Guida romantica a posti perduti
di
Giorgia Farina
con
Jasmine Trinca, Clive Owen, Andrea Carpenzano
Italia,
USA, 2020
genere:
drammatico
durata:
106’
Terzo
lungometraggio per la regista romana Giorgia Farina, “Guida romantica a posti
perduti” è un road movie con protagonisti Jasmine Trinca e Clive Owen, nel
ruolo di due insoliti compagni di viaggio.
Lei
è Allegra (solo di nome) che, chiusa nelle sue paure, fobie e insicurezze, ha
una relazione con un ragazzino più giovane di lei e finge, mentendo anche a
lui, di avere un lavoro che la impegna in continui viaggi in giro per il mondo.
Nella stessa palazzina, ma al piano di sopra abita Benno, marito di un’infermiera
che sembra dedicare tutto il suo tempo a sé stessa e al suo lavoro, piuttosto
che al marito, del quale sembra non vedere (o non voler vedere) l’evidente problema
di alcolismo. Ne è a conoscenza, nonostante lui continui ad inventarsi mille
scuse e a nascondere le prove, e lo invita a recarsi in un centro apposito, ma
non va oltre. Quando i due si incontrano, durante una delle tante sbornie dell’uomo
e finiscono insieme in ospedale, hanno modo, in maniera rocambolesca, di
conoscersi forse per la prima volta, nonostante residenti nella stessa palazzina
e, abbandonati temporaneamente, in un modo o in un altro, dalle proprie metà,
decidono di intraprendere insieme un viaggio. Un viaggio alla ricerca di posti perduti.
Quella
che doveva essere una guida romantica, perché maturata da Allegra insieme al
fidanzato Michele, si trasforma in un viaggio all’insegna dell’avventura dove
la guida, in realtà, serve allo spettatore che si perde dentro un ciclo di
eventi che sembrano quasi ripetersi continuamente. I personaggi, fin troppo
caricaturati, non convincono né singolarmente né insieme. L’intento è
probabilmente quello di far sì che riescano a spalleggiarsi e supportarsi a
vicenda, ma l’esito va in tutt’altra direzione, caricato ancora di più da un
finale aperto che ha un sapore dolceamaro. La sorte dei due è già scritta fin
dall’inizio e il viaggio non è altro che un pretesto per raccontare due vite
sole e solitarie che nascondono segreti e insicurezze. Ma se uno di loro fa di
tutto per uscire dalla bolla che si è disegnata intorno, o almeno ci prova, l’altro
personaggio sembra non comprendere i suoi errori e continua incessantemente a ricaderci
in un meccanismo senza fine.
La
struttura dei personaggi, mai veramente solida, rimane piatta e preannunciata e
non è aiutata né avvalorata dalle interpretazioni degli attori, soprattutto da
quella della Trinca che sembra caricaturare fin troppo Allegra.
Non
eccelle nemmeno la sceneggiatura e la scelta dei dialoghi che non
approfondiscono né, appunto, i personaggi né tantomeno le situazioni, mostrate
al pubblico e poi portate immediatamente via per passare alla successiva. E
tutte al limite del reale.
Menzione,
invece, per i due personaggi secondari: il fidanzato di Allegra e la moglie di
Benno che, paradossalmente, risultano più sfaccettati, più veri e più approfonditi,
anche se con poche battute e poca presenza sullo schermo.
Veronica Ranocchi
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