lunedì, ottobre 05, 2009

BAARÌA

BAARÌA può essere considerato l'ultimo capitolo, di una ideale tetralogia composta da NUOVO CINEMA PARADISO, L'UOMO DELLE STELLE e MALENA.
Baarìa è uno dei film più ambiziosi della storia del cinema italiano, un film grande come una montagna che avrebbe potuto schiacciare qualsiasi regista, ma non Tornatore, da sempre sicuro di poter maneggiare la materia, grazie al suo grande senso del cinema.
Da sempre alla ricerca del kolossal, Tornatore utilizza immagini, suoni, facce, sangue, sofferenze e sogni della sua terra per dare vita ad una smisurata epopea della miseria.
Lo dico subito, Baarìa è film che merita di essere visto ma che rischia di essere l'autocelebrazione di un regista da sempre desideroso di sfoggiare la sua arte.
A fare di Baarìa un buon film sono quasi, beffardamente, i soliti difetti di Tornatore, che in questo contesto trovano facile e buona collocazione, ovvero l'eccessiva enfasi visiva (e musicale) e l'incessante susseguirsi di scene madri, insomma tutto è sopra le righe come del resto deve essere in un kolossal di tale portata.
25 milioni di euro, a cui vanno aggiunti quelli da spendere per il lancio pubblicitario dopo la scontata canditatura italiana all'Oscar, non si recuperano facilmente se non con la vendita del film sui mercati esteri.
Anche per questo motivo Baarìa è un prodotto studiato nei minimi particolari per non urtare la suscettibilità dello spettatore e sopratutto per consegnare al pubblico d'oltreoceano una Sicilia quanto più possibile vicina a quella che le attuali generazioni di italo-americani hanno ereditato dai racconti dei loro nonni.
A questo scopo Tornatore si preoccupa di sfumare i ricordi di mafia, fascismo e guerra.
Quasi tutte le scene che riportano eventi particolarmente gravi, come gli arresti di oppositori del regime, morti, connivenze tra politici e mafia si chiudono con una battuta comica o vengono interamente rappresentate in maniera farsesca.
Peppuccio Tornatore costruisce un film con una sceneggiatura ad orologeria dove ogni scena potrebbe avere vita propria, dove le figure di secondo piano, tutti volti notissimi al grande pubblico, si prendono la scena e si sovrappongono a quelle dei protagonisti allo scopo di evitare di inflazionare la figura dei personaggi principali rischiando di fare del film una saga familiare.
E' però indubbio che in Baarìa ci sono momenti di ottimo cinema, come ad esempio la descrizione della vita di partito all'interno della sezione del PCI, con uno straordinario Michele Placido che con la sua interpretazione ricorda in maniera impressionante (almeno per me) lo storico dirigente comunista Emanuele Macaluso.
Particolare attenzione va data anche all'uso che fa Tornatore delle sequenze riservate alle corse dei bambini, meccanismo che ha il compito di innescare nello spettatore sensazioni di stupore, fantasia e meraviglia e che simboleggiano contemporaneamente l'inseguimento di un (qualsiasi) sogno e la fuga da una situazione di miseria (economica, culturale) da parte delle giovani generazioni.
Discorso a parte merita il finale del film, che in realtà non c'è.
Tornatore non chiude il film, probabilmente perché non ha raccontato una storia, ma ha scavato nella propria memoria alla ricerca di ricordi, situazioni e stati d'animo da imprimere su pellicola.
Da sottolineare la bella prova di Lina Sastri, intensa Mater Lacrimorum.

2 commenti:

nickoftime ha detto...

Non ho visto il film ma credo che il cinema di Tornatore sia da prendere con i suoi pregi e con i suoi difetti: pezzi di cinema sublime convivono con clamorose cadute di tono. Detto questo penso che il film abbia una popolarita' che puo' favorire la copertura dei soldi spesi per la sua realizzazione: in questo senso mi sembra che il regista e la Medusa siano disposte ad investire ancora molto per conquistare il mercato americano e bissare il premio di Nuovo Cinema Paradiso.
Un saluto

ethan ha detto...

Non ho un grande amore per i film del regista siciliano. Salvo il suo primo film e metà del secondo fino all'inizio della storia d'amore. L'ho visto il primo giorno della mostra lagunare, dunque a mente molto lucida e non mi è piaciuto per niente. Mancanza di approfondimento storico, troppi attori, ecc. Mi ha annoiato dopo circa mezz'ora. Buon cinema. Condivido il commento di Nickoftime.