L'hotel degli amori smarriti
di Christophe Honoré
con Chiara Mastroianni, Vincent Lacoste, Benjamin Biolay
Francia, 2019
genere: commedia
durata: 86'
“L’hotel
degli amori smarriti” è la nuova commedia francese di Christophe Honoré con
protagonista Chiara Mastroianni.
La
ricerca di una propria identità e di quello che è un legame solido e stabile
con una persona è il tema centrale del film che il regista analizza e sviscera
nei minimi particolari, facendosi aiutare da alcuni artifici specificatamente e
unicamente cinematografici.
Maria
(Chiara Mastroianni) è una donna di mezza età, sposata con Richard, un uomo
buono e silenzioso che sembra non essersi mai accorto, in tutti gli anni di
matrimonio, di tutto quello che la moglie ha compiuto alle sue spalle. Questo
perché Maria sembra essere solita a continue scappatelle, soprattutto con
ragazzi più giovani, talvolta addirittura suoi alunni. Una sera, però, dopo
reiterati tradimenti da parte della moglie, il marito legge i messaggi che il
giovane Asdrubale invia alla donna e le chiede spiegazioni. Da qui nasce una
discussione tra i due che porta la protagonista a “nascondersi” per la notte in
una delle camere dell’hotel di fronte alla loro abitazione. Con la scusa di
avere bisogno di spazio e tempo per riflettere in solitudine, Maria non informa
Richard riguardo il suo spostamento. Durante la notte, però, la donna riceve
delle strane visite che la iniziano a mettere in discussione.
Quelle
che si presentano davanti a Maria sono delle vere e proprie domande,
indirettamente poste dalle persone stesse che la donna si ritrova nella propria
stanza di hotel. Appaiono, infatti, la versione venticinquenne di Richard, la
sua insegnante di piano, nonché primo amore del marito, poi la madre, la nonna
e addirittura la sua stessa “volontà”.
Messa
di fronte al fatto compiuto, cioè i ripetuti tradimenti, Maria deve cercare di
capire cosa prova davvero per il marito, se è in grado di lasciarlo andare
definitivamente, se verrà perdonata, se è ancora innamorata di lui o se lo è
mai stata veramente. La versione giovanile del marito, provocandola, cerca di
instillare tutta una serie di dubbi nella mente e nel cuore della protagonista.
Allo stesso modo anche l’insegnante di piano di Richard, approfittando della
situazione, chiede alla donna l’approvazione per poter recarsi dal marito di
lei per poter riallacciare i rapporti e magari riaccendere una scintilla forse
mai spenta del tutto.
Si
tratta, naturalmente, di un sogno, di una visione, di qualcosa di puramente
cinematografico e che solo questo mezzo poteva realizzare. Ed è, infatti, anche
un gioco stesso sul cinema. Perché il cinema è protagonista, o almeno
coprotagonista, della vicenda, insieme a Maria, Richard e tutti gli altri
personaggi. Un cinema che gioca con sé stesso, prendendosi in giro. Un cinema
che appare fisicamente perché sotto l’appartamento della coppia c’è proprio una
sala, o meglio sette, le cui locandine tornano spesso a irrompere sulla scena.
Tutto
appare strano e surreale, sia dal punto di vista della narrazione e delle
scelte che vengono adoperate dal regista, sia dal punto di vista visivo. La
calma piatta e apparente che sembra essere solo il presagio ad una vera e
propria tempesta; il silenzio improvviso e le continue voci fuoricampo; la
solitudine, dovuta all’assenza di persone intorno ai protagonisti principali
che si sostituiscono tra loro e si scambiano più e più volte.
Emblematiche
alcune inquadrature alle quali inizialmente si può non dare particolare peso,
ma che, invece, a posteriori sono esemplificative di determinati comportamenti
e atteggiamenti. Una su tutte l’inquadratura di Maria e Richard nel momento
iniziale di confronto, subito dopo che il marito è venuto a conoscenza del
tradimento. Sono uno di fronte all’altro, ma lo spettatore li vedi come
lontani, già divisi e separati da un muro che sembra la rappresentazione di un
ostacolo insormontabile, quello che poi la donna dovrà affrontare nel corso di
tutta la vicenda.
Un
film che racconta l’amore da un punto di vista molto particolare e con una
morale non del tutto condivisa e condivisibile. Nonostante la pretesa di voler
mettere “troppa carne al fuoco”, nel complesso risulta un prodotto godibile con
interessanti spunti di riflessione e con una più che buona interpretazione
della Mastroianni che, per questo ruolo, si è aggiudicata il premio di miglior
attrice nella sezione “un certain regard” al festival di Cannes 2019.
Veronica Ranocchi