mercoledì, novembre 03, 2021

BELLE

Belle

di Mamoru Hosoda

Giappone, 2021

genere: animazione, fantastico, avventura

durata: 122’

Mamoru Hosoda ha presentato ad Alice nella città il suo ultimo film d’animazione “Belle”, al quale ha fatto seguito anche una masterclass.

Come indica il titolo stesso, il film è un chiaro richiamo alla figura di Belle, protagonista de “La Bella e la Bestia”, ma posta nella quotidianità di oggi, 2021.

Al centro di tutto c’è Suzu, una diciassettenne rimasta orfana della madre che vive con il padre dal quale, a poco a poco, si sta allontanando così come dalla passione per la musica che condivideva proprio con il genitore defunto. Le giornate per Suzu si svolgono tutte allo stesso modo in maniera monotona e ripetitiva. Questo finché la ragazza non scopre l’esistenza di U, un social che permette la creazione di profili virtuali dove essere, quindi, qualcun altro. Creandosi il proprio alter ego, dal nome Belle, Suzu inizia a riprendere in mano il canto, dando libero sfogo a questa sua passione e diventando, in breve tempo, una vera e propria star di questa realtà virtuale. Tutto sembra procedere per il meglio finché non arriva un drago a scombinare le carte in tavola.

La bravura di Hosoda nella sua nuova opera sta nel riuscire a fondere perfettamente passato e presente (con un pizzico di futuro). Quello che ci mostra è qualcosa di non troppo distante da quello che vediamo continuamente ogni giorno e nemmeno da quello in cui potremmo “cadere” molto prima di quanto possiamo immaginare. La realtà virtuale è sicuramente un qualcosa di già utilizzato e analizzato nel cinema (“Ready Player One” di Spielberg è uno dei titoli da citare), ma Hosoda è abile nel riuscire a dargli una connotazione differente, intersecandola e incastrandola come in un puzzle con la quotidianità. Non a caso, infatti, le vite si intersecano tra realtà reale e virtuale tanto che l’unico modo per risanare determinate ferite è “scambiarsi”.

Ma un’altra fusione più che efficace tra passato e presente è anche da intendersi come la fusione tra un grande classico dell’animazione Disney, la già citata “La Bella e la Bestia”, e la quotidianità di oggi. I movimenti, le parole, le situazioni e le dinamiche così come i personaggi sono gli stessi del grande classico. Qui tornano e sembrano quasi sfidare lo spettatore che, in alcuni frangenti praticamente identici, è spinto quasi più a trovare le similitudini tra le due opere piuttosto che seguire la narrazione. Anche perché ne conosce già le conseguenze. Con tematiche analoghe e sviluppo delle stesse in maniera quasi identica “Belle” mette anche al centro la femminilità della protagonista e, con lei, l’importanza della figura femminile universale. È lei che salva la situazione; è lei che salva il mondo. Gli equilibri si invertono e invece di essere la classica “principessa/protagonista” da salvare è la salvatrice. L’unica e sola che agisce, facendo ricorso agli altri solo per avere supporto, sostegno e suggerimenti. Lei è la protagonista, il “problema” e la soluzione. Sembra prendere alla lettera la frase “ognuno è artefice del proprio destino”. Suzu se lo crea, lo modella su sé stessa, sui suoi interessi e sulle persone che la circondano senza, però, farsi troppo influenzare da queste ultime, e lo utilizza per diventare prima Belle e poi davvero Suzu.

Ed è questo il grande insegnamento che Mamoru Hosoda vuole darci. Quello di una libertà ricercata, agognata e finalmente pronta ad essere “utilizzata”. Tra le righe anche altre tematiche che trovano il loro sviluppo in parallelo a quella centrale.

Un film sulla forza di credere in sé stessi e sul sapersi sempre rialzare dopo una sconfitta o una perdita.

Mamoru Hosoda ha ancora tanto da raccontare, per fortuna.


Veronica Ranocchi

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