Inter. Due stelle sul cuore
di
Carlo Sigon
Italia,
2024
genere:
documentario
durata:
90’
“Queste
stelle sono per voi” così finisce (e in qualche modo inizia) il documentario di
Carlo Sigon “Inter. Due stelle sul cuore” che celebra la vittoria dello
scudetto numero 20 e, quindi, della seconda stella della squadra nerazzurra.
Il
documentario, che ripercorre le tappe principali del raggiungimento della tanto
agognata seconda stella, intervalla le immagini delle partite che hanno
segnato, in qualche modo, uno spartiacque nel campionato 2023/2024 alle
dichiarazioni dei protagonisti e di tifosi d’eccezione. Partendo
dall’inizio del campionato il documentario di Carlo Sigon mostra, come in un
libro diviso in capitoli, le partite chiave, sia in casa che in trasferta, ma
soprattutto si sofferma sul forte e importante legame che si è creato tra i
giocatori e tra tutto lo staff che ha ruotato e che ruota ancora intorno
all’Inter.
Le
prime parole del documentario vengono affidate a Marcus Thuram, a Milano
dall’estate 2023, nonostante fosse stato adocchiato dalla squadra già l’anno
prima (ma che a causa di un infortunio al ginocchio ha dovuto ritardare il suo
arrivo). È lui a infondere la giusta dose di realismo e divertimento al
documentario. Tra una risata e l’altra racconta l’atmosfera che si respira in
casa Inter, di come è stato accolto con entusiasmo e di come si sia integrato
fin da subito, trovando una vera e propria famiglia. In parte ad aiutarlo è
stata la sua infanzia in Italia, per seguire il padre, anche se la capacità di
adattamento è forse qualcosa di innato che lo contraddistingue.
Ma
“Inter. Due stelle sul cuore” è molto altro. È un racconto preciso, seppur
“ridotto” a un minutaggio adeguato, che si sofferma sui momenti salienti in
quanto decisivi, soprattutto a livello emotivo. Sacrificando alcuni goal anche
importanti, il documentario predilige un’analisi della tattica intesa come
legame e affiatamento. Non è importante la partita (vinta o persa), è
importante come la si è vissuta. Ecco che diventa, quindi, fondamentale la
testimonianza di Nicolò Barella, reduce da un periodo tutt’altro che semplice
in famiglia (solo accennato), che parla dell’importanza e della vicinanza dei
compagni di squadra rivelatisi un vero e proprio sostegno e supporto.
L’andare
a sviscerare i sentimenti e le emozioni dei protagonisti di quella che è
(stata) una vittoria storica (aspetto che viene ripetuto più e più volte nel
film, in maniera naturale, senza deridere o calcare la mano, ma semplicemente
esponendolo come un dato di fatto) è ciò che contraddistingue il documentario
da un semplice susseguirsi di immagini e video riassuntivi dell’intero
campionato.
Anche
la scelta di far parlare tifosi d’eccezione risulta vincente perché mostra da
una parte umanità in coloro che sono “famosi” e un modo per sentirsi
rappresentati in coloro che invece sono persone comuni. Il tassista che si
ascolta le radiocronache durante gli spostamenti e i due cugini nati in
famiglie milaniste che grazie alla dedizione di un nonno diventano interisti
sono esempi lampanti di persone comuni che, in un modo o in un altro, si sono
avvicinati alla pazza realtà nerazzurra e l’hanno sposata. Così come ha fatto
anche qualcuno di meno “comune”, il regista Gabriele Salvatores che, da tifoso
del Napoli, spostandosi a Milano, ha deciso non soltanto di lanciarsi nel
cinema, ma anche, per il quieto vivere, di cambiare squadra (anche se la
squadra e la mamma non si cambiano…) e scegliere quella che nei colori aveva un
richiamo all’azzurro del Napoli. Ma sono tanti altri gli aneddoti nel
documentario e avrebbero potuto essere ancora di più. Perché se da una parte la
scelta di concentrarsi su poche figure, ma mirate, condensa il vero spirito
della pazza Inter, dall’altra può apparire come un modo per non rendere degna
giustizia a una tifoseria che, per festeggiare la seconda stella, ha
letteralmente invaso una città con sfilate infinite fino a notte.
Un
22 aprile 2024 che gli interisti (e non solo) non dimenticheranno mai con
quelle 22.43 impresse nella mente (e per molti sulla pelle, come “insegna”
Dimarco) che sanciscono la vittoria del 20esimo scudetto, l’ottenimento della
seconda stella, il tutto in una delle partite più sentite della storia: il
derby della Madonnina.
Da capitan Lautaro
all’idolo neroblu, nonché dj ufficiale Çalhanoğlu, passando per il determinato
Frattesi, il “Matthieu francese” Darmian, lo scacchista Mkhitaryan e tutti gli
altri giocatori, il documentario celebrativo riesce a dare il giusto spazio a
tutti i protagonisti, nella misura in cui ognuno di loro ha contribuito
all’ottenimento della seconda stella. Uno sguardo, ancora carico di adrenalina,
da parte di una tifoseria speciale, la più pazza che ci sia.
Veronica Ranocchi
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