giovedì, marzo 19, 2009

Gran Torino

Il grande Eastwood è tornato con un film intenso, ironico e mirabilmente girato.
Gran Torino, girato in poco più di un mese su sceneggiatura di Nick Schenk, affronta temi quali il razzismo, l'incomunicabilità famigliare, l'amicizia, la riscoperta dei valori umani.
Cosa aggiungere a tutto ciò che la stampa ha profusamente scritto di questa pellicola, di questo mirabile risultato dell'ultimo regista classico di Hollywood e forse del cinema in generale? Direi da parte mia ben poco, se non le mie considerazioni personali.
Con Gran Torino Eastwood chiude la sua carriera di attore e sancisce il tuo grade talento registico (se mai ci fossero stati dubbi). Ogni sequenza potrebbe essere utilizzata per una lezione di cinema. Il pregio del regista/attore è quello di mettere in scena una storia ben scritta con sguardo ironico ed appassionato, lasciando sempre spazio alla speranza, anche laddove sembra tutto perduto.
Il film commuove, diverte, fa riflettere sui limitimi umani, sulle nefandezze della nostra società, sull'America di oggi ancora intrisa di razzismo e che non trova un modo per dare ossigeno ad una reale integrazione nel territorio delle minoranze etniche. Il film tiene incollati alla poltrona seguendo una storia umana come tante eppure assolutamente unica. Gran Torino è denso di argomenti, e Eastwood non lascia nulla di incompiuto, ogni filo è ben tessuto, ben sostenuto nella sua trama vigorosa. E lui, nei panni del protagonista, va incontro ad una sorta di catarsi che gli permette un'uscita di scena di alto livello, assolutamente spettacolare e poetica.

Ed ora lascio spazio ai vostri commenti, al dibattito popolare che tanto ci piace.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Veri,

per aprire il dibattito intervengo con una considerazione sul modo di fare cinema di Clint Eastwood, spesso trascurato dalla definizione "ultimo maestro del cinema classico" che e' utile per collocare la sua arte ma poi dice poco sul piano del making of del regista.

Il cinema di Eastwood e' il risultato di un lavoro ultracollaudato: cresciuto durante la grande depressione, abituato a lavorare con artigiani di livello come Leone e Siegel, e dovendo fare i conti con budget che gli lasciassero il final cut (e quindi limitati)Eastwood ha imparato ad ottimizzare: tutto cio' si trasforma in una squadra di collaboratori fidati che condividono con il regista la stessa esperienza culturale ed esistenziale (qualcuno per scherzare disse che il set di Clint Eastwood assomigliano ad un club di ottuagenari)e ne capiscono al volo le idee: questo permette riprese rapidissime (e quindi costi bassi), con scene che vengono ripetute non piu' di due volte (cosi' risparmi anche sugli attori), ma soprattutto con l'intelligenza di capire che essere autore dipende dallo SGUARDO (E QUI SI POTREBBE APRIRE UNA BELLA DISCUSSIONE)

e POI PENSATE alla sceneggiature: in Europa l'autore per essere tale deve firmare la sceneggiatura: deve essere insomma il titolare delle idee.

Pensate un po' voi se un maestro europeo si fosse affidato ad uno scrittore di romanzi di genere, quelli che il libreria vengono snobbati dall'intellighenzia e dalla critica...si sarebbe gridato alla scandalo ed invece Clint Eastwood ne ha ricavato un capolavor come Mystic River...

Al contrario Eastwood, scevro da questi complessi di inferiorita' si mantiene sempre fresco ed aperto al cambiamento.

Aspetto le vostre

un abbraccio speciale a VERI con cui mi complimento per la prolificita'(due critche in un sol colpo) e l'efficacia dei suoi pensieri.

NICKOFTIME

parsec ha detto...

Eastwood ha qui raggiunto dei livelli altissimi di cristallino talento e collaudato mestiere. Il mio plauso e la mia profonda gratitudine vanno alla superba capacità con cui è riuscito a bilanciare armoniosamente Gravità e Leggerezza. Tutta la sala al cinema è stata mossa sia dalla profonda commozione che dalle risate di pancia scaturite grazie alla grande presenza di spirito con la quale questo genio ha attraversato la narrazione.
Come un grande campione fa sembrare semplici le cose difficili, regalandoci solo il meglio di un impegnativo gesto tecnico. God bless Clint

Fabrizio ha detto...

Salve ragazzi, per me Gran Torino è capolavoro. Probabilmente non solo per il film in se stesso, ma perchè è senza dubbio (anche) il testamento cinematografico di Clint Eastwood.

Anonimo ha detto...

E' un capolavoro anche per me. La morte di Walt l'ho trovato molto metaforica. Walt si sacrifica per espiare, per liberare Thao dal suo peccato originale (furto dell'auto, pressione della gang); facedonsi carico dei peccati della Nuova America, quella di Obama incarnata nel giovane coreano. Walt si sacrifica per garantire un futuro nuovo, poiché il vecchio ( che lui stesso ha contribuito a forgiare) è ormai sbandato e imbarbarito per poterlo salvare. Spero di avermi fatto capire. buon cinema

Carmen ha detto...

Dopo poche ore dalla visione di Gran Torino, posto anche io il mio commento.
Innanzitutto, complimenti a Veri Paccheri per la sua recensione.
Credo che questo film, per certi aspetti, tratti argomenti noti, triti e ritriti: il razzismo, l'incomunicabilità, gli incubi della guerra, la solitudine, ma la bravura di Eastwood consiste proprio nella capacità d trattarli in maniera per nulla banale, unendo, come dice Parsec: leggerezza e gravità, sapendo ben dosare questi due aspetti.
Stupenda anche la recitazione di Eastwood, pulita, senza fronzoli. Commovente la sua rabbia, il suo dolore. Efficaci i suoi grugniti, i suoi moti di ira. Bellissimi i suoi rari sorrisi.
Ho un'idea che mi è appena venuta in mente, se riuscirò ad inquadrarla bene, ve la esporrò.
Magari domani, quando sarò piu' lucida:-)
Un saluto a tutti

Fabrizio ha detto...

Al sottoscritto questa storia tirata fuori da autorevoli critici politicamente corretti che riferendosi al finale del film, parlano della REDENZIONE del protagonista non va proprio giù. Si ha paura di dire che il vecchio Walt è coerente sino in fondo con il suo modo di vedere le cose? Un razzista, moralista, deve per forza essere un imbecille? Non può avere una sua coerenza è una moralità così alta da sacrificarsi per gli altri? Walt non si redime affatto e nelle sue ultime parole prima sbeffeggia i parenti lasciandoli a bocca asciutta e poi ricorda a Theo di non comportarsi come i messicani, le checche, coatti coreani, rozzi italiani ecc...
Se questa è redenzione...

ethan ha detto...

ciao Fabrizio, io non ho pensato ad una redenzione la morte di Walt, ma ad una morte della vecchia America e Thao mi rappresenta quella pro-Obama. Sapendo che pubblicamente Clint ha sostenuto il presidente in carica.