Diva futura
di Giulia Louise
Steigerwalt
con Pietro Castellitto,
Barbara Ronchi, Denise Capezza
Italia, 2024
genere: drammatico,
commedia
durata: 128’
Impossibile che Giulia
Louise Steigerwalt non abbia pensato a "Boogie Nights" mentre cercava
di capire a come mettere in scena la vita di Riccardo Schicchi e della sua Diva
Futura, l’agenzia di casting capace di sottrarre il porno alle visione carbonare
per elevarlo a fenomeno di costume così popolare (la diffusione del termine
pornostar di cui Schicchi rivendica la creazione ne è una delle testimonianze)
da consentire a una delle sue attrici, Ilona Staller di essere addirittura
eletta in parlamento. Ma non solo, perchè, a colpi di nudo integrale e
accoppiamenti di ogni tipo e genere, Schicchi e le sue girls si guadagnarono
anche il ruolo di maître à penser, come successe a Moana Pozzi, invitata nei
salotti buoni e sdoganata anche nella televisione nazional-popolare per
discutere con filosofi, intellettuali e presentatori di massimo grido (famosa
quella con Pippo Baudo ripresa anche nel film).
Abituato a mandare avanti
le sue "regine", accontentandosi di svolgere il ruolo di deus
ex machina dietro le quinte, "Diva Futura" rende giustizia a
Schicchi togliendolo dalle retrovie per farne la ballerina di "prima
fila". In questa maniera il film svolge due funzioni in una: da una parte,
rimettendo in scena la storia già conosciuta che coincide con le imprese delle
famose pornostar, di cui gli appassionati conoscono più o meno tutto;
dall’altra, svelandoci la questione che risulta più interessante e su cui il
film si gioca le sue carte, ovvero di capire chi è stato veramente il tycoon di
Diva Futura capace di rivoluzionare l’immaginario del maschio italiano.
Interpretato dal sempre
più bravo Pietro Castellitto, oramai capace di destreggiarsi con massima
naturalezza nelle personalità più disparate e qui bravo a dare vita a una sorta
di Ed Wood nostrano, non tanto per le capacità imprenditoriali, che a un certo
punto ne fecero una specie di Re Mida, quanto per la purezza del sentimento con
cui guardava all’essenza del suo lavoro, tanto che Schicchi non ebbe bisogno
della rivoluzione prodotta dal #MeToo per rispettare e valorizzare le sue donne
al punto da fare di Diva Futura una sorta di famiglia allargata. In questo
senso, paragoni con il film di Paul Thomas Anderson appaiono leciti
se è vero che in qualche modo il feeling e la passione rivolti da Burt Reynolds
al suo entourage sembrano davvero vicini a quelli dell’omologo italiano,
soprattutto nella compresenza di una poetica del porno meno cinica e più
romantica rispetto alle successive evoluzioni.
Come "Boogie Nights" anche Diva Futura è un
film collettivo in cui ogni personaggio è presentato - con tanto di nome e
cognome riprodotto in didascalia all’inizio del segmento che lo introduce - e
sviluppato senza che venga perso mai di vista nel corso della narrazione. Un
andirivieni - temporale di eventi e di corpi (e proprio il caso di dirlo) che
la Steigerwalt porta avanti e poi riavvolge come si farebbe con una delle
cassette dei film di Diva Futura, destinate all’ossessivo back/forward da parte
dei focosi consumatori. Con la particolarità che volendo rispecchiare fino
in fondo la novità rappresentata da Diva Futura, ovvero lo sdoganamento del
porno e la popolarità a suo tempo riscossa da Schicchi e soci, appare azzeccato
la decisione di proporre gli interventi delle sue attrici, ma anche di lui
stesso nei vari programmi della Rai, procedendo alla stessa maniera di Woody
Allen in "Zelig", ovvero inserendo le facce degli uni e degli
altri all’interno dei filmati originali, oppure ricreandoli tali e quali,
facendoli però interpretare dalle attrici che impersonano le varie Ilona
Staller, Moana Pozzi ed Eva Henger, personaggio e persona attraverso la quale
"Diva Futura" entra all’interno del Riccardo Schicchi più
intimo, quello che cercò di conciliare la figura del bravo padre di
famiglia con la scaltrezza gestionale e lo spirito libertino che ne fece un
pioniere delle pratiche sessuali.
L’unico rischio dei biopic come "Diva Futura" è quello di costruire
un santino del protagonista e delle sue ragazze. La Steigerwalt ne stempera gli
eccessi costruendo un universo di facce e di caratteri che attraversa gioie e
disgrazie con una leggerezza e una bonomia che trasmette sempre la voglia di
non prendersi sul serio. Tratto dal libro di Debora Attanasio (interpretato
dalla sempre brava Barbara Ronchi) "Non dite alla mamma che faccio la
segretaria", "Diva Futura" è stato presentato nel concorso ufficiale
dell’81esima Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia.
Carlo Cerofolini
(recensione pubblicata su ondacinema.it)
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