domenica, dicembre 06, 2020

ELEGIA AMERICANA

Elegia americana

di Ron Howard

con Glenn Close, Amy Adams, Gabriel Basso

USA, 2020

genere: drammatico, biografico

durata: 117’

Disponibile sulla piattaforma Netflix, “Elegia americana” è il nuovo film di Ron Howard.

Una storia non troppo semplice e scontata quella messa sullo schermo dal regista statunitense. Partendo dall’omonimo libro di memorie di J. D. Vance, Howard cerca di delineare quello che per questa famiglia, ma in generale anche per molte altre, è il sogno americano. E lo fa in una chiave moderna, attraverso uno scontro generazionale che mette a confronto tre visioni della vita diverse, ma che si vanno inevitabilmente ad incontrare.

J. D., ormai adulto, è un ex marine, studente di giurisprudenza sul punto di ottenere il lavoro dei suoi sogni. Purtroppo un problema familiare lo costringe a tornare sui suoi passi e rimettersi in contatto con la famiglia che ha sempre voluto dimenticare. In particolare riceve una richiesta d’aiuto dalla sorella che lo informa delle condizioni sempre più precarie della madre che sta lottando con una dipendenza. J. D. decide, quindi, di tornare ad aiutare quello che resta della sua famiglia e attraverso il suo viaggio di ritorno a casa, ripercorre, nella propria memoria, quella che è stata la sua adolescenza, soprattutto insieme alla nonna, l’unica in grado di aiutarlo veramente facendolo crescere e portandolo, seppur in maniera talvolta aggressiva, a compiere delle scelte in previsione di un futuro più roseo.

Quello che era nato come un breve viaggio con il solo scopo di dare una mano alla sorella senza dover tornare nel turbine di emozioni nel quale ha sempre vissuto, si trasforma per il protagonista in una sorta di viaggio di formazione, alla scoperta di sé e di chi lo circonda. Non è più il lavoro in sé il suo più grande e importante obiettivo, ma capire chi è veramente e cosa desidera dalla propria vita. Il lavoro diventa, quindi, il mezzo necessario per poter aiutare qualcuno e porre fine a una situazione che, fin da troppo tempo, è in stallo. Spesso in contrasto, sia con la madre che con la nonna, J.D. cerca comunque di provare a capire e accettare la propria famiglia che, come ricorda all’inizio, è disposta a qualsiasi cosa pur di proteggere i propri membri. La situazione, però, instabile della madre Bev mette costantemente a dura prova il figlio, sia da giovanissimo che nel momento in cui ritorna. E pone l’accento, seppur in maniera talvolta esagerata e tragica, sulle differenze generazionali.

Nonostante queste premesse la storia sembra non riuscire mai a decollare veramente. La sensazione è quella di una vicenda a tratti troppo lenta che non suscita mai un reale interesse nello spettatore. Troppa regolarità e troppa normalità, seppur i personaggi siano portati all’estremo, soprattutto quelli della madre e della nonna, per una storia che avrebbe tutte le carte in regola per emergere e differenziarsi da altre. Invece, alla fine, quella di J. D. risulta una storia come un’altra, destinata a non essere ricordata.

Da segnalare, però, le interpretazioni più che convincenti di due attrici incredibili che sono riuscite a rappresentare tutte le difficoltà e tutte le sfaccettature di due personaggi complessi. Risultare credibili (e molto somiglianti fisicamente) rappresentando due persone che portano agli antipodi anche le loro stesse emozioni e i modi di fare era tutt’altro che semplice. Ma loro ci sono riuscite in maniera egregia. Arriverà una candidatura sia per Glenn Close che per Amy Adams? Sicuramente i momenti più interessanti della pellicola sono proprio quelli che le vedono protagoniste con monologhi o dialoghi, la maggior parte dei quali, in contrasto, che evidenziano la versatilità di due grandi nomi hollywoodiani che ancora non hanno ottenuto il giusto riconoscimento. Sarà la volta buona, almeno per una di loro?

Veronica Ranocchi

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