martedì, giugno 02, 2009

UOMINI CHE ODIANO LE DONNE

“Uomini che odiano le donne” è un noir che porta di nuovo alla ribalta l’indagine investigativa, non più funzionale alla sovraesposizione del personaggio principale ma collegamento coerente di elementi apparentemente inconciliabili. Una dichiarazione d’intenti che sarebbe piaciuta a Raymond Chandler, da sempre fautore di crime story costruite senza forzature o sottomissioni alla spettacolarità delle situazioni e derivate da un analisi sociologica indispensabile alla credibilità dell’invenzione artistica. Il nostro, evidentemente supportato dalla solidità della fonte scritta, ambienta la vicenda nel paesaggio svedese e usa i luoghi comuni sull’efficienza di un paese da sempre annoverato come modello di modernità e compostezza per smascherare le ipocrisie la decadenza che da sempre sono il contraltare del decoro e della ricchezza. Un “grande sonno” in versione scandinava (anche qui è il patriarca di una famiglia patrizia che dà il via all’indagine) che si avvale di due personaggi forti, un giornalista d’assalto che si inventa detective per riscattarsi da un processo ingiusto che l’ha messo fuori gioco, e da una hacker cyber punk, bisessuale e tormentata da un oscuro passato, che diventa sua assistente (e non una bella statuina) e da un incipit rafforzato dallo sguardo della ragazza scomparsa, una specie di Monna Lisa che il film ripropone più volte attraverso la fotografia usata per la sua ricerche, e che diventa, non solo per le parti in causa ma anche per lo spettatore in sala, una specie di ossessione che lo calamita senza pause all’interno della storia. Un appeal molto americano per un film corroborato da un gusto tutto europeo nella costruzione dei personaggi ai quali si permette di appartenere ad un mondo, in cui anche la riflessione ed il silenzio hanno un significato e non sono semplicemente una mancanza in termini di spettacolarità e di tempi cinematografici.

27 commenti:

nickoftime ha detto...

Ho appena ricevuto la notizia che questa recensione sarà pubblicata sulnumero 23/2009 di FILM TV.

un saluto a tutti i cinemaniaci

Fabrizio ha detto...

Ho appena avuto notizia che l'ospite d'eccezzione al prossimo Torino Film festival sarà il regista giapponese NAGISA OSHIMA.
p.s. Complimenti a nickoftime

ethan ha detto...

-l'altra retrospettiva sarà dedicata a Nicholas Ray. Certo che con un ospite così non bisognerà proprio mancare. :)
- complimenti a nickoftime.

nickoftime ha detto...

Spero che quest'anno sia la volta buona per ritrovarci accomunati dalla nostra comune passione

ethan ha detto...

Complimenti al regista che è riuscito a mantenere il ritmo alto per le oltre due ore e mezza, lasciando da parte i dettagli per concentrarsi sui passaggi essenziali della storia. Un cast perfetto

nickoftime ha detto...

Molti si sono lamentati dei tempi morti,ma a mio avviso il cambiamento di ritmo è stato essenziale per creare l'alchimia tra il pubblico ed i personaggi dello schermo...la fretta di alcuni opere americane nuocciono alla creazione di qualsiasi empatia perchè i personaggi non diventano mai tali

parsec ha detto...

2 ore e 30 scivolate via senza fatica. Un film intelligentemente sobrio che riesce a non essere fastidiosamente didascalico e noioso quando deve raccontarci le premesse e a darci tutte le informazioni necessarie per la partenza della storia senza essere troppo approssimativo. A rendere interessante l'ennesimo caso di persona scomparsa, oltre ai puntuali tempi narrativi, è la strana coppia di protagonisti, i cui ruoli uomo/donna sembrano invertiti. Le regole del genere sono rispettate ampiamente. Voto 8

ATTENZIONE SPOILER NON LEGGETE SE NON AVETE ANCORA VISTO IL FILM:
un momento di delusione è alla fine la ricomparsa della ragazza -in Marlowe sarebbe difinitivamente morta - e questo lieto fine toglie un pò della suggestione che era riuscita a creare con la sua presenza soltanto tramite quello sguardo nella foto, ma per me il momento weirdo è soprattutto dovuto al fatto che la bella bionda ora sembra un travestito, anzi, sembra Victoria Silvsted da anziana... non vi pare?

nickoftime ha detto...

haha?!! hai ragione..e poi quei capelli biondicci fanno a botte con la pelle bruciata dal sole...la gioconda rovinata dal sole australiano...d'accordissimo sul finale che a questo punto sembra veramente posticcio.

Hai notato il sottofinale, quando lei si allontana con una nuova identità...DOMANDA: che film ti ricorda?

ti abbraccio

parsec ha detto...

aiutami... non mi viene in mente niente...

nickoftime ha detto...

Pensaci bene, anche in quel film c'era un investigatrice..e delle donne scomparse..inoltre nella vita reale l'attrice che la interpretava aveva gusti ancora più radicali di quelli della hacker di Uomini...a questo punto non puoi sbagliarti

Atragon ha detto...

Se posso risponder a questa dmanda....
Cerco di mettere insieme gli elementi comuni:
1. Ambiente, Spiaggia Tropicale.
2. Il co-protagonista si allontana seguendo il flusso di persone che passeggiano
3. la parrucca bionda
4. l'appena guadagnata libertà
.... e se fosse "Il silenzio degli innocenti"?

Saluti

Carmen ha detto...

Nickoftime, sono orgogliosa di te.
Ti abbraccio
(PS è amico mio!!!!)

nickoftime ha detto...

ATRAGON:
grande Atragon..esattamente é il Silenzio degli innocenti...e ricordati anche che entrambi concludono una telefonata...ATRAGON PER CORTESIA RICORDAMI IL TUO SITO CHE VENGO A TROVARTI
ciao

CARMEN:
ammazza che foto da sciantosa, anzi per restare in tema da Dark Lady,
abbraccio di cuore te e l'amato L'UPI.

Fabrizio ha detto...

Prove tecniche di trasmissione:
quanta bella gente che è arrivata oggi.

nickoftime ha detto...

E soprattutto che COMPETENZA...Fabrizio ti segnalo il Blog di MARTIN perchè contiene un sacco di recensioni ed addirittura un editoriale sul poliziottesco ed in generale sul cinema italiano di genere degli anni 70.

COMPLIMENTI PER IL TUO AVATAR:LA SCELTA DI FERNANDO DI LEO MI PARE PROPRIO AZZECCATA.

Fabrizio ha detto...

....se poi magari in uno dei tuoi rari momenti di lucidità mi dai l'indirizzo del blog di Martin, forse riesco anche a visitarlo...

nickoftime ha detto...

scusa ho da poco cambiato spacciatore...clicca su "A colpo sicuro" che fa parte dei blog linkati

parsec ha detto...

Fabrizio, se clicchi sul nome in blu di Martin all'inizio del suo post accedi alla sua scheda dove è segnalato il suo blog. Questo vale per tutti gli altri nomi. Ciao

vp ha detto...

fabri, clicca su: http://cinepillole.blogspot.com/.

Fabrizio ha detto...

ok. grazie (a tutti)

veri paccheri ha detto...

a mio avviso non un capolavoro ma certamente un buon film che riesce a trattenere l'attenzione dello spettatore e a farsi seguire fino alla fine. tuttavia mi ha un po lasciata non dico delusa ma non csoddisfatta. condivido la tua osservazione nick, "Un appeal molto americano per un film corroborato da un gusto tutto europeo nella costruzione dei personaggi". certi aspetti diciamo "informatici" della hacker sono un po' eccessivi o forse solo fin tropo semplificati, ma non è certamente questo che guasta il risultato finale. chi ha anche letto tutti e 3 i libri di larsson mi dice che nei romanzi è molto più profonda e i personaggi sono meglio definiti. vabbè, tre libri di 600 pagine diventerebbero almeno almeno 4 filmess.. il paragone non regge, forse.

SPOILER: finale davvero weirdo, con parerntesi trash della stanza degli orrori della coppia padre-figlio serial killer..

nickoftime ha detto...

Ciao Veri,

secondo me il film dovrebbe essere giudicato indipendentemente dalla sua fonte scritta..è quasi scontata la supremazia psicologica della forma scritta rispetto a quella filmica...corncordo sul fatto che il film non è un capolavoro, ma che comunque tenga incollati fino alla fine...e ribadisco finalmente un indagine ben strutturata al centro della scena..e scene che per me sono più inquietanti di quelle di Antichrist (mi riferisco per esempio alle violenze del tutore ed alla vendetta che ne consegue)...

Infine una domanda: mi confermi che gli aspetti informatici non trovano corrispondenza nella realtà?...attendo lumi...

un abbraccio

ethan ha detto...

"secondo me il film dovrebbe essere giudicato indipendentemente dalla sua fonte scritta", penso Nickoftime che hai ragione o forse i libri andrebbero letti dopo. Prendo questa occasione anche per comunicarvi che il divertentissimo libro di Christian Frascella "Mia sorella è una foca monaca" diventerà un film. Il regista è Fausto Brizzi.

nickoftime ha detto...

E si Ethan,
la fonte scritta di un opera cinematografica appartiene alla cinefilia di chi ama i film...come le altre cose che circondano un film fa parte di quello che vediamo sullo schermo...ci influenzano..ma il giudizio sull'opera dovrebbe essere indipendente da tutto ciò..l'amore per un argomento ci dovrebbe lasciare liberi di esprimerci senza pregiudizi su un film che lo contiene...quante volte abbiamo visto opere condizionate dai loro contenuti (di destra, di sinistra,clericali ,anticlericaliecc) per la lor origine...adesso succede la stessa cosa per i prequel, gli spin off, i sequel..io per primo rimango deluso perchè wolverine non mantiene le caratteristiche dei primi episodi degli x-men, ma questo film così come T4, star treck nascono come un altra cosa..hanno prerogative che nulla hanno a che fare con lo spirito della saga...dico questo riferendomi alla mia esperienza, troppe volte mi sono voltato indietro piuttosto che guardare a quello che stava davanti allo schermo.

ti saluto

ethan ha detto...

concordo pienamente. Dovrò cominciare a ragionare con quest'ottica. un saluto

veri paccheri ha detto...

x nick: le azioni della hacker non sono così inverosimili, credo molto semplificate, al punto che diventano assurde. la premessa è sempre che con i computer si può davvero fare tutto, ma in determinati modi. per connettersi ad un altro pc (la hacker si connette al pc del giornalista per "spiarlo") occorre sapere dove trovare quel pc e quindi quest'ultimo deve possedere un indirizzo ip fisso o comunque variabile entro un range fisso e limitato. altrimenti è come cercare un ago in un pagliaio. e si può imaginare che il pc di un giornalista non abbia un ip fisso perchè questa caratteristica costa e per il lavoro di un giornalista non ha molta rilevanza, a meno che davvero egli non sia abituato a lavorare dirigendo un team a distanza che si connette al suo computer.
quando mostrano che lei accende il mac e poi fa solo "connect" e si connette a qualcosa, l'azione non è del tutto assurda, solo posta in un modo quasi favolistico. e poi lei trova tutto. tutto! questo può apparire esagerato... in realtà è possibile: gli hacker professionisti riescono a penetrare tutti i sistemi, anche quelli più sicuri e controllati, ma con determinate strategie, software. quello che si può pensare è che non sia possibile reperire certe informazioni segrete senza lasciare tracce, o comunque senza destare sospetti in nessuno. devi davvero essere un mago. per il resto, vabbè, si tratta di romanzo e in un romanzo non si può pretendere la veridicità, come in un reortage giornalistico..

sul confronto libro-film sono d'accordo con te, del resto sono due prodotti distinti e diversi che non possono (e non dovrebbero) dipendere l'uno dall'altro ). altrimenti si finisce col valutare il prodotto sempre rimanendo condizionati da qualcosa, vuoi da aspettative o da altro. si, i così detti pregiudizi che tanto ci vengono bene e dai quai a volte è davero ostico liberarsi, perchè sono inconsci, sottili, nascosti nel sottobosco dei nostri ricordi.

nickoftime ha detto...

Grazie Veri,
la dissertazione èstata veramente illuminante.

Sulle relazione tra il cinema e le sue fonti letterarie ribadisco la difficoltà di cortocircuitare informazioni gà assimilate durante la lettura ma anche la necessità di provarci per rendere giustizia alla visione...

a presto