mercoledì, febbraio 22, 2012

50/50

50/50 (Usa 2011)
Regia: Jonathan Levine

recensione di PARSEC



Ad un giovane ragazzo (J.G.Levitt) viene diagnosticata una rara forma di cancro, affronterà la terapia con il sostegno del suo migliore amico (Seth Rogen) della mamma apprensiva (Angelica Houston) e della psicologa (Anna Kendrick).

Terzo lungometraggio del 35enne newyorkese Levine - dopo All the boys love Mandy Lane e The Wackness - nonostante il tema drammatico il film ha i toni della commedia con momenti molto toccanti e altri molto divertenti, Seth Rogen vulcanico e lungimirante si conferma un bravo attore e soprattutto un acuto produttore.

Il film - che ha ricevuto il premio del pubblico - è già doppiato e pronto per la distribuzione nei circuiti commerciali (peccato per la voce italiana di Seth Rogen che non restituisce il vocione originale del simpatico attore).

Jonathan Levine al termine della proiezione racconta come sono andate le cose riguardo alla storia e alla produzione: si tratta di un momento autobiografico dell’autore dello script, Will Reiser, che si ammalò di cancro all’età di 20 anni, a quel tempo il suo miglior amico era proprio Seth Rogen il quale in seguito incoraggiò lo stesso Reiser a scrivere della sua esperienza.
Grazie alla presenza di Seth Rogen nel progetto relativamente low budget è stato più facile trovare i soldi e fare il film.

Sul film:

il regista afferma che non è stato poi così difficile come poteva sembrare trovare un equilibrio tra l’aspetto drammatico e quello più leggero, perché è qualcosa che rispecchia comunque la vita reale. Negli states c’è un po’ la tendenza a realizzare o un film triste o una commedia, a Levine invece è piaciuto combinare questi due elementi, affrontare un tema drammatico e parlare di cose tristi in modo divertente. Nello script inoltre era già presente l’equilibrio tra dramma e aspetti comici e c’è stato un incontro di affinità tra lui, Seth Rogen e Will Reiser con i quali all’inizio del progetto hanno discusso dei film di Hal Ashby, Cameron Crowe e James Brooks che avevano già affrontato e realizzato ottimamente le stesse idee.

Sulla location:

Il film ambientato a Seattle è stato in realtà girato a Vancouver per ragioni economiche. La scelta iniziale di ambientare la storia a L.A. - l’idea era quella di creare un forte contrasto tra la condizione di profonda tristezza del protagonista e una città luminosa e calda in cui splende sempre il sole - è stata abbandonata per evitare confronti con“Funny people”di Judd Appatow, un film il cui soggetto è simile a 50/50 e in cui Seth Rogen è di nuovo co-protagonista. Inoltre hanno optato per Seattle perché c’è un interessante fermento culturale e lavorativo giovanile che creava senso con la storia.

Su Angelica Houston:


la adora da sempre e in particolare per il suo lavoro con Wes Anderson - i Tenenbaum e The Life Aquatic - in questo ha portato molto di se stessa a causa del suo recente lutto - suo marito è morto sei mesi prima dell’inizio delle riprese - come regista è stato straordinario averla sul set per il contributo che ha dato al film sia dal punto di vista umano che professionale, per le emozioni che ha saputo esprimere e per gli aneddoti su suo padre (John Houston) che spesso raccontava.

Novembre 2011, Parsec


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5 commenti:

nickoftime ha detto...

vedere questa rece è una bella sorpresa perchè avendo appena finito di vedere il film mi sembra di avere trovato un interlocutore interessato a parlarne...all'inizio il film mi ha lasciato freddo..non amavo l'attore che la interpretava ed anche la narrazione mi sembrava un pò piatta..volutamente sottotono...fin troppo..poi senza accorgermene mi sono trovato a pensarmi nella situazione del protagonista..come l'avrei presa quella malattia..come si sarebbe comportato il mondo intorno a me...mi sono anche emozionato ad un certo punto..nonostante il film abbia fatto di tutto per mantenere un emotività contenuta, difficile da lasciare andare...

parsec ha detto...

in effetti più che una recensione del film è la fredda cronaca dell'evento Levine/Levitt/Rogen in concorso al torino film festival, che ha rappresentato un evento nell'evento, considerato che intorno all'autore c'è un grande interesse da parte degli addetti ai lavori e del pubblico che l'aveva apprezzato con il sorprendente "Fa'la cosa sbagliata" (the wackness).
Gli stessi attori - nonostante GordonLevitt abbia rapprensentato e ancora confermi di rappresentare con le sue scelte artistiche il cinema indi americano - fanno ormai parte con il regista del cinema mainstream. Questo spiega la curiosità e l'affluenza di pubblico - tra gli altri spettatori anche Carlo Virzì, in concorso con "i più grandi di tutti".
Concordo con te circa la scarsa emotività, questo film fa spesso più ridere che non indurre a riflessioni catartiche - a mio avviso è all'acqua di rose l'esplorazione del dolore e dell'impatto sul quotidiano, mancano i tratti più drammatici e sporchi della malattia che invadono i giorni trasformando radicalmente ogni gesto - ma succede qualcosa di espansivo comunque lungo la narrazione, che non so spiegarmi, perché in sala c'è stata una corsa ai fazzoletti, e un concerto di nasi commossi.
Del resto l'intento dell'autore era proprio quello di raccontare con leggerezza un tema drammatico.
Vorrei sapere se ti sei fatto un'opinione su Seth Rogen

Anonimo ha detto...

..Seth Rogen credevo di averlo inquadrato con "Molto incinta"..una specie di Drugo di nuova generazione con qualche chilo di troppo..in quel film mi era piaciuto molto..era lui a trascinare il film in uno scazzo dove anche una letaly blond come Katherine Heigl finiva per essere normalizzata..una bambola a portata di tutti..roba che finito il film potevi uscire e credere per davvero di rimorchiare una "femme fatale" come fosse la ragazza della porta accanto...adesso credo che rogen stia attraversando la sua linea d'ombra...stia decidendo cosa fare da grande...comunque è uno di quegli attori che tengo d'occhio..
spero di essere stato esaustivo..e ti chiedo a questo punto che idea ti sei fatta tu...

nickoftime

parsec ha detto...

Adoro Seth Rogen, sono molto impressionata dalla sua attività di produttore e sceneggiatore. Il colpo di fulmine l'ho avuto con the green hornet e successivamente ho recuperato i film scritti prodotti ed interpretati in precedenza.
Le sue origini non mentono, fa parte di quella generazione con la testa ed il talento per raccontare belle storie facendo intrattenimento e soldi.

Anonimo ha detto...

..che strano mi ero fatto l'idea che no ti piacesse..e poi sei una delle poche a cui è piaciuto Green Hornet..io ne vidi un pezzettino e poi non l'ho ancora recuperato..lo farò quanto prima!

nickoftime