Humandroid
di Neil Blomkamp
con Sharito Copley, Dev Patel, Hugh Jackman
Usa, 2015
genere, azione
durata, 120'
L’intelligenza artificiale e le sue conseguenze sono un mondo che il cinema di fantascienza continua a esplorare con interesse e grandi investimenti di denaro. A testimoniarlo è la prevalenza del tema, entrato nella storia del cinema con un affatto popolare (Frankestein) e in progetti costruiti per riscuotere un successo vasto e trasversale. Senza scomodare Stanley Kubrick e Steven Spielberg che all’argomento si appassionarono non poco (AI), dobbiamo dire che sulla carta l’idea di Neil Blomkamp di raccontare in chiave di attualità il rapporto tra lo scienziato e la sua creatura, sembrava più che altro il tentativo da parte del regista di rientrare in pista con un lavoro “sicuro”, capace di rimediare in termini d’incasso al flop commerciale di “Elysium”, produzione hollywoodiana che Blomkmamp si era guadagnato sul campo, grazie al successo di “District 9”. Di quel film “Humandroid” mantiene non solo la geografia sudafricana e metropolitana (il film è infatti ambientato a Johannesburg) ma soprattutto quel look ruvido e sporco da scenario apocalittico che è da sempre è un segno distintivo del nostro regista. Questa volta però, invece di puntare tutto sul realismo di scene filmate alla maniera di un reportage documentaristico, Blomkamp opta per uno stile classico, con la telecamera meno nervosa e più statica e una fotografia dominata dall’iperrealismo dei colori. Una scelta che potrebbe sorprendere, visti i precedenti del regista, se non fosse che “Humandroid” dietro le sua forma da action movie nasconde un’ingenuità e una purezza perfettamente attagliata alla personalità di Chappie, il robot dall’animo dolce e sensibile che si ritrova al centro della contesa tra lo scienziato che gli ha donato la coscienza e una banda di teppisti intenzionati a sfruttarne le doti in quella che dovrebbe essere la rapina del secolo.
Appurato che la trama, ricalcando il dissidio tra Scienza a Natura rappresentato dall'istinto di sopravvivenza di Chappie, che a un certo punto lo porta a sfuggire al controllo del suo creatore, con conseguenze drammatiche per chi ne farà le spese, "Humandroid" riesce a dare il meglio quando si tratta di enfatizzare gli aspetti favolistici del racconto. Chappie infatti, con il suo disperato bisogno d'affetto e i suoi atteggiamenti tragicomici, è il massimo che un regista possa chiedere in termini di empatia e coinvolgimento. Caratteristica che non sempre riesce a coinciliarsi con la richiesta di spettacolarità che dovrebbe generarsi dallo scontri tra buoni e cattivi; specialmente questi ultimi, capitanati dal villain di Hugh Jackman, messi in ombra dalla contaggiosa umanità del cibernetico eroe.
di Neil Blomkamp
con Sharito Copley, Dev Patel, Hugh Jackman
Usa, 2015
genere, azione
durata, 120'
L’intelligenza artificiale e le sue conseguenze sono un mondo che il cinema di fantascienza continua a esplorare con interesse e grandi investimenti di denaro. A testimoniarlo è la prevalenza del tema, entrato nella storia del cinema con un affatto popolare (Frankestein) e in progetti costruiti per riscuotere un successo vasto e trasversale. Senza scomodare Stanley Kubrick e Steven Spielberg che all’argomento si appassionarono non poco (AI), dobbiamo dire che sulla carta l’idea di Neil Blomkamp di raccontare in chiave di attualità il rapporto tra lo scienziato e la sua creatura, sembrava più che altro il tentativo da parte del regista di rientrare in pista con un lavoro “sicuro”, capace di rimediare in termini d’incasso al flop commerciale di “Elysium”, produzione hollywoodiana che Blomkmamp si era guadagnato sul campo, grazie al successo di “District 9”. Di quel film “Humandroid” mantiene non solo la geografia sudafricana e metropolitana (il film è infatti ambientato a Johannesburg) ma soprattutto quel look ruvido e sporco da scenario apocalittico che è da sempre è un segno distintivo del nostro regista. Questa volta però, invece di puntare tutto sul realismo di scene filmate alla maniera di un reportage documentaristico, Blomkamp opta per uno stile classico, con la telecamera meno nervosa e più statica e una fotografia dominata dall’iperrealismo dei colori. Una scelta che potrebbe sorprendere, visti i precedenti del regista, se non fosse che “Humandroid” dietro le sua forma da action movie nasconde un’ingenuità e una purezza perfettamente attagliata alla personalità di Chappie, il robot dall’animo dolce e sensibile che si ritrova al centro della contesa tra lo scienziato che gli ha donato la coscienza e una banda di teppisti intenzionati a sfruttarne le doti in quella che dovrebbe essere la rapina del secolo.
Appurato che la trama, ricalcando il dissidio tra Scienza a Natura rappresentato dall'istinto di sopravvivenza di Chappie, che a un certo punto lo porta a sfuggire al controllo del suo creatore, con conseguenze drammatiche per chi ne farà le spese, "Humandroid" riesce a dare il meglio quando si tratta di enfatizzare gli aspetti favolistici del racconto. Chappie infatti, con il suo disperato bisogno d'affetto e i suoi atteggiamenti tragicomici, è il massimo che un regista possa chiedere in termini di empatia e coinvolgimento. Caratteristica che non sempre riesce a coinciliarsi con la richiesta di spettacolarità che dovrebbe generarsi dallo scontri tra buoni e cattivi; specialmente questi ultimi, capitanati dal villain di Hugh Jackman, messi in ombra dalla contaggiosa umanità del cibernetico eroe.
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