12 Soldiers
di Nicolai Fuglsig
con Chris Hemsworth, Michael Shennon, Michael Pena
USA, 2018
genere, azione
durata, 130’
Dopo i fatti dell'11 settembre 2001, il mondo occidentale è sconvolto da quanto avvenuto. L'esercito degli Stati Uniti pensa a una contromossa immediata, che spezzi il dominio di Al-Qaeda in Afghanistan: Mitch Nelson e i suoi uomini si offrono volontari per una missione pericolosa al fianco di Abdul Rashid Dostum, signore della guerra uzbeko, nel tentativo di ricostituire l'Alleanza del Nord in chiave anti-talebana.
Sembrano lontanissimi i tempi in cui ogni giustificazione o celebrazione di un conflitto americano suonava come un atto propagandistico e falso, che mascherava il neocolonialismo sotto i panni dell'esportazione della libertà.
Oggi, nella confusione dell'era Trump, che mescola disordinatamente patriottismo e populismo, il terreno è fertile per una produzione firmata Jerry Bruckheimer che guarda ai “Berretti verdi” di John Wayne come a un modello inarrivabile di war movie didascalico. Quella forma artificiosa, quindi, di simulazione dell'atto bellico, che pone la verosimiglianza in secondo piano rispetto all'intento confortante e celebrativo della rappresentazione.
Nicolai Fuglsig, regista danese di spot tv, riprende il testo di Doug Stanton e ci riporta da subito alle Torri Gemelle e al trauma con cui ha avuto inizio il terzo millennio, provando a delineare un quadro psicologico dei personaggi che rimarrà solo abbozzato. La strage dell'11 settembre, che colpisce così duramente il mondo occidentale da annullarne le autodifese, trasforma anche gli insospettabili in vendicativi, senza tetto né legge. Si giunge al punto in cui un capitano che non ha mai ucciso un uomo prima d'ora arriva a muovere guerra nel "cimitero degli imperi" e a giustificare sbrigativamente un istantaneo intervento militare, condotto prima di avere prove certe della responsabilità di Osama bin Laden. Difficile, se non impossibile, credere che le cose siano andate come nel racconto di Stanton: dodici cavalieri, non in senso figurato, che compiono l'impresa mentre il mondo si riprende dallo shock, con il capitano Nelson che sviluppa un rapporto di amicizia e rispetto reciproco con il signore della guerra Dostum.
Il rapporto tra soldato e guerriero, centrale nello sviluppo di “12 Soldiers”, è stato giustamente accostato al cinema di John Milius, per la capacità di Dostum di celare in sé il fascino dell'avventuriero navigato e l'ambiguità dell'assassino senza scrupoli. Ancora una volta il corrispettivo reale confligge con la rappresentazione, viste le accuse internazionali mosse al signore della guerra uzbeko. Tuttavia, l'intento ideologico di Fuglsig e Bruckheimer procede indisturbato, fino alla chiusa trionfalistica.
Riccardo Supino
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