venerdì, agosto 23, 2019

SUBEMERGENCE

Submergence
di Wim Wenders
con Alicia Vikander, James McAvoy, Alex Hafner
USA, Germania, Francia, Spagna, 2017
genere, drammatico, sentimentale
durata, 112’




Una grande e intensa storia d’amore a cavallo tra due continenti e due modi di vedere il mondo sono le caratteristiche alla base del nuovo film di Wim Wenders.
James è un cooperante internazionale che lavora, in realtà, come spia britannica; Danielle è una biomatematica che studia gli oceani. I due si incontrano durante una vacanza in Normandia e si innamorano. Ognuno racconta i propri sogni e i propri progetti e entrambi si dimostrano desiderosi di rimanere in contatto. Dopo la vacanza, infatti, James andrà in Somalia dove avrà a che fare da vicino con gli estremisti islamici e tutto ciò che ne deriva, mentre Danielle dovrà scendere nelle profondità del Mar Glaciale Artico per studiarlo da vicino e scoprire cosa eventualmente nasconde.
Oltre ad essere un grande melodramma, il film rappresenta a tutti gli effetti e sotto tutti i punti di vista una dicotomia continua. I due personaggi sono spesso contrapposti nelle decisioni, nei modi di fare e nei modi di comportarsi. Per Danielle il buio, l’oscurità e la profondità (dell’oceano) sono aspetti positivi che rappresentano tutto quello che di bello deve e vuole imparare. Il suo scopo è scoprire proprio cosa si nasconde dietro tutto questo. Per James, invece, il buio è di un altro tipo: è quello delle menti dei jihadisti che lo hanno catturato, quello della prigionia nella quale è costretto a vivere senza più poter dare notizie alla donna amata.
Se, quindi, il buio e il mistero sono ciò che legano i due amanti, al tempo stesso sono anche gli elementi che li separano perché frutto di due visioni diverse e contrapposte.
L’acqua, onnipresente all’interno della pellicola, è il vero collante di un prodotto che, però, nemmeno i due bravissimi James McAvoy e Alicia Vikander riescono a risollevare.
La linearità con la quale vengono descritte le varie situazioni non è funzionale a una maggiore comprensione della trama o della psicologia dei personaggi, ma anzi non permette al film di fare quel passo in più. Sembra che manchi qualcosa, spesso di cinematografico, all’interno di una storia che potrebbe benissimo rimanere tra le pagine di un libro.
Veronica Ranocchi

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