giovedì, agosto 12, 2010

SPLICE

SPLICE
regia di Vincenzo Natali



“Splice” avrebbe potuto essere ed invece non è. Invischiato in un
cinema che si ripete senza alcuna variazione, il film di Vincenzo
Natali aveva le potenzialità per interrompere la suddetta clonazione:
e questo nonostante la scelta di una premessa scientifica, quella
della manipolazione genetica, reclamizzata a dismisura ma ormai
superata sia in termini di frontiera scientifica, che come punto di
partenza sul quale fondare il Topos di un cinema visionario e
futuribile.
Non solo il legame tra i demiurghi e la loro creatura, in
questo caso l’essere antropomorfo (Dren, punto d’incontro tra le due
specie) che i due scienziati hanno realizzato contravvenendo alle
regole della Corporation, ma anche le possibilità di un individualità
esplorata, e come oggetto cinematografico, capace di innescare, per le
sue caratteristiche di antagonismo e diversità, il dinamismo di un
prodotto destinato a sollecitare l’adrenalina dello spettatore, e come
soggetto sessuale, in grado di armonizzare istinti e tendenze che
appartengono , queste si, ad una modernità troppo avanti per la
nostra società: ne uomo, ne donna, ed al limite di un animalità a
stento contenuta da tentativi pedagogici, Dren va oltre lo stereotipo
del “villan” perché sintetizza l’aspirazione ad un unità di opposti
distanti dalla morale dominante.
Così dopo averci mostrato un
“accoppiamento del terzo tipo” che non si vedeva sullo schermo dai
tempi di Borowczyk, è proprio la morale a favorire uno sviluppo della
storia che sul più bello abbandona l’ambiguità fin allora professata
per un colpo di spugna sbrigativo e vittoriano, quasi una punizione
nei confronti dello spettatore e dei contendenti sporcati da una
visione così ardita. Insomma morte al sesso ed a chi lo pratica.

Natali come al solito riesce a dare il meglio di sé nella concezione
degli ambienti, anche qui ridotti al minimo - il film si svolge quasi
interamente tra il laboratorio scientifico e la casa/prigione dove
Dren viene reclusa - e determinanti nel rendere una claustrofobia
strettamente connessa ad i limiti di un budget da B movie.
Un po’ meno
quando si tratta di dare seguito alle implicazioni connesse con il
sentimento di attrazione/repulsione che guida le azioni dei tre
protagonisti. E se l’interesse principale risiede in un personaggio
che, al di là delle sembianze dis-umane, rimanda ad altre icone di
cinema mutaforme ( Jeepers Creepers ed Alien), così non si può dire
per il resto della ciurma, completamente ininfluente dal punto di
vista estetico e drammaturgico: sotto gli effetti della cura Dario
Argento (l’attore aveva appena girato l’inedito “Giallo”) e sempre più
deciso ad abbandonare il cinema d’autore, Adrien Brody continua a
passare da un film all’altro con la medesima espressione mentre Sarah
Polley, più regista che attrice, appare sciatta e con poca voglia di
recitare.
Resa incondizionata allo strapotere del cinema Avatar o
gioco al risparmio per aumentare i profitti di un prodotto sempre più
costoso?
Il dibattito rimane aperto.


8 commenti:

Il cinefilante ha detto...

Dopo essermi sottoposta anch'io alla visione concordo con la sostanza del tuo giudizio negativo ma soprttutto dell'occasione sprecata... tanto per cambiare... ed è un peccato perché il cubo a suo tempo fu una boccata di aria fresca... splice invece è stantio!

Anonimo ha detto...

...ma e' il sistema che normalizza il talento o siamo noi che attribuiamo anzitempo meriti tutti da confermare...mi riferisco a "The Cube' film d'esordio di Natali ed allasua successiva produzione, non all'altezza del primo film....

nickoftime

Martin ha detto...

Si continua ad insistere sul corto-circuito Cube/Splice come se questo Natali avesse messo il cervello in naftalina per 10 anni.
Eppure nel frattempo ci ha regalato il più fanta-thriller degli ultimi anni (Steve e John crepate d'invidia) nonchè il suo film migliore.
Su questo Splice mi viene invece da sorridere all'idea che chi ne parla male poi si spella le mani applaudendo alle porcate di un Bay qualsiasi...

Martin ha detto...

Ovviamente intendevo il più bel fanta-thriler...

Il cinefilante ha detto...

Cavolo che affermazione tosta! Bè... decisamente tocca andare a recuperare questo fantathriller da oscar!!!! mi metto subito in moto......

Anonimo ha detto...

Ciao Martin,
riprendo il tuo intervento felice di vedere che il dibattito rimane aperto.....
...per quanto riguarda il corto circuito Cube/Splice, nella rece ho evitato di affiancare i due film perchè preferisco guardare senza "ricordi"...nel post invece ho utilizzato questo binomio senza dimenticare il resto della produzione di Natali che entra senza nessuna dimenticanza nel giudizio che ho espresso....

..riguardo a Bay non ho pensieri...quasi non so chi sia...da questo punto di vista siamo sulla stessa modulazione di frequenza...
un saluto
nickoftime

Martin ha detto...

Chiaramente il mio era un discorso generale e non specificatamente rivolto al tuo intervento, nick.
I blog dove si esaltano i vari Transformers (o anche Cloverfield, se è per questo) li evito come la peste, figuriamoci lasciare commenti!
Nello specifico, e al di là della mia enfasi dialettica, ritengo Splice ben lungi dall'essere un film perfetto ma le cose che funzionano lo fanno in maniera interessante e nient'affatto banale.
C'è più intelligenza in un quarto d'ora di Splice che in tutto il tanto osannato "nuovo" Star Trek.

Anonimo ha detto...

Ciao Martin...normalmente l'enfasi è segno di passione per cui ben venga...avevo comunque capito lo spirito del tuo intervento ed in un certo senso la mia delusione parte proprio da quella qualità di cui tu parlavi e continua con una gestione che secondo me non riesce a valorizzare queste premesse...ma questo è il bello del cinema e dell'arte...NIENTE è VERO, TUTTO è PERMESSO...a margine di ciò anche mi sono sempre chiesto il perchè di tanto entusiasmo a proposito della nuova versione di Star treck..non volendo fare come Marzullo sto ancora aspettando una risposta....

Un saluto