martedì, giugno 09, 2020

THE QUARRY


The Quarry
di Scott Teems
con Michael Shannon, Shea Whigham, Catalina Sandino Moreno
USA, 2020
genere: thriller, drammatico
durata: 98’
Tratto dal romanzo omonimo di Damon Galgut “The Quarry” di Scott Teems è il nuovo film che vede protagonisti Michael Shannon e Shea Whigham.
Siamo in Texas dove conosciamo il reverendo David Martin, in viaggio verso la chiesa di Bevel per un nuovo incarico. Durante il tragitto incontra un uomo, quasi privo di sensi che decide di aiutare e con il quale cerca di intrattenere un dialogo. Questi, però, invece di confidarsi uccide il reverendo, nasconde il corpo e decide di stabilirsi nella città di quest’ultimo prendendone l’identità. Diventando, quindi, un finto predicatore comincia a fare sermoni incentrati sul perdono che vengono apprezzati dagli abitanti del luogo, tranne che dal capo della polizia locale che, invece, inizia ad insospettirsi.
Una narrazione che fatica a decollare, soprattutto a causa di un’oppressione sia spaziale che temporale. Non ci sono riferimenti particolari e precisi sulla data, né tantomeno sullo spazio che appare, anzi, molto soffocante, sia per i colori utilizzati sia per i movimenti molto limitati dei personaggi sia per i luoghi molto circoscritti entro i quali si svolgono i fatti. E quest’assenza di indicazioni contribuisce a creare un alone di mistero intorno a tutta la storia. Allo stesso modo non vengono fornite informazioni nemmeno sul protagonista, interpretato da Shea Whigham, recentemente osservato al cinema in “Joker” che qui finalmente può vantare un ruolo primario. Non sappiamo niente di lui perché è intorno a questa maschera che lui si crea che ruota il perno della vicenda. Ma non ci dobbiamo limitare al personaggio, al mistero e ai segreti che lui si porta dietro. Bisogna guardare oltre e considerarlo come una chiave di lettura. Dovrebbe incarnare il perdono, la consapevolezza di un errore e la successiva redenzione. In realtà, però, ciò che trapela è la convinzione che non ci sarà mai una seconda possibilità, cosa che si deduce anche dalle continue visioni del protagonista.
La progressione finale che porta ad una sorta di risoluzione è forse un po’ troppo veloce e non permette di comprendere completamente le decisioni che hanno spinto il personaggio a compiere determinate scelte.
Affidare il tutto in maniera equa sia al protagonista che al capo della polizia, interpretato da Michael Shannon, il Walt di “Cena con delitto – Knives out”, sarebbe forse stata la scelta più opportuna, invece che limitare il tutto alle visioni del finto predicatore, ai continui ralenti e agli sguardi in macchina del vero reverendo che, però, così facendo, sembra indirizzarsi direttamente al pubblico  e suggerirgli cosa fare, come agire e come comportarsi.
Peccato perché l'idea di fondo, già vista in diversi altri contesti, dal cinema alla letteratura, poteva essere sicuramente sviluppata in maniera diversa.

Veronica Ranocchi