giovedì, febbraio 20, 2020

Gli anni più belli


Gli anni più belli
di Gabriele Muccino
con Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Kim Rossi Stuart
Italia, 2020
genere: drammatico
durata: 129’



Il classico film di Muccino alla Muccino. Ecco la descrizione più efficace per l’ultimo lavoro del regista romano. “Gli anni più belli” è un altro film corale dove a farla da padrona sono i sentimenti che ruotano intorno ai protagonisti legandoli indissolubilmente tra loro.
Un percorso nell’Italia della fine degli anni ’80 fino ai giorni nostri con più voci narranti: quelle dei quattro protagonisti che si rivolgono direttamente al pubblico raccontando ogni volta la storia dal loro personale punto di vista.
Il tutto inizia a Roma con Giulio che ci riporta indietro di diversi anni a quando da ragazzo, all’età di 16 anni, insieme al suo amico Paolo, incontra, in circostanze molto particolari, Riccardo, colpito da un’arma da fuoco in occasione di una manifestazione. I due ragazzi, aiutati da un adulto, lo portano in ospedale, dove fortunatamente il giovane viene salvato e da quel momento verrà chiamato dagli amici “Sopravvissuto”. I tre iniziano così a frequentarsi ed uscire sempre insieme, alla ricerca di nuove avventure, come l’acquisto di una macchina con la quale iniziano a girare molto spesso. Ben presto Paolo si innamora di Gemma, che si unisce al gruppo, ma che viene improvvisamente portata a Napoli dalla zia separandosi dai ragazzi e dal suo grande amore. Gli anni passano e, attraverso gli eventi che hanno segnato la storia italiana, ma anche mondiale di quegli anni (dalla caduta del muro di Berlino ai mondiali di calcio in Italia), l’amicizia tra i tre ragazzi, ormai uomini, continua. Giulio si laurea in giurisprudenza diventando avvocato, Paolo si laurea in lettere sperando di insegnare italiano, latino e greco nelle scuole, mentre Riccardo cerca di racimolare qualcosa scrivendo qualche articolo per dei giornali e facendo la comparsa. Tutto sembra andare per il meglio, ma, come nella migliore delle tradizioni, i problemi, gli ostacoli e le complicazioni sono dietro l’angolo. Saranno veramente gli anni più belli?



La storia sa di già visto con le “classiche” dinamiche di cui ormai è maestro e padrone il regista, ma che risultano forse fin troppo prevedibili all’interno di una pellicola del genere. I personaggi, seppur ben interpretati dagli attori, sia quelli più rodati che quelli più giovani, risultano, a tratti, la personificazione di stereotipi. Probabilmente una scelta voluta, ma, il carattere e le decisioni prese dai quattro protagonisti ne fanno delle macchiette, dalle quali nessuno riesce ad emergere veramente. Alla fine non c’è un giusto e un vincitore assoluto, ma solo tanti esseri umani che nel corso della propria vita hanno commesso degli errori, dai quali stanno cercando di redimersi. Ma nessuno ne esce in maniera totalmente positiva.
Il solito dramma di Muccino che deve tanto agli interpreti, Favino e Santamaria in particolare, ma che non regala niente di più rispetto a “L’ultimo bacio” o al più fresco “A casa tutti bene”.
Un dramma corale dove tutto sembra inevitabilmente destinato ad incastrarsi mettendo in scena, non nel migliore dei modi, le emozioni e le sensazioni.

Veronica Ranocchi

2 commenti:

sgrunt ha detto...

Anni più belli? Ma quando mai?
Proprio il confronto con C'ERAVAMO TANTO AMATI dimostra come si sia inaridita la società italiana.
Nel film di Scola si partiva dalla Resistenza e si arrivava ai primi anni '70 (quando si passava la notte al freddo per poter iscrivere i figli a scuola). L'automobile era descritta come una droga (letale, tanto è vero che il protagonista dialoga col fantasma della moglie in un'immensa catasta di auto da rottamare).
Nel film di Muccino il cinismo regna sovrano (chi se ne frega se il Muro è caduto e se il terrorismo islamico ha cambiato i nostri aeroporti?) e le automobili dilagano scena dopo scena. Basta che c'è la salute.

nickoftime ha detto...

Tutta un'altra cosa. Decisamente questo film non regge il confronto...