Encanto
di Byron Howard, Jared
Bush
USA, 2021
genere: animazione,
avventura, fantastico, musicale
durata: 99’
“Encanto” è il
sessantesimo film Disney nel quale torna ad essere al centro della narrazione
una giovane eroina. Non è una principessa e non è la classica “donzella da
salvare”. Anzi, è la salvatrice di sé stessa.
Mirabel Madrigal, la
protagonista, è la giovanissima nipote di Alma. Molti anni prima, in Colombia,
dove è ambientata la storia, Alma aveva tentato di fuggire a seguito di un
conflitto armato. Durante la fuga, però, aveva perso il marito ed era rimasta
sola con i tre figli. A causa di un miracolo una candela che la donna teneva in
mano viene incantata per proteggere un piccolo villaggio tra le montagne
nascosto in un “encanto”. Da quel momento, di generazione in generazione, si
susseguono gli “encanti” e ogni membro della famiglia ottiene uno speciale potere,
dalla forza alla bellezza, dalla possibilità di curare a quella di parlare con
gli animali. Tutti tranne Mirabel che sembra non avere nessuna particolarità.
Questo finché non si accorge che la casa che ospita la famiglia (e anche i membri
stessi) sta perdendo i poteri e si sta indebolendo. Sarà compito proprio della
giovane protagonista mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, capire cosa sta
succedendo e impedire che la famiglia Madrigal si frantumi.
Un film colorato e vivace,
in perfetto stile Disney, che non aggiunge niente di nuovo al panorama
precedente e nemmeno osa andare in qualche direzione diversa. Intervallato da
una serie di canzoni originali, più o meno orecchiabili, “Encanto” risulta un
prodotto fruibile dal pubblico dei più piccoli, come i curiosi che accerchiano
Mirabel nella prima parte della storia e che chiedono impazienti il resoconto
della storia della sua famiglia. Ma un classico che può essere apprezzato anche
dai più grandi. La paura del futuro, il non sapere cosa aspettarsi dal domani
sono tutte tematiche toccate da “Encanto”, seppur in maniera giocosa e quasi
ironica e che si indirizzano a un pubblico più adulto, in grado di coglierne
ogni sfumatura.
L’impressione, però, può
risultare quella di voler sopperire, attraverso musica e colori, all’assenza di
una base solida. La struttura, infatti, come detto, non va oltre ciò che ci si potrebbe
aspettare da un film del genere. Non osa e non azzarda. Il personaggio centrale,
seppur con caratteristiche proprie che lo identificano, sembra assomigliare
troppo a tutti quelli che l’hanno preceduto. Tanto che, in alcuni frangenti, c’è
il rischio di andare in direzioni già intraprese (come, per esempio, l’abbraccio
tra sorelle, già sviscerato in “Frozen”).
Nonostante ciò “Encanto”
resta l’ennesima dimostrazione che la Disney non delude. Una Disney ormai
ancorata a determinati standard e determinate strutture che funzionano e
funzioneranno. Quelle strutture in grado di richiamare sempre un gran numero di
spettatori.
Veronica Ranocchi
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