martedì, aprile 23, 2024

ZAMORA

Zamora

di Neri Marcorè

con Alberto Paradossi, Neri Marcorè, Marta Gastini

Italia, 2023

genere: commedia, sportivo

durata: 100’

Al suo debutto alla regia Neri Marcorè regala al pubblico una storia semplice, divertente, fresca e ben confezionata.

Usando il calcio come metafora, Marcorè ci catapulta negli anni ’60 in una piccola fabbrica di Vigevano nella quale lavora il contabile Walter Vismara. Nella sua routine niente sembra smuovere il trentenne protagonista, tranne la chiusura improvvisa della ditta. Questo fatto lo catapulta nella caotica Milano dove, tra lavoro, vita frenetica e amore dovrà ritagliarsi un angolo per quel “terribile” gioco del pallone. Il capo, tifoso di calcio, prevede che ogni settimana i dipendenti giocano una partita che vede schierati, su fronti opposti, scapoli e sposati. Walter Vismara, non conoscendo e non apprezzando il gioco del calcio, si candida come portiere, ma si trova presto costretto ad apprendere più del necessario per evitare prese in giro da parte dei colleghi.

In un’atmosfera che richiama gli anni ’60, grazie a un’incredibile dovizia di particolari, sia per quanto riguarda gli ambienti che gli abiti, “Zamora” si incastra alla perfezione nella realtà contemporanea, nella quale il calcio è ormai lo sport principale e uno degli argomenti alla base delle conversazioni, nonché addirittura tabù. Ad avvalorare questo concetto il fatto, per esempio, che il nuovo capo del protagonista, interpretato da un divertente (e divertito) Giovanni Storti, incentri il suo metodo di lavoro, le sue idee e le sue proposte sempre intorno al calcio. Ne è una dimostrazione lo studio, addobbato come un fan club, ma, allo stesso modo, anche la segretaria, costretta a ripetere a memoria la formazione della squadra del cuore del cavaliere a ogni occasione. E naturalmente Vismara non può fare altro che assecondarlo, sia nella “fede” calcistica, sia nell’accettare di far parte di una delle due squadre.

A proposito dell’atmosfera sopra citata, in realtà si può parlare di una fotografia calda, a tal punto che sarebbe più corretto parlare di colori tenui che richiamano l’idea del ricordo, come una sorta di nostalgia piuttosto che una veridicità autentica. Una commedia che, seppur non in grado di emergere prepotentemente dal calderone del genere, può dire la sua, attraverso escamotage interessanti. Tra questi, sicuramente il fatto di utilizzare un protagonista completamente estraneo alla realtà calcistica che, così facendo, permette di non escludere nessuno dalla visione del film.

L’empatia che si crea con lui diventa, quindi, superiore perché non c’è un tifo al quale aggregarsi e non c’è, quindi, nemmeno una parte da prendere a discapito di un’altra.

Inoltre, in questo modo, il personaggio di Walter Vismara diventa la metafora perfetta per raccontare il boom economico degli anni ’60 attraverso la provincia. Nonostante venga catapultato nella città-metropoli di Milano, le sue “origini” sono provinciali; non è abituato al frastuono, al ritmo, ai tempi del capoluogo. E lo testimoniano tutta una serie di dettagli, dalle sue reazioni con i colleghi (e con la controparte femminile) al suo studio, talmente grande quanto semplice, da risultare spoglio e impersonale. Uno spazio che si contrappone a quelli sempre ricchi di persone a casa, durante la visione del celebre “Rischiatutto” nel quale Vismara si cimenta quotidianamente indovinando ogni singola risposta.

A fare da contraltare al personaggio interpretato da Alberto Paradossi c’è poi quello dello stesso Neri Marcorè che presta il volto a Giorgio Cavazzoni, ex portiere con lo scopo di mentore e guida per un giovane alla scoperta di sé e della propria vita. Perché nonostante tutto e nonostante l’impianto comico “Zamora” è anche un film di formazione.


Veronica Ranocchi

mercoledì, aprile 17, 2024

TATAMI

Tatami – Una donna in lotta per la libertà

di Guy Nattiv, Zar Amir Ebrahimi

con Zar Amir Ebrahimi, Arienne Mandi, Jaime Ray Newman

Georgia, USA, 2023

genere: drammatico

durata: 105’

Attuale, autentico e “crudo”. “Tatami”, che segna la prima collaborazione tra un regista israeliano e una regista (anche attrice) iraniana, è talmente credibile da risultare una storia vera.

Nonostante sia il judo la base intorno alla quale far ruotare il film, in realtà “Tatami” si serve dello sport come escamotage per trattare questioni molto più delicate, dalla politica alle relazioni (inter)personali, passando per il ruolo della donna e l’emancipazione, tanto per citarne alcune.

La judoka iraniana Leila Hosseini (Arienne Mandi) è la capitana della squadra di judo, nonché l’atleta più promettente pronta a far valere la propria bravura sul tatami ai campionati mondiali del 2019. Insieme alla sua allenatrice Maryam (interpretata dalla stessa regista del film, Zar Amir Ebrahimi) e al resto delle atlete, si prepara all’inizio delle gare. Dopo un breve saluto a una rivale israeliana, si appresta a essere pesata per poter essere inserita nella categoria corrispondente al proprio peso.

Inizia, quindi, la sua scalata verso la medaglia. Tra un incontro e l’altro contatta il marito che, con il figlio, si è riunito a casa di alcuni amici per seguire in televisione i mondiali e incitare la moglie. Tutto sembra procedere per il meglio fino all’intervento del governo iraniano che, contattando direttamente l’allenatrice, chiede esplicitamente il ritiro di Leila Hosseini dalla gara a causa del rischio di poter incontrare l’atleta israeliana in un’ipotetica finale. Ma Leila è determinata e decisa a far valere il proprio orgoglio.

Circoscrivere il film al solo genere sportivo significa limitarlo e tarpargli quelle ali che gli hanno permesso di emergere fin dalla sua presentazione, in sordina, a Venezia.

Un film di rivalsa e orgoglio al femminile che è la dimostrazione pratica di cosa significa non arrendersi mai e battersi per i propri ideali e principi, a costo di rischiare la propria vita, la propria incolumità e quella di chiunque altro.

Perché Leila non ha intenzione di fermarsi di fronte a niente e nessuno, il suo coraggio è talmente forte da riuscire a mettere al tappeto qualsiasi avversario, sia esso fisico, sul tatami, sia esso astratto, nella sua terra natia.

È consapevole di ciò a cui andrà incontro agendo in questo modo, ma ciò non le impedisce di continuare a lottare e combattere con le unghie e con i denti per raggiungere un obiettivo che, a ogni passo, sembra sempre più vicino e raggiungibile. Non si tratta di vincere la medaglia d’oro, ma di dimostrare il proprio valore.

Un tatami che è molto più di un semplice ring nel quale disputare una gara sportiva. Un tatami che rappresenta un intero mondo, dal quale Leila vuole fuggire, ma al quale è comunque legata e affezionata. Un mondo che positivamente è incarnato dal marito, costantemente al suo fianco e dalla sua parte, pronto a spronarla e a smuovere mari e monti pur di vederla felice, e dal figlio piccolo, ma anche un mondo negativamente rappresentato da queste entità “misteriose”, come le autorità che comunicano tramite telefono o i fan apparenti, usati come escamotage per arrivare a lei.

E infine come non citare l’uso incredibile di un bianco e nero che si trasforma in una metafora fortissima che fa da sfondo, ma al tempo stesso è protagonista di questa vicenda dall’impatto devastante.


Veronica Ranocchi