martedì, agosto 11, 2015

68 FESTIVAL DEL FILM DI LOCARNO: HEIMATLAND

Heimatland
di registi vari
con Peter Jacklin, julia Glaus, Michele Schaub  
Svizzera, 2105
durata, 99'

Il cielo sopra Zurigo. Inizia con lo sguardo rivolto verso l'alto il film svizzero presentato quest'anno nel concorso ufficiale del festival di Locarno. A differenza del capolavoro di Wenders, menzionato nel gioco di parole, il lungometraggio collettivo realizzato  da un gruppo di registi locali si muove in tutt'altra direzione, raccontando la cronaca delle ore la nazione elvetica da un apocalisse metereologica che potrebbe metterne in forse la sua stessa esistenza. Ed è proprio il sentimento della fine, con quello che ne deriva in termini di cupezza e di drammaticità, a guidare le azioni dei molti personaggi che compongono la storia. I quali, come spesso succede in questi casi, finiscono per doversi confrontare con i fantasmi della propria esistenza e con quelle parti della propria vita rimaste in sospeso fino a quel momento. Abbiamo cosi la poliziotta che si sente in colpa per aver provocato la morte di un immigrato africano, la giovane coppia che non riesce a fare a meno dei propri egoismi, oppure il leader di una piccola comunità montana che spinge i suoi proseliti a rimanere compatti e a mantenere l'ordine all'interno del consesso cittadino, per un quadro complessivo che vorrebbe restituire l'intero spettro delle realtà esistenti all'interno del territorio.

Ma, a differenza del mainstream catastrofico di produzione americana, "Heimatland" lascia da parte qualsiasi intento spettacolare, per disegnare una sorta di metafora sulla crisi della società svizzera - indebolita dalla mancanza di ideali comuni e dalla debolezza dell'istituzione famigliare - che arriva a ribaltare in concetto stesso di cittadinanza, attraverso la sequenza ai limiti del tragicomico, in cui le persone in cerca di salvezza e in fuga dalle proprie città, vengono respinti dall'esercito della comunità europea, schierato a presidio delle frontiere, in maniera del tutto simile a quanto accade ai tanti immigrati che sbarcano nel nostro continente. Un contrappasso efficace, anche per l'evidenza con cui si schiera dalla parte di chi, in Svizzera, si oppone alle possibili restrizioni relative alle legge sull'immigrazione, e che però lascia immutata la sensazione di deja vu che ci ha accompagnato durante la visione del film.
(pubblicata su ondacinema.it/speciale 68 festival di Locarno)

 

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