sabato, agosto 29, 2015

HUNGRY HEARTS

Hungry Hearts
di Saverio Costanzo
con Adam Driver, Alba Rorhwacher
Italia, 2014
genere, drammatico
durata, 118'


L’incipit di un film, alle volte, può avere lo stesso valore del prologo di un testo teatrale. E l’apertura di “Hungry Hearts” difatti, costituita da una sequenza con inquadratura unica della durata di cinque minuti e più, sembra già celare dietro l’apparenza di commedia francese l’impaziente inquietudine che verrà a galla nel corso della narrazione. È un avvio quasi letterario quello che Saverio Costanzo sceglie per il suo quarto lungometraggio, caratterizzato quindi da un’ambizione – e dunque da un livello di rischio – non indifferente.

La storia narra della relazione tra Mina e Jude, relazione che si incrinerà irrimediabilmente dopo l’arrivo del figlio, vista l’ossessione da parte della madre nel non far mangiare il figlio, facendogli quindi rischiare la morte per malnutrizione.

Se il regista nel suo percorso cinematografico aveva già passato l’esame della messa in scena, si trova ulteriore conferma della sua indiscutibile abilità estetica, qui caratterizzata dall’uso delicato di una camera a mano sempre pronta a seguire movimenti e micro-espressioni dei personaggi. Mentre la struttura drammaturgica regge in parte il gioco, nonostante la mancanza di contenuti e le numerose dissolvenze che vanno ad evidenziare i solchi temporali presenti all’interno dell'impianto narrativo – scelta questa che rischia di far perdere la carica emozionale dell’avvio a conclusione – la reale problematica del film sta nell’interpretazione di Alba Rohrwacher che, assolutamente non all’altezza del compagno di scena, oltre a non riuscire nel trovare un’interessante modulazione della voce, offre un’interpretazione monodimensionale privando il proprio personaggio della complessità che invece avrebbe richiesto e che avrebbe sicuramente dato al film uno slancio maggiore.

Va comunque detto che “Hungry Hearts” dev’essere visto se non altro per il coraggio col quale Costanzo ha tentato un’operazione almeno negli intenti poetica e disperata, e non è cosa da poco.
Antonio Romagnoli

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