CELLA 211
(Spa 2009)
Regia: Daniel Monzon
Il secondino Juan (A. Ammann) si reca nella prigione dove presterà servizio un giorno prima del previsto per conoscere i colleghi e prendere confidenza con l'ambiente.
Durante la visita alla prigione si ritrova svenuto nel bel mezzo di una rivolta di detenuti capeggiati dal temibile Malamadre (L. Tosar).
Nel tentativo di salvare la pelle si finge detenuto.
CELLA 211 parte da una buona idea, quella dell'infiltrato involontario, e continua indagando sul cambio di prospettiva del protagonista, da carceriere a carcerato.
La pellicola prosegue spedita, senza inciampi, nonostante Daniel Monzon metta troppa carne al fuoco: il ruolo della tv; la brutalità dei secondini, il micromondo della prigione, la prostituzione del governo pronto a vendere la pelle dei suoi servitori e comprare la collaborazione assassina di criminali senza scrupoli.
Mdp che insiste sul sangue e sulla carne, violenza esplicita, linguaggio volgare, azione e una spruzzata di melodramma, sono gli ingredienti che fanno di CELLA 211 un film 100% cinema di genere, che con il prison-movie in particolare, sta vivendo una nuova primavera.
domenica, maggio 30, 2010
CELLA 211
Post archiviato nelle categorie:
recensioni
giovedì, maggio 27, 2010
Roma a mano armata
Post archiviato nelle categorie:
Italia '70 - Il cinema a mano armata,
video
THE WOLFMAN
The WOLFMAN
Di Joe Johston
Le origini della paura ed un classico del cinema di genere sono una buona commistione per rispettare le aspettative di appassionati vecchi e nuovi.
La metamorfosi antropomorfiche e, più in generale, la visione del male come disvelamento di recessi ancestrali connaturati all'umana natura, sono da sempre il sostrato di qualunque esperienza connessa con il tentativo di spiegare il nichilismo della storia, e dei suoi protagonisti.
Domande insolute e spesso mistificate da una propaganda interessata al mantenimento di uno status quo ignorante e depressivo, riproposte in un contenitore volto ad allargare le file degli aficionados, adattando gli scenari della leggenda popolare con le relative variazioni cinematografiche (i proiettili d'argento e la maledizione trasmettibile con il morso), ed inserendo il tutto in una visuale giovanilistica fatta di sfondi sintetici ed immagini artificiali.
Il compromesso tra autorialità ed intrattenimento si traduce in un ibrido senza sostanza, con un attore abituato alla realtà e qui scaraventato in un mondo di superstizione e violenza spettacolarizzata; a fargli compagnia il prestigio di un collega ormai abituato ad annacquare la sua classe con lavori intestinali, buoni solo a perpetrare la fama di un disinteresse professionale ormai cronico, ed un attrice in cerca della propria identità. Il film appare così diviso dal tentativo di una qualche introspezione e da accenni alla tragedia Shakesperiana, con la componente edipica, sintetizzata nell'incontro scontro tra i due giganti, appesantiti da dialoghi scontati e dagli sguardi eternamente corrucciati dei personaggi, e nel contempo dalla voglia di tenere alto il ritmo di una vicenda altrimenti destinata a ben poche sorprese.
Indecisione visibile nel montaggio discontinuo della seconda parte, in cui il film sembra non riuscire ad andare avanti, quasi stesse decidendo il da farsi in corso d’opera, oppure nell'insistenza con cui il regista cerca di dare spessore alle sue illustrazioni con una serie di immagini sghembe ad enfatizzare il clima di isteria collettiva e nella ricerca di primi piani truculenti.
Con i fuochi da caccia alle streghe sempre accesi ed il paesaggio immerso in un buio che vorrebbe essere espressionista ed invece funziona solo come deterrente ad una forma cinematografica priva di profondità, The Wolfman soffre soprattutto della mancanza di empatia nei confronti del suo Villain, perché se è vero che la figura dell'uomo lupo è destinata alla sconfitta, sarebbe almeno auspicabile l'immedesimazione con lo sfortunato protagonista, un minimo di trasporto per le avversità di un destino che invece rimane sullo schermo, confinato in un immaginario che non si riesce a fare proprio.
Di Joe Johston
Le origini della paura ed un classico del cinema di genere sono una buona commistione per rispettare le aspettative di appassionati vecchi e nuovi.
La metamorfosi antropomorfiche e, più in generale, la visione del male come disvelamento di recessi ancestrali connaturati all'umana natura, sono da sempre il sostrato di qualunque esperienza connessa con il tentativo di spiegare il nichilismo della storia, e dei suoi protagonisti.
Domande insolute e spesso mistificate da una propaganda interessata al mantenimento di uno status quo ignorante e depressivo, riproposte in un contenitore volto ad allargare le file degli aficionados, adattando gli scenari della leggenda popolare con le relative variazioni cinematografiche (i proiettili d'argento e la maledizione trasmettibile con il morso), ed inserendo il tutto in una visuale giovanilistica fatta di sfondi sintetici ed immagini artificiali.
Il compromesso tra autorialità ed intrattenimento si traduce in un ibrido senza sostanza, con un attore abituato alla realtà e qui scaraventato in un mondo di superstizione e violenza spettacolarizzata; a fargli compagnia il prestigio di un collega ormai abituato ad annacquare la sua classe con lavori intestinali, buoni solo a perpetrare la fama di un disinteresse professionale ormai cronico, ed un attrice in cerca della propria identità. Il film appare così diviso dal tentativo di una qualche introspezione e da accenni alla tragedia Shakesperiana, con la componente edipica, sintetizzata nell'incontro scontro tra i due giganti, appesantiti da dialoghi scontati e dagli sguardi eternamente corrucciati dei personaggi, e nel contempo dalla voglia di tenere alto il ritmo di una vicenda altrimenti destinata a ben poche sorprese.
Indecisione visibile nel montaggio discontinuo della seconda parte, in cui il film sembra non riuscire ad andare avanti, quasi stesse decidendo il da farsi in corso d’opera, oppure nell'insistenza con cui il regista cerca di dare spessore alle sue illustrazioni con una serie di immagini sghembe ad enfatizzare il clima di isteria collettiva e nella ricerca di primi piani truculenti.
Con i fuochi da caccia alle streghe sempre accesi ed il paesaggio immerso in un buio che vorrebbe essere espressionista ed invece funziona solo come deterrente ad una forma cinematografica priva di profondità, The Wolfman soffre soprattutto della mancanza di empatia nei confronti del suo Villain, perché se è vero che la figura dell'uomo lupo è destinata alla sconfitta, sarebbe almeno auspicabile l'immedesimazione con lo sfortunato protagonista, un minimo di trasporto per le avversità di un destino che invece rimane sullo schermo, confinato in un immaginario che non si riesce a fare proprio.
Post archiviato nelle categorie:
recensioni
Film in sala dal 28 maggio
14 Km
(14 Kilòmetros)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: Spagna
REGIA: Gerardo Olivares
Humpday
(Humpday)
GENERE: Commedia
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Lynn Shelton
La papessa
(Pope Joan)
GENERE: Drammatico, Storico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Germania, Spagna, Gran Bretagna, Italia
REGIA: Sönke Wortmann
La regina dei castelli di carta
(Luftslottet som sprängdes)
GENERE: Poliziesco, Thriller
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Svezia
REGIA: Daniel Alfredson
Le quattro volte
GENERE: Documentario
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Svizzera, Germania, Italia
REGIA: Michelangelo Frammartino
Sex and the City 2
(Sex and the City 2)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Michael Patrick King
Sono viva
GENERE: Drammatico
ANNO: 2008
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Dino Gentili, Filippo Gentili
The Last Station
(The Last Station)
GENERE:
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Germania, Russia
REGIA: Michael Hoffman
The Road
(The Road)
GENERE: Drammatico, Fantascienza, Thriller
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: John Hillcoat
U2 3D
(U2 3D)
GENERE: Documentario, Musical
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Mark Pellington, Catherine Owens
Una canzone per te
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Herbert Simone Paragnani
(14 Kilòmetros)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: Spagna
REGIA: Gerardo Olivares
Humpday
(Humpday)
GENERE: Commedia
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Lynn Shelton
La papessa
(Pope Joan)
GENERE: Drammatico, Storico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Germania, Spagna, Gran Bretagna, Italia
REGIA: Sönke Wortmann
La regina dei castelli di carta
(Luftslottet som sprängdes)
GENERE: Poliziesco, Thriller
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Svezia
REGIA: Daniel Alfredson
Le quattro volte
GENERE: Documentario
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Svizzera, Germania, Italia
REGIA: Michelangelo Frammartino
Sex and the City 2
(Sex and the City 2)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Michael Patrick King
Sono viva
GENERE: Drammatico
ANNO: 2008
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Dino Gentili, Filippo Gentili
The Last Station
(The Last Station)
GENERE:
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Germania, Russia
REGIA: Michael Hoffman
The Road
(The Road)
GENERE: Drammatico, Fantascienza, Thriller
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: John Hillcoat
U2 3D
(U2 3D)
GENERE: Documentario, Musical
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Mark Pellington, Catherine Owens
Una canzone per te
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Herbert Simone Paragnani
Post archiviato nelle categorie:
film in uscita 2010
lunedì, maggio 24, 2010
GET LOW
GET LOW
regia di Aaron Schneider
Felix ha una colpa da espiare ed un passato da nascondere. Vive come un eremita in una casa che i bambini si divertono a violare come fosse la dimora di un fantasma. I cittadini del villaggio lo considerano una persona pericolosa e continuano ad evitarlo fino a quando, per un motivo che verra’ rivelato nel corso della storia decide, ancora in vita di celebrare il proprio funerale e, con un espediente irrinunciabile, di invitare tutti coloro che hanno qualcosa da raccontare su suo conto.
Ad organizzare l’evento un impresario funebre interessato ai soldi ed il suo assistente, un giovane idealista che diventa ben presto il confidente del misterioso protagonista.
Ispirato ad un fatto accaduto almeno in parte - il funerale anticipato ci fu ed ebbe una grande partecipazione - Get Low è la resa dei conti di un uomo costretto a venire a patti con la propria coscienza: carattere scontroso, di poche parole il personaggio interpretato da un grande Robert Duvall assomiglia nei modi e nello stile al mitico capitano Achab; anche lui ha una balena bianca da catturare, un ossessione che gli ha divorato la vita, ma a differenza della figura romanzesca, utilizza l’ultimo slancio per scrollarsi di dosso la scimmia nel tentativo di riconciliarsi con se stesso e con la donna che un tempo aveva amato e dalla quale si era prematuramente separato.
Girato in maniera classica da un regista che sembra un veterano ed invece è alla sua opera prima Get low riesce a mantenersi in equilibrio tra leggenda e romanzo, e con un recupero delle tradizioni (la colonna sonora è un connubio di benjio e mandolini) che si mantengono in continua sinergia con elementi universali come il senso della perdità, il desiderio di riparare agli errori commessi ma anche l’amore, l’amicizia, il perdono.
Insomma un film complesso che Schneider riesce a rendere fluido ed interessante trasformando la storia di Felix in una specie di noir, non solo per i motivi che muovono il protagonista, ma anche per alcune complicazioni legate alla montagna di soldi generati dall’evento.
I colpi di scena non mancano ed anche i momenti di ilarità, assicurati dall’incomparabile presenza di Bill Murray, becchino dal cuore d’oro, e come Felix alle prese con una perdita di cui non riesce a rassegnarsi, lungi dall’essere fuori posto, alleggeriscono uno spartito che altrimenti rimarrebbe soffocato dall’eccesso di carisma del suo protagonista.
In concorso al Torino film festival il film è stato premiato per la migliore interpretazione andata appunto a Bill Murray e Robert Duvall, incredibilmente ignorati dalle scelte dell’Academy Awards.
regia di Aaron Schneider
Felix ha una colpa da espiare ed un passato da nascondere. Vive come un eremita in una casa che i bambini si divertono a violare come fosse la dimora di un fantasma. I cittadini del villaggio lo considerano una persona pericolosa e continuano ad evitarlo fino a quando, per un motivo che verra’ rivelato nel corso della storia decide, ancora in vita di celebrare il proprio funerale e, con un espediente irrinunciabile, di invitare tutti coloro che hanno qualcosa da raccontare su suo conto.
Ad organizzare l’evento un impresario funebre interessato ai soldi ed il suo assistente, un giovane idealista che diventa ben presto il confidente del misterioso protagonista.
Ispirato ad un fatto accaduto almeno in parte - il funerale anticipato ci fu ed ebbe una grande partecipazione - Get Low è la resa dei conti di un uomo costretto a venire a patti con la propria coscienza: carattere scontroso, di poche parole il personaggio interpretato da un grande Robert Duvall assomiglia nei modi e nello stile al mitico capitano Achab; anche lui ha una balena bianca da catturare, un ossessione che gli ha divorato la vita, ma a differenza della figura romanzesca, utilizza l’ultimo slancio per scrollarsi di dosso la scimmia nel tentativo di riconciliarsi con se stesso e con la donna che un tempo aveva amato e dalla quale si era prematuramente separato.
Girato in maniera classica da un regista che sembra un veterano ed invece è alla sua opera prima Get low riesce a mantenersi in equilibrio tra leggenda e romanzo, e con un recupero delle tradizioni (la colonna sonora è un connubio di benjio e mandolini) che si mantengono in continua sinergia con elementi universali come il senso della perdità, il desiderio di riparare agli errori commessi ma anche l’amore, l’amicizia, il perdono.
Insomma un film complesso che Schneider riesce a rendere fluido ed interessante trasformando la storia di Felix in una specie di noir, non solo per i motivi che muovono il protagonista, ma anche per alcune complicazioni legate alla montagna di soldi generati dall’evento.
I colpi di scena non mancano ed anche i momenti di ilarità, assicurati dall’incomparabile presenza di Bill Murray, becchino dal cuore d’oro, e come Felix alle prese con una perdita di cui non riesce a rassegnarsi, lungi dall’essere fuori posto, alleggeriscono uno spartito che altrimenti rimarrebbe soffocato dall’eccesso di carisma del suo protagonista.
In concorso al Torino film festival il film è stato premiato per la migliore interpretazione andata appunto a Bill Murray e Robert Duvall, incredibilmente ignorati dalle scelte dell’Academy Awards.
Post archiviato nelle categorie:
anteprime,
recensioni
venerdì, maggio 21, 2010
Napoli violenta
Post archiviato nelle categorie:
Italia '70 - Il cinema a mano armata,
video
giovedì, maggio 20, 2010
Film in sala dal 21 maggio
Copia conforme
(Copie conforme)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Francia, Italia, Iran
REGIA: Abbas Kiarostami
Prince of Persia: Le sabbie del tempo
(Prince of Persia: The Sands of Time)
GENERE: Fantasy, Avventura
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Mike Newell
Caótica Ana
(Caótica Ana)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: Spagna
REGIA: Julio Medem
La bella società
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Gian Paolo Cugno
La nostra vita
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Daniele Luchetti
The Final Destination 3D
(The Final Destination 3D)
GENERE: Horror, Thriller
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: David R. Ellis
(Copie conforme)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Francia, Italia, Iran
REGIA: Abbas Kiarostami
Prince of Persia: Le sabbie del tempo
(Prince of Persia: The Sands of Time)
GENERE: Fantasy, Avventura
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Mike Newell
Caótica Ana
(Caótica Ana)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: Spagna
REGIA: Julio Medem
La bella società
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Gian Paolo Cugno
La nostra vita
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Daniele Luchetti
The Final Destination 3D
(The Final Destination 3D)
GENERE: Horror, Thriller
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: David R. Ellis
Post archiviato nelle categorie:
film in uscita 2010
martedì, maggio 18, 2010
Shadow
SHADOW
(Ita 2009)
Regia: Federico Zampaglione
David (J. Muxworthy), un ex soldato americano con la passione per la bicicletta, dopo aver combattuto in Iraq, si trasferisce in Europa per trascorrere un periodo di relax che lo aiuti a dimenticare gli orrori della guerra.
Una volta giunto a destinazione, in una zona di montagna, si scontra con due violenti cacciatori, Fred (O. Blitch - una delle voci di Virgin Radio) e Buck (C. Coppola).
Lo scontro verbale presto si trasforma in una vera e propria caccia all'uomo.
Sarà l'inizio dell'incubo.
Tanto di cappello a Federico Zampaglione che a tre anni di distanza dal suo buon esordio (Nero Bifamiliare) decide coraggiosamente di cimentarsi con il cinema di genere e sceglie una materia difficilissima: l'horror.
Materia difficilissima per due motivi: perché nel genere horror è stato praticamente detto tutto e perché quello italiano in particolare, vanta una tradizione di buon livello.
Il pericolo del "già visto", del non riuscire a mantenere la tensione, di precipitare nel ridicolo involontario, che in passato ha colpito qualche regista italiano era in agguato, ma il leader dei Tiromancino dimostra di saper maneggiare la materia e confeziona un buon film.
Con SHADOW il regista romano porta sullo schermo una storia non fine a se stessa, ma che ci sbatte in faccia l'orrore della guerra dalla prima all'ultima inquadratura.
Zampaglione si diverte ad associare Bush a Hitler e Stalin , ci mostra il sanguinario Mortis (N. Arquint) che nutre la sua follia con filmati di guerra e sostanze allucinogene naturali, come quella che il BUFO ALVARIUS secerne spontaneamente e chiude con un paio di azzeccati colpi di scena.
Atmosfere che ricordano vagamente l'horror gotico di Bava, i boschi e le case isolate di Fulci, ma anche Hopper e Carpenter.
Zampaglione assorbe la lezione dei maestri dell'horror ma non copia, non si dilunga, sfiora ma non si addentra nel torture-porn (Hostel) e porta nuova linfa alla gloriosa tradizione italiana del cinema di genere.
Film asciuttissimo, messa in scena che non sembra neanche quella di un prodotto italiano, location che potrebbe essere un non-luogo (in realtà è Tarvisio) e girato in inglese. SHADOW ha tutte le carte in regola per sbarcare sul mercato internazionale.
Sorpresa.
(Ita 2009)
Regia: Federico Zampaglione
David (J. Muxworthy), un ex soldato americano con la passione per la bicicletta, dopo aver combattuto in Iraq, si trasferisce in Europa per trascorrere un periodo di relax che lo aiuti a dimenticare gli orrori della guerra.
Una volta giunto a destinazione, in una zona di montagna, si scontra con due violenti cacciatori, Fred (O. Blitch - una delle voci di Virgin Radio) e Buck (C. Coppola).
Lo scontro verbale presto si trasforma in una vera e propria caccia all'uomo.
Sarà l'inizio dell'incubo.
Tanto di cappello a Federico Zampaglione che a tre anni di distanza dal suo buon esordio (Nero Bifamiliare) decide coraggiosamente di cimentarsi con il cinema di genere e sceglie una materia difficilissima: l'horror.
Materia difficilissima per due motivi: perché nel genere horror è stato praticamente detto tutto e perché quello italiano in particolare, vanta una tradizione di buon livello.
Il pericolo del "già visto", del non riuscire a mantenere la tensione, di precipitare nel ridicolo involontario, che in passato ha colpito qualche regista italiano era in agguato, ma il leader dei Tiromancino dimostra di saper maneggiare la materia e confeziona un buon film.
Con SHADOW il regista romano porta sullo schermo una storia non fine a se stessa, ma che ci sbatte in faccia l'orrore della guerra dalla prima all'ultima inquadratura.
Zampaglione si diverte ad associare Bush a Hitler e Stalin , ci mostra il sanguinario Mortis (N. Arquint) che nutre la sua follia con filmati di guerra e sostanze allucinogene naturali, come quella che il BUFO ALVARIUS secerne spontaneamente e chiude con un paio di azzeccati colpi di scena.
Atmosfere che ricordano vagamente l'horror gotico di Bava, i boschi e le case isolate di Fulci, ma anche Hopper e Carpenter.
Zampaglione assorbe la lezione dei maestri dell'horror ma non copia, non si dilunga, sfiora ma non si addentra nel torture-porn (Hostel) e porta nuova linfa alla gloriosa tradizione italiana del cinema di genere.
Film asciuttissimo, messa in scena che non sembra neanche quella di un prodotto italiano, location che potrebbe essere un non-luogo (in realtà è Tarvisio) e girato in inglese. SHADOW ha tutte le carte in regola per sbarcare sul mercato internazionale.
Sorpresa.
Post archiviato nelle categorie:
italia,
recensioni
giovedì, maggio 13, 2010
Film in sala dal 14 maggio 2010
Robin Hood
(Robin Hood)
GENERE: Azione, Drammatico, Storico, Avventura
ANNO: 2010 DATA: 12/05/2010
NAZIONALITÀ: Gran Bretagna, USA
REGIA: Ridley Scott
Adam
(Adam)
GENERE: Commedia, Drammatico, Sentimentale
ANNO: 2009 DATA: 14/05/2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Max Mayer
La strategia degli affetti
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Dodo Fiori
Manolete - Fra mito e passione
(Manolete)
GENERE: Drammatico, Romantico
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: Spagna, Gran Bretagna
REGIA: Menno Meyjes
Non è ancora domani (La Pivellina)
(La Pivellina)
GENERE: Drammatico
ANNO: DATA: 14/05/2010
NAZIONALITÀ: Australia, Italia
REGIA: Tizza Covi, Rainer Frimmel
Piacere, sono un po' incinta
(The Back-Up Plan)
GENERE: Commedia, Romantico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Alan Poul
Scontro di Civiltà per un Ascensore a Piazza Vittorio
GENERE: Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Isotta Toso
Shadow
GENERE: Horror, Thriller
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Federico Zampaglione
(Robin Hood)
GENERE: Azione, Drammatico, Storico, Avventura
ANNO: 2010 DATA: 12/05/2010
NAZIONALITÀ: Gran Bretagna, USA
REGIA: Ridley Scott
Adam
(Adam)
GENERE: Commedia, Drammatico, Sentimentale
ANNO: 2009 DATA: 14/05/2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Max Mayer
La strategia degli affetti
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Dodo Fiori
Manolete - Fra mito e passione
(Manolete)
GENERE: Drammatico, Romantico
ANNO: 2007
NAZIONALITÀ: Spagna, Gran Bretagna
REGIA: Menno Meyjes
Non è ancora domani (La Pivellina)
(La Pivellina)
GENERE: Drammatico
ANNO: DATA: 14/05/2010
NAZIONALITÀ: Australia, Italia
REGIA: Tizza Covi, Rainer Frimmel
Piacere, sono un po' incinta
(The Back-Up Plan)
GENERE: Commedia, Romantico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Alan Poul
Scontro di Civiltà per un Ascensore a Piazza Vittorio
GENERE: Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Isotta Toso
Shadow
GENERE: Horror, Thriller
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Federico Zampaglione
Post archiviato nelle categorie:
film in uscita 2010
mercoledì, maggio 12, 2010
IRON MAN 2
IRON MAN 2
Regia: Jon Favreau
Tony Stark/ Iron Man (R. Downey Jr.), dopo aver rivelato al mondo la sua vera identità, deve affrontare una grana giudiziaria promossa dal senatore Stern in combutta con il magnate dell'industria bellica Justin Hammer (S. Rockwell).
In sintesi, al supereroe viene chiesto di consegnare la sua armatura al governo degli Stati Uniti affinché possa utilizzarla per scopi collegati alla sicurezza nazionale.
In realtà dietro questa manovra c'è l'interesse di Hammer a copiare l'indistruttibile armatura di Iron man per riprodurla in migliaia di esemplari per poi venderla al Governo.
Inoltre, Tony Stark deve fare i conti con il cattivissimo fisico russo Ivan Danko (M. Rourke),figlio di un ex socio del padre di Stark, che cerca vendetta.
Non servono gli occhiali per il 3D ma ci vorrebbero dei tappi per le orecchie, visto l'enorme numero di botti che condiscono l'ennesimo carrozzone scintillante dedicato ai supereroi della Marvel. ,
Nonostante l'incessante bombardamento sonoro, il film risulta essere comunque soporifero e privo interesse.
Peccato, perché il materiale ci sarebbe: un supereroe aderente al sistema, che non condivide molte cose, ma che si guarda bene dall'uscirne fuori, non si trova tutti i giorni e quindi con un po' di buona volontà si poteva scrivere e girare qualcosa di più interessante.
A destare lo spettatore dalla catalessi sopraggiungono le ancheggianti Gyneth Paltrow, in tailleur d'ordinanza e Scarlett Johansson in tuta aderentissima che presumiamo abbia fatto mancare il fiato prima a lei e poi allo spettatore.
Non mancano errori di diversa natura: cambi di pettinatura improvvisi, unghie laccate che non lo sono poco dopo, posizioni del corpo completamente diverse nei campi/controcampi.
Dopo i titoli di coda, appendice del film che anticipa (almeno questa è la mia impressione) l'identità del supereroe protagonista del prossimo film fracassone dedicato ai personaggi Marvel.
Regia: Jon Favreau
Tony Stark/ Iron Man (R. Downey Jr.), dopo aver rivelato al mondo la sua vera identità, deve affrontare una grana giudiziaria promossa dal senatore Stern in combutta con il magnate dell'industria bellica Justin Hammer (S. Rockwell).
In sintesi, al supereroe viene chiesto di consegnare la sua armatura al governo degli Stati Uniti affinché possa utilizzarla per scopi collegati alla sicurezza nazionale.
In realtà dietro questa manovra c'è l'interesse di Hammer a copiare l'indistruttibile armatura di Iron man per riprodurla in migliaia di esemplari per poi venderla al Governo.
Inoltre, Tony Stark deve fare i conti con il cattivissimo fisico russo Ivan Danko (M. Rourke),figlio di un ex socio del padre di Stark, che cerca vendetta.
Non servono gli occhiali per il 3D ma ci vorrebbero dei tappi per le orecchie, visto l'enorme numero di botti che condiscono l'ennesimo carrozzone scintillante dedicato ai supereroi della Marvel. ,
Nonostante l'incessante bombardamento sonoro, il film risulta essere comunque soporifero e privo interesse.
Peccato, perché il materiale ci sarebbe: un supereroe aderente al sistema, che non condivide molte cose, ma che si guarda bene dall'uscirne fuori, non si trova tutti i giorni e quindi con un po' di buona volontà si poteva scrivere e girare qualcosa di più interessante.
A destare lo spettatore dalla catalessi sopraggiungono le ancheggianti Gyneth Paltrow, in tailleur d'ordinanza e Scarlett Johansson in tuta aderentissima che presumiamo abbia fatto mancare il fiato prima a lei e poi allo spettatore.
Non mancano errori di diversa natura: cambi di pettinatura improvvisi, unghie laccate che non lo sono poco dopo, posizioni del corpo completamente diverse nei campi/controcampi.
Dopo i titoli di coda, appendice del film che anticipa (almeno questa è la mia impressione) l'identità del supereroe protagonista del prossimo film fracassone dedicato ai personaggi Marvel.
Post archiviato nelle categorie:
recensioni
martedì, maggio 11, 2010
ADAM
ADAM
regia di Max Mayer
"Il libro per bambini che preferisco parla di un piccolo principe arrivato sulla terra da un asteroide molto lontano. Qui incontra un pilota il cui aereo è precipitato nel deserto. Il piccolo principe insegna al pilota molte cose, soprattutto sull'amore. Mio padre diceva sempre che io ero il piccolo principe ma... dopo aver conosciuto Adam, ho capito che sono sempre stata il pilota".
Schermo nero e voce off, è l'incipit che introduce questo film indipendente passato dalle parti di Sundance nel 2009.
Una bella ragazza di famiglia alto borghese si trasferisce a Manhattan nello stabile in cui abita Adam, un ragazzo educato e di bella presenza ma patologicamente ingenuo e goffo con il quale darà vita ad una storia già vista ma comunque piacevole da rivedere, delicata e semplice che ha a che fare con il coraggio, con l'incontro di mondi estranei e con i confini da oltrepassare per raggiungersi e conoscere se stessi e l'altro.
regia di Max Mayer
"Il libro per bambini che preferisco parla di un piccolo principe arrivato sulla terra da un asteroide molto lontano. Qui incontra un pilota il cui aereo è precipitato nel deserto. Il piccolo principe insegna al pilota molte cose, soprattutto sull'amore. Mio padre diceva sempre che io ero il piccolo principe ma... dopo aver conosciuto Adam, ho capito che sono sempre stata il pilota".
Schermo nero e voce off, è l'incipit che introduce questo film indipendente passato dalle parti di Sundance nel 2009.
Una bella ragazza di famiglia alto borghese si trasferisce a Manhattan nello stabile in cui abita Adam, un ragazzo educato e di bella presenza ma patologicamente ingenuo e goffo con il quale darà vita ad una storia già vista ma comunque piacevole da rivedere, delicata e semplice che ha a che fare con il coraggio, con l'incontro di mondi estranei e con i confini da oltrepassare per raggiungersi e conoscere se stessi e l'altro.
giovedì, maggio 06, 2010
VENDICAMI
VENDICAMI
Regia: Johnnie To
La francese Irene vive a Macao insieme al marito cinese e ai suoi due bambini.
In una giornata che sembra uguale alle altre, l'intera famiglia viene presa d'assalto da tre spietati killer.
La donna, rimasta miracolosamente in vita, riceve la visita del padre Costello (J. Hallyday) giunto appositamente dalla Francia, al quale chiede di vendicare la sua famiglia.
Costello ha però diverse difficoltà; si trova in un Paese a lui sconosciuto e sopratutto convive con seri problemi di memoria, dovuti ad un proiettile conficcato nella testa che non può essere estratto.
Per raggiungere il suo scopo chiede aiuto a tre killer del luogo capitanati da Kwai (A. Wong).
Johnnie To acclamato regista di Hong Kong arriva sugli schermi italiani godendo finalmente di una distribuzione decente (BREAKING NEWS, 2005, uscì in sala la seconda settimana di Agosto!).
Per questo western metropolitano tutto pioggia e neon, il regista asiatico, attinge al polar francese, riferimento obbligato per tutti i noir incentrati sulla figura solitaria del sicario.
VENDICAMI è un omaggio palese e incondizionato a FRANK COSTELLO - FACCIA D'ANGELO di Melville, datato 1967 e infatti il personaggio interpretato da Hallyday si chiama appunto Costello e indossa sempre un impermeabile come il Frank Costello interpretato da A. Delon nel capolavoro di Melville (quello di Hallyday è scuro, quello di Delon era chiaro), inoltre se teniamo presente che il titolo originale del polar transalpino era LE SAMURAI, non bisogna sforzarsi neanche tanto per capire dove Johnnie To vuole andare a parare.
VENDICAMI è il "solito" film di Johnnie To: dolore, rancore, fratellanza, mattanze, pistole e killer, il tutto "alleggerito" dalla spettacolarità e dalle coreografie che tanto piacciono a Q. Tarantino.
Script semplice e scontato, conflitti a fuoco che sembrano danze con gli spari a fare da sottofondo musicale; realismo sacrificato in favore della geometria visiva fatta di rimbalzi, proiettili e sangue.
Estetica ipnotica con corpi disperati che danzano sotto una pioggia di piombo.
Prendere o lasciare.
Regia: Johnnie To
La francese Irene vive a Macao insieme al marito cinese e ai suoi due bambini.
In una giornata che sembra uguale alle altre, l'intera famiglia viene presa d'assalto da tre spietati killer.
La donna, rimasta miracolosamente in vita, riceve la visita del padre Costello (J. Hallyday) giunto appositamente dalla Francia, al quale chiede di vendicare la sua famiglia.
Costello ha però diverse difficoltà; si trova in un Paese a lui sconosciuto e sopratutto convive con seri problemi di memoria, dovuti ad un proiettile conficcato nella testa che non può essere estratto.
Per raggiungere il suo scopo chiede aiuto a tre killer del luogo capitanati da Kwai (A. Wong).
Johnnie To acclamato regista di Hong Kong arriva sugli schermi italiani godendo finalmente di una distribuzione decente (BREAKING NEWS, 2005, uscì in sala la seconda settimana di Agosto!).
Per questo western metropolitano tutto pioggia e neon, il regista asiatico, attinge al polar francese, riferimento obbligato per tutti i noir incentrati sulla figura solitaria del sicario.
VENDICAMI è un omaggio palese e incondizionato a FRANK COSTELLO - FACCIA D'ANGELO di Melville, datato 1967 e infatti il personaggio interpretato da Hallyday si chiama appunto Costello e indossa sempre un impermeabile come il Frank Costello interpretato da A. Delon nel capolavoro di Melville (quello di Hallyday è scuro, quello di Delon era chiaro), inoltre se teniamo presente che il titolo originale del polar transalpino era LE SAMURAI, non bisogna sforzarsi neanche tanto per capire dove Johnnie To vuole andare a parare.
VENDICAMI è il "solito" film di Johnnie To: dolore, rancore, fratellanza, mattanze, pistole e killer, il tutto "alleggerito" dalla spettacolarità e dalle coreografie che tanto piacciono a Q. Tarantino.
Script semplice e scontato, conflitti a fuoco che sembrano danze con gli spari a fare da sottofondo musicale; realismo sacrificato in favore della geometria visiva fatta di rimbalzi, proiettili e sangue.
Estetica ipnotica con corpi disperati che danzano sotto una pioggia di piombo.
Prendere o lasciare.
Post archiviato nelle categorie:
recensioni
Film in sala dal 7 maggio 2010
Aiuto vampiro
(Cirque du Freak)
GENERE: Thriller, Fantasy, Avventura
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Paul Weitz
Christine Cristina
GENERE: Storico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Stefania Sandrelli
Dear John
(Dear John)
GENERE: Drammatico, Guerra, Sentimentale
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Lasse Hallström
Draquila - L'italia che trema
GENERE: Documentario
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Sabina Guzzanti
Due vite per caso
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Alessandro Aronadio
Fratelli d'Italia
GENERE: Documentario
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Claudio Giovannesi
Le ultime 56 ore
GENERE: Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Claudio Fragasso
Non è ancora domani (La Pivellina)
(La Pivellina)
GENERE: Drammatico
ANNO:
NAZIONALITÀ: Australia, Italia
REGIA: Tizza Covi, Rainer Frimmel
Notte folle a Manhattan
(Date Night)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Shawn Levy
Puzzole alla riscossa
(Furry Vengeance)
GENERE: Commedia, Family
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Roger Kumble
The Maid
(La nana)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009 DATA: 09/05/2010
NAZIONALITÀ: Messico, Cile
REGIA: Sebastián Silva
(Cirque du Freak)
GENERE: Thriller, Fantasy, Avventura
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Paul Weitz
Christine Cristina
GENERE: Storico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Stefania Sandrelli
Dear John
(Dear John)
GENERE: Drammatico, Guerra, Sentimentale
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Lasse Hallström
Draquila - L'italia che trema
GENERE: Documentario
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Sabina Guzzanti
Due vite per caso
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Alessandro Aronadio
Fratelli d'Italia
GENERE: Documentario
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Claudio Giovannesi
Le ultime 56 ore
GENERE: Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Claudio Fragasso
Non è ancora domani (La Pivellina)
(La Pivellina)
GENERE: Drammatico
ANNO:
NAZIONALITÀ: Australia, Italia
REGIA: Tizza Covi, Rainer Frimmel
Notte folle a Manhattan
(Date Night)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Shawn Levy
Puzzole alla riscossa
(Furry Vengeance)
GENERE: Commedia, Family
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Roger Kumble
The Maid
(La nana)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009 DATA: 09/05/2010
NAZIONALITÀ: Messico, Cile
REGIA: Sebastián Silva
Post archiviato nelle categorie:
film in uscita 2010
lunedì, maggio 03, 2010
THE GHOST WRITER
The Ghost Writer
regia di Roman Polanski
The Ghost Writer (titolo italiano "l'Uomo nell'ombra") ultimo lavoro di Roman Polanski, è tratto dall'omonimo romanzo dell'ex cronista politico Robert Harris, che ne ha curato anche la sceneggiatura.
La trama: Uno scrittore (Ewan McGregor) viene ingaggiatto per completare la stesura dell'autobiografia dell'ex premier britannico Adam Lang (Pierce Brosnan), dopo la morte in circostanze sospette del precedente ghost writer.
Lang si trova su un'isola statunitense (del Massachussets), insieme alla moglie, alla segretaria e alle guardie del corpo.
Quasi da subito lo scrittore si rende conto di essersi imbattuto in qualcosa di scottante e pericoloso, non solo sul piano letterario.
Fra l'altro, l'ex premier, proprio in quei giorni, viene accusato di crimini di guerra da un ex membro del suo stesso staff.
Ultimo film di Polanski, attualmente agli arresti domiciliari in Svizzera (pare abbia ultimato il montaggio attraverso il telefono di un carcere), affascinante noir, a mio parere, in cui la tensione permane alta per tutta la pellicola, grazie anche a continui cambi di traiettorie, a cose svelate e poi nascoste, come se i personaggi fossero dei burattini all'interno di un labirinto.
E il burattinaio è uno solo, ovvero la CIA, che muove i fili anche della politica britannica.
La politica è sì una costante del film, ma la sua presenza viene percepita, raramente mostrata apertamente.
Il film è denso, claustrofobico. Il clima piovoso e ventoso sia dell'isola, che della città, contribuisce ad accrescere la sensazione di grevità.
Pierce Borsnan, il "bello con l'espressione perenne da posa fotografica, regge molto bene la parte del politico in declino, invischiato in qualcosa di losco e più grande di lui.
McGregor, forse troppo dimesso, con la sua immagine "poco visibile" rende bene l'idea del Ghost Writer, letteralmente "lo scrittore fantasma".
Non mancano i momenti in cui si sorride.
Arrivati a questo punto, c'è da aggiungere un'ultima riflessione circa le analogie fra il regista e l'ex premier.
Entrambi lontani dal proprio paese per dei gravi reati; entrambi rischiano pene molto alte; entrambi si rifugiano in paesi dove non vi sia il periodo di essere estradati.
Alla fine nessuno dei due riuscirà nel suo intento.
Splendido cameo di Eli Wallach, il brutto de "Il buono, il brutto, il cattivo". Brevissima recitazione da gustare.
Film vivamente consigliato.
regia di Roman Polanski
The Ghost Writer (titolo italiano "l'Uomo nell'ombra") ultimo lavoro di Roman Polanski, è tratto dall'omonimo romanzo dell'ex cronista politico Robert Harris, che ne ha curato anche la sceneggiatura.
La trama: Uno scrittore (Ewan McGregor) viene ingaggiatto per completare la stesura dell'autobiografia dell'ex premier britannico Adam Lang (Pierce Brosnan), dopo la morte in circostanze sospette del precedente ghost writer.
Lang si trova su un'isola statunitense (del Massachussets), insieme alla moglie, alla segretaria e alle guardie del corpo.
Quasi da subito lo scrittore si rende conto di essersi imbattuto in qualcosa di scottante e pericoloso, non solo sul piano letterario.
Fra l'altro, l'ex premier, proprio in quei giorni, viene accusato di crimini di guerra da un ex membro del suo stesso staff.
Ultimo film di Polanski, attualmente agli arresti domiciliari in Svizzera (pare abbia ultimato il montaggio attraverso il telefono di un carcere), affascinante noir, a mio parere, in cui la tensione permane alta per tutta la pellicola, grazie anche a continui cambi di traiettorie, a cose svelate e poi nascoste, come se i personaggi fossero dei burattini all'interno di un labirinto.
E il burattinaio è uno solo, ovvero la CIA, che muove i fili anche della politica britannica.
La politica è sì una costante del film, ma la sua presenza viene percepita, raramente mostrata apertamente.
Il film è denso, claustrofobico. Il clima piovoso e ventoso sia dell'isola, che della città, contribuisce ad accrescere la sensazione di grevità.
Pierce Borsnan, il "bello con l'espressione perenne da posa fotografica, regge molto bene la parte del politico in declino, invischiato in qualcosa di losco e più grande di lui.
McGregor, forse troppo dimesso, con la sua immagine "poco visibile" rende bene l'idea del Ghost Writer, letteralmente "lo scrittore fantasma".
Non mancano i momenti in cui si sorride.
Arrivati a questo punto, c'è da aggiungere un'ultima riflessione circa le analogie fra il regista e l'ex premier.
Entrambi lontani dal proprio paese per dei gravi reati; entrambi rischiano pene molto alte; entrambi si rifugiano in paesi dove non vi sia il periodo di essere estradati.
Alla fine nessuno dei due riuscirà nel suo intento.
Splendido cameo di Eli Wallach, il brutto de "Il buono, il brutto, il cattivo". Brevissima recitazione da gustare.
Film vivamente consigliato.
Iscriviti a:
Post (Atom)