lunedì, agosto 01, 2011

Biutiful

Navigare a vista.
Echi di vite gia vissute ma presenti nel cuore e nei gesti di chi è rimasto.
Un uomo si avvicina ad un corpo senza vita e si mette ad ascoltarlo.
Un padre vaga per la città con il dolore di chi sa di essere morto all’arrivo.
Incede con fatica ma in modo deciso. Passi laterali, fuori dalla mischia, striscianti per il peso di un dolore che non si può raccontare.
Il tempo scandito dalla città insonne parla diuna prossimità sul punto di arrivare.
Mettere le cose a posto, guardarle dall’esternoper comprenderle meglio, assicurandogli un futuro migliore.
I rimorsi di un presente che poteva essere migliore ed insieme l’impotenza di non poter essere più. Cielo e terra raccolte in un umanità imperfetta ma commossa, partecipata.
E poi infine il distacco, sussurrato. “Papà, papà”.
Una nave salpa lasciandosi indietro un orizzonte di anime salve. Davanti lo spazio definito dalla sua infinitezza.
Accettazione di un esistenza che ricomincia in un altrove sconosciuto.
Un attore in stato di grazia ed un regista pronto a girare pagina scommettendo su se stesso.
Biutiful è la bellezza della verità con cui bisogna fare i conti, è cinema per anime in cerca di se stesse.
Un bicchiere d’acqua nell’arsura della sera.

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