venerdì, febbraio 13, 2015

SEI MAI STATA SULLA LUNA?

Sei mai stata sulla Luna?
di Paolo Genovese
con Roul Bova, Liz Solari, Sergio Rubini, Emilio Solfrizzi
Italia, 2015
genere, commedia
durata, 90'
 
 
 
 
Che la commedia italiana rappresenti l'anima più commerciale del nostro cinema è un fatto acclarato. A dirlo sono prima di tutto i numeri che riguardano non solo l'ingente quantità di biglietti staccati al botteghino ma anche la grande mole di capitali investiti nello specifico settore. Una tendenza questa, che non può essere disgiunta dal valore intrinseco dei singoli film ma che anzi deve essere tenuta in considerazione in sede di analisi per cercare di valutare al meglio il lavoro di un autore sulla cresta dell'onda come Paolo Genovese, e di un film, "Sei mai stata sulla Luna?", che è paradigmatico dei pregi e dei difetti della sua categoria.
Proveniendo dal mondo della pubblicità, Genovese è un uomo di mestiere nel senso più stretto del termine, per il fatto di concepire il suo lavoro in funzione del pubblico e di pensare in termini di immagini. Nel cinema questa attitudine si è tradotta in una capacità di sintesi e in una chiarezza di linguaggio che deve molto alla cura del comparto visuale, e in particolare alla ricchezza di informazioni contenute all'interno della cornice filmica. "Sei mai stata sulla luna" se ne giova quando si tratta di caratterizzare un universo fatto di antipodi, con il lusso freddo e sfarzoso della grande metropoli opposto al colori naif dello strapaese meridionale e pugliese, come pure nell'enfatizzare le distanze tra l'attivismo presenzialista e nevrotico di Guia (Liz Solari), la manager di moda protagonista della storia, e lo spontaneismo ruspante e un pò gaglioffo di Tony (Raoul Bova), il fattore della masseria che la donna ha deciso di mettere in vendita. 
 
 
Diversamente, nel momento in cui la storia prende piede, e la favola della "bisbetica domata" si trasforma in una sorta di apologo delle vita agreste e delle virtù contadine, con la bellona convertita al pragmatismo cafone ma sincero del suo aitante pretendente, il film mostra la sua debolezza, non riuscendo mai a rispondere in termini di contenuti alla precisione dell'allestimento scenico. Stereotipi e prevedibilità abbondano in un film che comunque riesce a intrattenere grazue alla solidità degli attori (Da Sergio Rubini a Emilio Solfrizzi) chiamati a dar manforte alla fotogenia delle due primedonne.
 
 
Ma il punto non è questo, perchè qui non si tratta di mettere alla gogna un film che nelle sue premesse popolari e generaliste si porta a casa comunque il risultato, quanto di fare il punto sull'omologazione di un genere come quello della commedia, costretto a svendersi per tenere testa all'inesauribile sete di un mercato schizzofrenico e monotematico. Se poi aggiugiamo che, sempre più spesso, i campioni d'incasso sono proprio quei film che sacrificano la confezione all'anarchia (A parte il fenomeno Zalone ricordiamo gli exploit di Francesco Mandelli e Maccio Capotonda) allora è evidente che il mercato è saturo e il cambiamento, necessario.

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