Svegliami a Mezzanotte
di Francesco Patierno
con Fuani Marino, Eva
Padoan
Italia, 2022
genere: documentario
durata: 71’
Ultimo episodio di un’ideale
trilogia a cui appartengono “Napoli’44” e “Diva!”, “Svegliami a mezzanotte” di
Francesco Patierno è una sorta di “Alice nel paese delle meraviglie” in cui,
come nel romanzo di Lewis Carroll, realtà e fantasia, conscio e inconscio si
mescolano in una fantasmagoria di suoni, musica e parole. Da non perdere.
Prodotto e distribuito da
Luce Cinecittà, “Svegliami a Mezzanotte” è un documentario italiano presentato
alla 40esima edizione del Torino Film Festival.
Incontrare una persona e
non un personaggio. Parliamo di Fuani Marino, nata due volte, nel momento in
cui, una mattina d’estate, decise di porre fine alla propria vita lanciandosi
dal quarto piano, sopravvivendo, suo malgrado, alle lesioni riportate nella
caduta.
“Svegliami a Mezzanotte”,
questo il titolo del film di Francesco Patierno, altro non è che la storia del
prima e dopo che separa la vita di Fuani da quel tragico evento.
Tra le possibilità di
mettere in scena l’avventura esistenziale della sua protagonista con i codici
del cinema e quella di ripercorrerla dall’interno, lasciando che a raccontarla
non sia un alter ego fittizio, ma la protagonista dei fatti, Patierno sceglie
la seconda, per realizzare una fantasmagoria di immagini, suoni e parole che,
eliminando la distanza tra schermo e spettatore, ha la potenza di catapultare quest’ultimo
nel cuore pulsante del racconto, all’interno di quel flusso di coscienza con
cui il film e la sua protagonista ripercorrono le fasi di un’esistenza che
sembra prendere vita davanti ai nostri occhi. Attraverso le parole di Fuani “Svegliami
a Mezzanotte” ci invita a “chiudere gli occhi” per iniziare a guardare con uno
sguardo nuovo, non limitato a una fruizione passiva della rappresentazione, ma
parte in causa e finanche complice della condivisione in atto.
“Svegliami a mezzanotte”
lo mette in pratica con un dispositivo che funziona contemporaneamente su più
livelli: da una parte esponendo gli avvenimenti in maniera lineare, come
succede nei biopic più classici, con la cronaca dei fatti con cadenza
cronologica, dall’inizio alla fine; dall’altra destrutturando il racconto orale
attraverso un montaggio “casuale” (che tale non è) delle immagini.
Mescolando materiali
diversi con filmini e foto della protagonista alternati a un caleidoscopio di
frammenti cinematografici e documentari, “Svegliami a mezzanotte” accosta
filmati eterogenei senza la logica stringente del cinema mainstream, lasciando
alle assonanze e ai rimandi poetici il compito di cortocircuitare la ragione a
favore di una lettura emotiva e sentimentale del percorso salvifico compiuto
dalla protagonista.
E se nella prima parte “Svegliami
a Mezzanotte” privilegia la discontinuità della narrazione, con una forma,
quella appena detta, coerente alla progressiva perdita di senso che spingerà
Muni al folle gesto, nella seconda, quella seguente al tentato suicidio, lo
stile cinematografico si fa meno estremo e più classico, andando di pari passo
con il ritorno di Fuani a una stabilità esistenziale e familiare che, pur non
escludendo la possibilità di eventuali ricadute, si apre comunque a una
speranza capace di scaldare il cuore dello spettatore.
In questa ottica “Svegliami
a mezzanotte” evita la retorica della malattia, tenendosi distante dalla
tentazione di dare risposte o regalare una morale a una vicenda chiamata a fare
i conti con il mistero della mente umana.
Frutto della
collaborazione alla scrittura tra Francesco Patierno e Fuani Marino, autrice
dell’omonimo libro a cui il film è liberamente ispirato, “Svegliami a
Mezzanotte” è l’ultimo episodio di un’ideale trilogia (“Napoli’44” e “Diva!”
sono gli altri due) in cui l’autore napoletano sembra aver trovato nella
pratica del documentario creativo il terreno ideale per portare avanti un
discorso cinematografico – iniziato con Pater Familias -, in cui poesia e
sperimentazione vanno di pari passo. In concorso nella sezione Documentari
Italiani al 40° Torino Film Festival Svegliami a mezzanotte è destinato a
rimanere nel cuore e negli occhi dello spettatore. Da non perdere.
Carlo Cerofolini
(recensione già pubblicata su taxidrivers.it)
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