giovedì, agosto 06, 2009

NOTORIUS B.I.G.

Vita e morte di Notorius Big, il rapper americano ucciso a soli 24 anni dopo aver inciso appena due album e venduto milioni di dischi. Una vita bruciata sulle strade di Brooklyn, dove il ragazzo si arricchiva controllando i traffici di droga del suo quartiere, e poi sui palcoscenici musicali della East Coast, dove divenne una specie di messia della scena musicale Hip hop.

Girato con uno stile che ricalca in parte la confezione patinata dei film musicali prodotti da Mtv (che però è estranea all’operazione), con i colori che si accendano e si spengono per segnalare lo stato d’animo del personaggio e le diverse situazioni ambientali, “Notorius” non riesce ad uscire fuori dalla logica del Biopic autorefenziale ed assolutamente rispettoso del soggetto che mette in campo. Così, a dispetto di una realtà che non fa sconti, e riesce a fare a meno anche dei suoi pezzi migliori (ricordiamo Tupak Shaker altro star costretta a pagare dazio), George Tillman Jr gira eliminando i dettagli più scabrosi ed addolcisce quelli necessari a far procedere la storia. Con queste premesse è inevitabile assistere al ritratto di un talento che non smentisce l’assunto di partenza e riesce a rimanere simpatico anche quando si abbandona alle proprie contraddizioni: la droga presente fin dagli inizi, ed un stuolo di donne sedotte ed abbandonate con la disinvoltura di un novello Valentino, non riescono mai a scalfire l’uomo, mentre il cantante ne esce sempre più corroborato, se è vero che, dopo l’ennesimo “infortunio”, Notorius decise di cambiare stile musicale, ammorbidendo i suoni ed alleggerendo i testi con una vena più intimista, ottenendo un successo per molti versi insperato (“Death after life”, pubblicato postumo vendette 10 milioni di copie).

Tenuto in piedi da una colonna musicale che funziona non solo dal punto di vista sensoriale ma anche da quello strutturale, la cui carenza si fa sentire soprattutto in fase di scrittura, per la necessità di alleggerire il minutaggio delle singole scene (il personaggio della madre si perde completamente mentre alcuni passaggi, soprattutto i dissapori con Tupak , rimangono di fatto non chiariti), Notorius deve molto alla fama del protagonista reale ed ad un sound che rimane in testa anche fuori dalla sala. Monopolizzato da attori afroamericani il film potrebbe essere un trampolino di lancio per una nuova generazione di attori, a cominciare dall’interprete principale, Jamal Woolard, in una versione riveduta di Forest Withaker, anche lui conosciuto grazie ad una biopic musicale (Bird di Eastwood).

6 commenti:

veri paccheri ha detto...

come sempre bella rece, fluida, esaustiva, sembra uscirti con naturalezza. spero di riuscire a vedere questo film, mi piaccioni particolamente i biopic. ciao!

nickoftime ha detto...

Certo non è Bird ma comunque è un film che si lascia vedere e soprattutto ascoltare.....

un abbraccio

veri paccheri ha detto...

interessante questo biopic, molto ritmato e, sebbene di non breve durata, di apprezzabile fluidità narrativa. anche a mio avviso il regista ha addolcito un po' la pasticca.

nickoftime ha detto...

E' un problema che affligge il genere biopic...oggi ho appena visto The flash of genius dulla vita dell'inventore del tergiscristallo ad intermittenza ed anche lì, nell'illustrare la vita di uno sconosciuto inventore viene scomodata addirittura la metafora di "Davide e Golia"...insomma molta fiction e poca realtà, ma ne riparlerò.

un abbraccio

veri paccheri ha detto...

già, alla realtà dei fatti e delle reazioni dei protagonisti troppo spesso i regisi preferiscono la spetacolarizzazione della storia e tutto pirtroppo, con somma delusione dello spettatore, almeno mia, prende la piega, l'appannamento, della fiction. notorius parte bene, con ampio respiro e molta semina che fa pensare a grandi cose. new york fa da sfondo alla storia di questo rapper nero della east coast che scala i vertici delle classifiche raccontanto la storia della gente comune, di chi, come lui, proviene dai quartieri popolari della grande mela e lottando ogni giorno contro tutto insegue un sogno. ma ben prestoil film diventra romanzo d'appendice, tanto spazio si riserva alle storie private amorose del BIG trascurando l'approfondimento del profilo della madre e della sua arte, che resta un sottofondo, uno sfondo dul quale dipingere altro. e come hai detto che tu non si spiega molto bene il motivo dei dissapori tra i protagonisti, le vicende rimangono sempre un po' sospese, non so, mi sono sembrate abbozzate. comuque rimane un buon prodotto di intrattenimento, un modo per aprire una finestra su di una reaktàò musicale tanto diffusa negli states e che noi europei non possiamo comprendere fino in fondo. vabbè, straparlo, tasera sono così. ciao nick, un abbraccione

nickoftime ha detto...

un abbraccio anche a te