lunedì, luglio 26, 2010

LA BELVA COL MITRA - ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA (17)

LA BELVA COL MITRA (1977)
Regia: Sergio Grieco


Cast: Helmut Berger - Marisa Mell - Richard Harrison - Ezio Marano - Claudio Gora - Marina Giordana - Nello Pazzafini.

Trama: Il feroce criminale Vanni Vitali fugge dalla prigione e si vendica di chi lo ha tradito.
Il film: Nanni Vitali (Helmut Berger) criminale condannato all'ergastolo, fugge di prigione insieme ad alcuni complici.
Il suo primo pensiero è quello di uccidere Barbareschi (Ezio Marano) da lui ritenuto responsabile del suo arresto.
Vitali e la sua banda sequestrano Barbareschi e la sua fidanzata Giuliana (Marisa Mell) che vengono portati in una cava di tufo fuori città.
Una volta arrivati a destinazione i criminali si scatenano: Nanni Vitali violenta Giuliana mentre i suoi complici massacrano con calci e pugni Barbareschi, che ormai inerme viene gettato in una fossa e ricoperto di calce viva.
Giuliana viene portata in una pensione e ricattata da Vitali che vuole organizzare una rapina nell'azienda dove il padre della donna lavora come guardia giurata.
Giuliana sempre più impaurita si rivolge al commissario Santini, al quale espone il piano della "belva" Vitali.
Santini è un commissario molto noto, perchè figlio del procuratore capo Ruggero Santini (Claudio Gora) che qualche anno prima aveva condannato all'ergastolo proprio Nanni Vitali.
Il piano orchestrato dal commissario per incastrare la "belva" si rivela un mezzo fallimento: la rapina sarà un massacro, Vitali fuggirà e la polizia riuscirà ad arrestare solo i suoi complici. A questo punto lo psicopatico Vitali esce completamente fuori di testa e rapisce sia il padre che la sorella del commissario, minacciando di ammazzarli, se la sue richieste non verranno esaudite.

Commento: LA BELVA COL MITRA è il classico tardo poliziottesco che molto ricorda l'ultimo periodo dello spaghetti-western. In poche parole si cerca di conquistare lo spettatore esagerando con la violenza proprio come nello spaghetti-western di serie Z, dove registi e produttori pensavano che un elevato numero di morti ammazzati potessero bastare per eccitare lo spettatore e portare a casa buoni incassi.
LA BELVA COL MITRA parte benino, nei primi venti minuti assistiamo ad una serie di interminabili violenze che fanno ben sperare, ma con il passare del tempo la tensione cala, la sceneggiatura delude.
Il film è scritto male, la scenggiatura è inverosimile, incongruente, lacunosa, banale. Il commissario Santini è un incapace che sfiora la demenza mentale ed è interpretato da un attore (Richard Harrison) che è praticamente un sosia a buon mercato del più noto Maurizio Merli; il personaggio di Giuliana a un certo punto del film viene praticamente abbandonato e dimenticato; il personaggio di "bimbo" spunta dal nulla.
Si tratta di un film molto sopravvalutato, che deve la sua notorietà a Quentin Tarantino che cita LA BELVA COL MITRA nel suo Jackie Brown.
Ci sono comunque delle cose positive che vanno sottolineate, come ad esempio la buona interpretazione di Helmut Berger, che riesce a dare una certa credibilità al personaggio e la colonna sonora di Umberto Smaila che non è proprio da buttare.
Curiosità-Notizie: L'unico inseguimento del film è realizzato accellerando la pellicola.

Curiosità: Al contrario della stragrande maggioranza dei poliziotteschi LA BELVA COL MITRA non è ambientato in una grande città italiana, ma in una piccola cittadina, precisamente ad Ancona.
Al termine delle riprese del film, Helmut Berger, schiavo della cocaina, tentò il suicidio.

3 commenti:

Ordel ha detto...

Assolutamente un capolavoro.
Anche solo per i personaggi principali e vale la pena vedere.

Saluti.

Fabrizio ha detto...

mah...caro amico ordel, tutte le opinioni sono rispettabilissime, ma come ho scritto, questo film non mi sembra proprio un capolavoro.

Ordel ha detto...

Naturalmente.
Quello che succede è che per me è un film che mi ha sempre affascinato ... il suo ritmo e il trattamento della violenza ... e soprattutto,
un sacco di colpa di questo fascino è di Marisa Mell e Helmut Berger.

Don Fabrizio Saluti!