Raider, che ha come elemento centrale continua avventura e
adrenalina.
Ma alle citazioni, più o
meno evidenti, si sommano anche scelte registiche e stilistiche degne di nota,
scelte che non fanno di “The Fall Guy” il film impegnato e impegnativo dei
grandi autori, ma indubbiamente lo rendono appetibile per i gusti e gli
standard del pubblico.
Sfruttando la “faida Barbenheimer”
Leitch sceglie come volti protagonisti del suo film Gosling e Blunt, entrambi
personaggi chiave rispettivamente di “Barbie” e “Oppenheimer” e li mette
insieme fin dall’inizio, giocando su questa chimica che si crea anche sul set “fasullo”.
Sfruttando la loro notorietà e il loro apprezzamento con il pubblico utilizza
la loro immagine a 360°, anche per inserire cinema nel cinema: dal lungo piano
sequenza che inquadra e circoscrive Jody nel momento in cui viene presentata
come regista in modo da farci comprendere che tutto ruota e ruoterà intorno a
lei perché è lei che ha le redini del gioco, alla scansione del volto di Colt
necessario per creare una “sostituzione”, tra CGI, deepfake e altre innovazioni
tecnologiche.
Il cinema si fa strumento
per raccontare il cinema stesso e tutto ciò che si nasconde dietro quella
macchina da presa che mostra al pubblico solo il prodotto finale. Dalle
citazioni alle nuove tecnologie, passando per le proiezioni (che spesso si
sovrappongono ai personaggi stessi come a ricordare che si tratta di finzione)
e anche per le discussioni sulle tecniche da utilizzare.
Quel che è certo è che “The
Fall Guy” riesce a centrare in pieno il suo obiettivo: essere un titolo
esplosivo! Tra colpi di scena sul set, tensione continua e sane risate c’è
anche il tempo di disperarsi insieme a Colt ascoltando Taylor Swift.
Veronica Ranocchi
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