martedì, luglio 07, 2020

DARK


Dark
di Baran bo Odar
con Louis Hofmann, Lisa Vicari, Andreas Pietschmann
Germania, 2017-2020
genere: drammatico, thriller, fantascienza, giallo
stagione: 1-3
episodi: 26
durata: 45-73
Cercare di scrivere una recensione di “Dark” è un compito tutt’altro che facile che potrebbe richiedere, tra le varie cose, anche un incredibile dono di sintesi.
Indubbiamente uno dei migliori prodotti della piattaforma Netflix, dobbiamo ringraziare due autori tedeschi per questa intricata, quanto meravigliosa serie tv.
Riuscire a spiegare in breve i personaggi e gli eventi richiede grande attenzione, così come la serie nei confronti della quale bisogna essere sempre molto attenti, ad ogni minimo particolare, anche quello apparentemente più insignificante. Di seguito solo l’inizio dei tantissimi eventi che, nel corso delle tre stagioni, hanno dato vita ad uno degli intrecci più belli ed entusiasmanti di sempre.
Ci troviamo a Winden, in Germania, il 21 giugno 2019 quando incontriamo per la prima volta tanti personaggi, a partire da Jonas Kahnwald, pseudo protagonista (perché alla fine non c’è né un protagonista né un antagonista) della vicenda, passando per la sua famiglia e per altre. Tutto inizia, nella prima stagione, con la sparizione del piccolo Mikkel Nielsen, fratello più piccolo di Martha (ex fidanzata del “protagonista” e ancora suo interesse amoroso) e Magnus, due coetanei di Jonas che, insieme a Bartosz, attuale fidanzato di Martha, e Franziska, fidanzata di Magnus, si ritrovano a cercare della droga, apparentemente nascosta, all’ingresso di una misteriosa caverna. In una buia e concitata sequenza, la telecamera cerca di seguire tutti i ragazzi, ma finisce per concentrarsi su Jonas, rimasto l’ultimo del gruppo, insieme al piccolo Mikkel. A un certo punto Jonas cade e tutto sembra fermarsi per un attimo. Quando la fuga riprende, però, Mikkel non c’è più, sembra sparito nel nulla. Ed è proprio da questa sparizione che ha “inizio” tutto l’intreccio al centro delle vicende narrate in “Dark”.
Ai giovani ed adolescenti Jonas, Martha, Bartosz, Magnus e Bartosz si vanno ad incastrare ed intrecciare le vicende degli adulti, genitori, parenti e non, ma anche dei più piccoli. E così la famiglia Kahnwald, composta da Jonas, dalla madre Hannah, dal padre Michael che, suicidandosi nel primo episodio, dà vita a tutta una serie di eventi e viaggi temporali e dalla madre adottiva di quest’ultimo, l’infermiera Ines si intreccia alla famiglia Nielsen, inizialmente composta da Magnus, Martha, Mikkel, dai genitori Katharina e Ulrich e dalla madre di lei, Helene, e dai genitori di lui, Jana e Tronte, ma anche alla famiglia Doppler, composta da Franziska e Elisabeth, figlie di Charlotte e Peter, quest’ultimo figlio di Helge e alla famiglia Tiedemann, composta da Bartosz, figlio di Aleksander e Regina, quest’ultima figlia di Claudia e nipote di Egon e Doris. A chiudere il cerchio, poi, altri personaggi che, direttamente e non, sono comunque legati almeno ad una di queste famiglie.
Naturalmente comprendere tutto quello che una serie come “Dark” vuole mostrare al pubblico, attraverso queste poche righe è pressoché impossibile. Anzi, la sensazione è che spesso sfugga qualche elemento e che anche lo spettatore più attento pensi di non riuscire ad essere più in grado di seguire la storia. In realtà gli ideatori Baran bo Odar e Jantje Friese sono riusciti a creare un prodotto complesso, ma dove tutto è comunque sempre collegato. E la terza stagione ne è la chiara dimostrazione. “L’inizio è la fine e la fine è l’inizio” è ciò che viene ripetuto più e più volte da determinati personaggi, ma è anche ciò che i due ideatori di una delle serie di maggior successo hanno voluto dire al proprio pubblico. Con la terza stagione si chiude un incredibile viaggio che è stato in grado di sorprendere ogni volta di più e di smontare tutte le varie teorie che sono circolate durante e prima la messa in onda. E si chiude con un finale degno di ogni aspettativa che, apparentemente, non dà le risposte a tutti i quesiti e tutti gli enigmi che si sono sviluppati nel corso del tempo, ma fornisce una chiave di lettura.
Quello di “Dark” è un viaggio davvero incredibile, in tutti i sensi, che, nonostante parta da una base già vista e presa in esame da molti altri, la sviluppa in un modo unico e inimitabile. Se già tanti altri personaggi, nel corso della storia, cinematografica e televisiva, ma non solo, avevano provato a viaggiare nel tempo, “Dark” non solo riesce nell’intento, ma sviscera il tempo e tutto ciò che da esso ne deriva in una maniera ben precisa e che, fin dall’inizio, sembra essere ben delineata.
Ad accompagnare l’incredibile struttura narrativa partorita dalle brillanti menti degli ideatori, non vanno assolutamente trascurate o dimenticate le prove attoriali del cast che, fin dai più giovani interpreti, contribuisce ad innalzare il livello della serie tedesca. Una fotografia, cupa e desolata, che trasforma ogni luogo e ogni situazione, anche le più drammatiche, in delle vere e proprie cartoline, è l’altro punto di forza, insieme alle musiche, sempre perfette, in grado di accompagnare lo spettatore facendogli intuire la gravità della situazione. Mai a caso, mai fuori posto, musica, fotografia ed effetti speciali (memorabili sono le immagini speculari, presenti in quasi tutti gli episodi che mettono a confronto i personaggi, i luoghi o le situazioni in una maniera unica) sono i tratti distintivi di una serie destinata ad essere ricordata a lungo. E ultimo, ma non meno importante, un plauso al casting e alla scelta degli attori che hanno interpretato lo stesso personaggio, ma in epoche, mondi e realtà diverse o parallele. La curiosità di fare una breve ricerca per scoprire se effettivamente si trattasse dello stesso personaggio, magari invecchiato o ringiovanito dal trucco, o di un parente prossimo ha probabilmente vinto tutti. Ma è anche la dimostrazione dell’attenzione, veramente ad ogni minimo particolare, per quella che, da molti, è stata decretata, a ragione, come la miglior serie Netflix.


Veronica Ranocchi

1 commento:

In The Mood For Cinema ha detto...

Anche secondo me, pari merito con Bojack Horseman e Rick e Morty, la miglior serie presente su Netflix. La colonna sonora è un capolavoro da incorniciare. Ma concordo anche con tutto il resto ovviamente.