mercoledì, giugno 03, 2020

BOMBSHELL - LA VOCE DELLO SCANDALO

Bombshell - La voce dello scandalo
di Jay Roach
con Charlize Theron, Margot Robbie, Nicole Kidman
USA, 2019
genere, drammatico
durata, 109'



Raccontando la vicenda di Roger Ailes, presidente e amministratore delegato della Fox costretto a dimettersi dall’incarico per le accuse di molestie sessuali intentategli da alcune delle conduttrici della rete, “Bombshell - La voce dello scandalo” non perde tempo e introduce da subito la materia in questione o meglio la natura del contesto in cui essa nasce e si sviluppa. A cominciare dalla premura della didascalia iniziale, in apparenza superflua - finalizzata com’è a comunicare la cosa più ovvia, a dire quella di trovarsi davanti a un film e dunque al cospetto di fatti e personaggi ricostruiti attraverso espedienti di finzione - invero precipua nel fare sua quella spettacolarizzazione della realtà di cui la Fox e i suoi collaboratori sono stati precursori in campo giornalistico.

Ma non basta perché, ancora prima che il film inizi a incalzarci con la bellezza delle sue immagini, a trovarsi al centro delle vicenda non è il corpo del reato, quello pur magnifico di Megyn Kelly, giornalista di punta e star di uno dei programmi più popolari della rete, bensì le sue parole, prestate al buio dello schermo per esaltare il potere della voce, nel caso in questione strumento necessario (assieme alla fisiognomica) a spostare l’attenzione dalla verità dei fatti alla capacità di saperli raccontare.

A completare l’opera, il piano sequenza introduttivo, quello in cui è sempre la figura della Theron, faccia in macchina, come si addice al suo mestiere, a fare da ambasciatrice del sistema. Così, tra vizi privati e pubbliche virtù, i segni ineluttabili del potere temporale ci vengono messi sotto agli occhi, esibiti, a cominciare dal regno, ovvero il palazzo-grattacielo con i suoi piani a legittimare l’ordine gerarchico, dal Monarca supremo all’ultimo dei sudditi. Consapevole di trovarsi di fronte a un vero e proprio Leviatano e dunque sapendo di poter esserne divorato, “Bombshell" lo affronta senza cadere in facili schematismi, rifuggendo dall’idea di separare i buoni dai cattivi e di contro restituendo la naturale complessità dei rapporti denunciando sia i misfatti che le complicità - in qualche caso, non in tutti - delle vittime. Non solo le donne, utilizzate più per la loro avvenenza che per la loro competenza, ma pure degli uomini, travolti dal Mogol ogni qualvolta non disposti a eseguirne gli ordini.

“Noi siamo la via d’accesso, noi intervistatori siamo la porta, noi della Fox come tutte le altre reti”, dice la protagonista all’inizio del film, ad avvalorare un’identità con la casa madre che fatica a venire meno anche quando si tratta di metterne in discussione la conduzione, si badi bene, non l’appartenenza. In questo senso, il difetto di un film come quello di Jay Roach è il mantenere le distanze dal dramma invece di farsene veicolo; è preferire l’analisi del quadro generale ottenuto dall’esame delle dinamiche e dei meccanismi all’emersione del privato delle singole storie, sì raccontate nelle loro minute implicazioni ma sempre nell’ottica di renderle un tassello del mosaico.

Più interessante che coinvolgente, “Bombshell - La voce dello scandalo” è anche il modo per vedere in azione un’attrice di razza qual è Charlize Theron - affiancata dalle colleghe Nicole Kidman e Margot Robbie - irriconoscibile nel make up che la rende somigliante al personaggio reale quanto brava (la sua nomination agli ultimi Oscar è passata ingiustamente sotto silenzio) nel restituire il contrasto tra la deontologia giornalistica e quella (presunta) del mondo dello spettacolo. Se quindi “Bombshell” è il cinema che racconta sé stesso per interposta persona, tanto lo scandalo di Ailes è simile a quello di Bob Weinstein, bisogna anche dire che la televisione ci aveva già pensato prima. A questo riguardo, vale la pena dare un’occhiata alla miniserie “The Loudest Voice”, con Russell Crowe nel ruolo del personaggio principale. Racconta gli stessi fatti prendendosi più tempo e mettendosi nella parte del diavolo.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su ondacinema.it)

2 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

E' stato accolto tiepidamente da un po' tutti i blog e i vari critici online, però comunque visto il cast e l'argomento sicuramente prima o poi andrà visto.

nickoftime ha detto...

Si, secondo me ingiustamente, a cominciare da interpretazione della Theron meritevole di ben altra attenzione e all'epoca dell'Oscar pressochè dimenticata dai pronostici.