mercoledì, dicembre 09, 2009

LOOKING FOR ERIC - Il mio amico Eric


Il segno dei tempi pare aver condizionato anche Ken Loach se è vero che persino un regista come lui, abituato ad affondare le mani nei miasmi della vita ed allergico agli artifici hollywoodiani, questa volta si affida ad un personaggio di fantasia (nel senso che Eric Cantona è una proiezione del protagonista appassionato di calcio e fan del giocatore) per dare vita ad una storia che ripropone gli stilemi del suo cinema ma li arricchisce con un immaginazione ed una leggerezza sconosciuta: se la vicenda di Eric, un postino alle prese con i problemi di una famiglia allargata e le conseguenze di un matrimonio fallito ripropone la figura di un uomo che prova ad invertire la propria parabola esistenziale e che il senso di militanza è ancora presente nella vicinanza dei colleghi di lavoro, assidui nel sostenere l’amico eternamente depresso e decisivi (in una scena di rara ilarità) quando lo stesso deciderà di reagire per le rime nei confronti di una pericolosa gang che minaccia i suoi figliastri, è altrettanto vero che gli snodi principali del film (la presa di coscienza della propria condizione, la volontà di recuperare il rapporto con la moglie che aveva abbandonato, il recupero di una dignità perduta) passano attraverso i consigli di un “uomo che non c’è”, e che lo stile, pur rimanendo attaccato al referto documentaristico mostra la volontà di affidarsi a soluzioni di certo cinema americano (l’uso del flash back e la luce d’orata nei ricordi amorosi di Erick ma anche la celerità con cui i personaggi di contorno sono pronti a prodigarsi per alleviare le pene del nostro eroe). Ma anche la decisione di affidarsi alla genuinità di un non attore che rappresenta, seppur con le stimmate del bastian contrario (una specie di Che Quevara dei campi di calcio), la quintessenza di uno sport votato al capitale e di insistere con numerosi inserti di repertorio che illustrano insieme le doti del calciatore e la passione del protagonista è una risposta a chi crede che l’impegno civile passi solo attraverso l’indignazione e la seriosità a tutti i costi. Lunga vita a Ken Loach ed ai suoi sogni di un mondo migliore.

7 commenti:

Luciano ha detto...

Mi interessa moltissimo questo nuovo film di Loach viste anche le novità di scrittura che hai messo in evidenza.

nickoftime ha detto...

Ciao Luciano,

a mio avviso l'abilità di Loach sta proprio nell'essere riuscito ad inserire queste varianti all'interno di un cinema collaudatissimo, mantenendo inalterati gli equilibri.

Sarei curioso di leggere il tuo parere a proposito....

ciao

Shadowland ha detto...

Ansioso di vederlo...

nickoftime ha detto...

Ciao Shadowland,
pur senza essere un capolavoro è un film che vale la pena di vedere indipendentemente dalla passione per il regista Inglese.

un saluto.

Christian ha detto...

Un film molto piacevole e divertente! La "spedizione punitiva" degli amici del protagonista è in fondo un altro modo di mettere in scena la rivalsa dei lavoratori e dei proletari, come in altri film di Loach, mentre il resto del film è più votato al lato intimo e individuale del recupero dell'autostima e di una vita soddisfacente. Mitiche le metafore e i proverbi di Cantona, ma anche il monologo che termina con "And you know why? Because I'm a fucking postman!"

nickoftime ha detto...

Lavoratori completamente sdoganati se è vero che anche loro possono permettersi le "maladie d'amour" ed i sogni solitamente riservate alla classe borghese...il monologo a cui tu accennavi dimostra che nonostante "l'alleggerimento" Loach non ha perso la sua verve...

un saluto

parsec ha detto...

Looking For Eric. Visto solo ieri, entra nella mia lista dei best films 2009. Ecco un Ken Loach che anche uno di centro destra può vedere senza il timore di sentirsi comunista :-))
E' bellissimo il contrasto tra dinamiche,toni,tempi tipici della commedia americana, con quel realismo che odora di proletariato urbano lontano da ogni patinatura. Un Ken Loach molto ammorbidito nello stile ma sempre forte nei temi ed è significativo del cambiamento dei tempi (eh sì, l'era dell'acquario incombe...) che proprio lui decida di adottare una comunicazione più ad ampio raggio, un diverso registro narrativo che può essere apprezzato trasversalmente.
Nick, tu dici che non è un capolavoro... ma utilizzare il registro comico in questo modo rimanendo comunque se stessi... come lo puoi definire? Sarà cha da noi, i nostri autori non lo sanno(più)fare, ma di fronte a lavori come questo non posso non considerare che ci vuole un grande mestiere -Ken Loach è un autore che da professionista si affida alla scrittura di un professionista (in questo caso il collaudato Paul Laverty) - e un grande talento.
Del resto, come dice Cantona, quando i gabbiani seguono il peschereccio... qualcuno l'ha capita?!?