venerdì, novembre 30, 2018

BOHEMIAN RAPSODY


Bohemian Rapsody

di Dexter Fletcher, Bryan Singer
con Rami Malek, Mike Myers, Aidan Giller
UK, USA, 2017
genere, biografico, drammatico, musicale
durata, 105'



Il film tanto atteso sulla nascita e formazione dello storico gruppo dei “Queen” e soprattutto sulla vita del carismatico front man della band, Freddie Mercury, non è stato pienamente apprezzato dalla critica. Certo, portare sullo schermo tutte le sfaccettature di un personaggio del calibro di Freddie Mercury era tutt’altro che semplice.

Il film inizia mostrandoci quello che precede l’entrata del fatidico concerto umanitario, Live Aid, con lo scopo di ricavare fondi da destinare alle popolazioni dell’Etiopia, colpite da una grave carestia. A questo concerto, al quale parteciparono gli artisti internazionali più importanti, furono presenti anche i Queen, esibitisi al Wembley Stadium di Londra. Ma prima di mostrarci l’esibizione della band, il film ci invita a ripercorrere tutta la storia di questi quattro giovani ragazzi, con focus, naturalmente, sul leader e il modo e il motivo che li hanno portati a diventare delle star internazionali. Veniamo, quindi, catapultati nel 1970 dove incontriamo un Freddie, addetto a sistemare dei bagagli in aeroporto, ma che inizia già a nutrire un interesse e una passione particolare per la musica. Gli si presenta l’occasione quando, in occasione di un concerto di una band in un locale, si propone a due membri del gruppo (batterista e chitarrista), dopo che questi ultimi sono stati scaricati dal cantante. I due membri altri non sono che Brian May e Roger Taylor, ai quali, dopo poco, si unisce il bassista John Deacon. I quattro cominciano la loro scalata verso il successo, grazie soprattutto al grande talento di Freddie. La storia della formazione della band e della nascita delle varie canzoni diventate dei veri e propri must è intervallata dalla storia personale del leader. Una vita ben più che particolare la sua e vissuta intensamente fino alla fine, ma che viene, in parte, attenuata dal film (che si ferma prima della sua morte). Inizialmente il cantante, prima ancora di raggiungere la notorietà, incontra Mary, una giovane ragazza alla quale chiede addirittura, dopo poco, di sposarla. Matrimonio destinato, però, a non avere luogo dal momento che Freddie comincia a nutrire dubbi sulla sua sessualità e li rivela alla giovane, la quale, nonostante tutto, decide comunque di stargli accanto per tutto il resto della sua vita.

In parte grazie alla notorietà ottenuta, in parte grazie al suo innato carisma, Mercury comincia ad attirare le attenzioni di molti, tra questi anche quella del suo manager personale, Paul, che lo porterà a prendere delle decisioni importanti.

Se, come già anticipato precedentemente, riuscire a riprodurre fedelmente tutte le sfaccettature di un personaggio carismatico ed esuberante come il leader dei Queen è quasi praticamente impossibile, si può, però, affermare che Rami Malek, con la sua interpretazione, cerca di fare il possibile per avvicinarsi al cantante e al suo strabiliante modo di porsi nei confronti degli altri e del pubblico.

Un’impresa non da poco, quindi, quella affrontata e portata a termine dai due registi, Bryan Singer e Dexter Fletcher (due perché la fase di produzione di questo film ha vissuto alcune “avventure”) che, sicuramente per chi non conosce i Queen, o sa davvero poco di loro, è una guida ben riuscita. Il film invoglia, senza ombra di dubbio, l’ascolto di tutte quelle hit che hanno fatto la storia della musica. Il poter contare, infatti, su delle canzoni del genere come base di appoggio è, sicuramente, un punto di partenza più che ottimo, sapientemente sfruttato in fase di realizzazione del lungometraggio.

Al di là delle critiche mosse da molti, sia per la non totale aderenza alla realtà dei fatti sia per il non aver scavato a fondo nei personaggi (Freddie in primis), forse ciò che manca maggiormente al film è quel “quid” in più che ha caratterizzato non soltanto la vita del solista o quello della band, ma la vera energia che ha circondato tutto quel periodo che loro hanno reso d’oro. Qualche guizzo in più e qualche eccesso per descrivere il “supereroe” Mercury e la sua “famiglia” non avrebbe guastato.
Veronica Ranocchi

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