martedì, marzo 21, 2017

I AM NOT YOUR NEGRO

I Am not Your Negro
di Raoul Peck
con James Baldwin
USA, 2016
genere, documentario
durata, 95'


Dopo il perbenismo consumatosi nella notte degli Oscar, alla quale il film di Raoul Peck ha peraltro partecipato gareggiando nella cinquina dei migliori documentari, arriva nelle sale "I Am not Your Negro", cruda, quanto appropriata, riflessione sulla condizione della popolazione afro-americana vista attraverso gli occhi e le parole di James Baldwin, romanziere tra i più importati e celebrati della letteratura americana del XX secolo che, negli anni cruciali della lotta per i diritti civili e l'abolizione della segregazione razziale (siamo nel periodo che va dall'inizio degli anni cinquanta alla metà dei sessanta), si impegnò a testimoniare la violenza e le ingiustizie perpetrate nei confronti dei membri della sua comunità da parte della classe dominante.

Baldwin che, nel corso della sua vita ebbe modo di venire a contatto e di dialogare con tutte le figure più importanti del proprio tempo, decise nel giugno del 1979 di raccontare la storia americana traendo spunto dall'esperienza di tre figure che, attraverso il pensiero e le azioni che furono capaci di compiere, rappresentano ancora oggi il principale punto di riferimento della nazione afro americana: stiamo parlando di Medgar Evers, Martin Luther King e di Malcon X di cui Baldwin fu amico e sostenitore e che lo scrittore scelse quale fonte d'ispirazione di "Remember This House", opera incompiuta alla quale Peck si rivolge per rivivere il viaggio compiuto dal protagonista nella parte più oscura e indicibile del paese. Considerato che le pagine del libro in questione non superano le trenta unità, ciò che vediamo sullo schermo è il frutto di una selezione di materiali d'archivio composti da fotografie e filmati d'epoca ma anche di spezzoni relativi a interviste e conferenze tenute dallo stesso Baldwin che sono chiamati a integrare l'esiguità della fonte scritta.

Continuamente in bilico tra una dimensione personale e intimista, derivata dalla scelta di adottare una forma di racconto propria del Journal intime e un'altra, oggettiva e storiografica in cui gli elementi documentali (tra cui inserti tratti da altrettanti film) si inseriscono per confermare o ampliare le tesi del protagonista, "I Am not Your Negro" non si accontenta di rileggere la storia, mostrandola, ma si cimenta nella qualità posseduta da Baldwin di rendere semplici realtà molto complesse, in una sorta di referto psicologico in cui lo spettatore riesce a comprendere a quale grado di aberrazione e di mancanza di umanità fossero costretti tutti coloro che ieri come oggi vengono discriminati per il colore della pelle. Erigendosi a testimone del proprio tempo con la consapevolezza di non essere egli stesso esente da colpe e ingenuità, Baldwin non risparmia nessuno, smascherando con la logica dei suoi ragionamenti miti apparentemente intoccabili come quello dei fratelli Kennedy, accusati di rimanere volutamente sulla superficie del problema o della stessa comunità nera, divisa sul da farsi e in parte afflitta dagli stessi problemi del suo avversario. 

E a essere messi sotto la lente di ingrandimento sono, per usare le parole dello stesso scrittore, anche "l'apatia morale e la morte dello spirito che è presente nel mio paese". A venire a galla non è solo la capacità del protagonista di leggere il proprio tempo e di prevederne gli sviluppi con anni di anticipo ma è l'efficacia con cui "I Am not Negro" riesce a ribaltare le prospettive della Storia, portandoci a vivere la questione razziale dalla parte e nell'animo di chi ne è vessato al fine di far "sentire" quale sia il dramma di coloro che, non potendo fare a meno di sentirsi cittadini americani, sono costretti a guardarsi le spalle da chi invece li dovrebbe tutelare. Slogan del tipo "La mescolanza delle razze è comunismo" e affermazioni come "Dio perdona l'omicidio e l'adulterio ma è in collera contro chi è a favore dell'integrazione" rivolte a Dorothy Counts, la prima ragazza di colore ammessa in una scuola per soli bianchi, entrano dentro la pelle e lì rimangono insieme all'invito - rivolto da Baldwin alla popolazione di razza bianca - di fare i conti con i propri fantasmi per individuare e sconfiggere le cause di una cattiveria che rischia di compromettere le sorti del paese.
(pubblicata su ondacinema.it)

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