sabato, febbraio 08, 2020

JUDY



Judy
di Rupert Goold
con Renée Zellweger, Jessie Buckley, Finn Wittrock
Regno Unito, 2019
genere, drammatico, biografico, musicale
durata, 118’




L’ultimo film di Rupert Goold, “Judy”, tenta di raccontare al pubblico la vita della stella hollywoodiana Judy Garland, ma non riesce a convincere completamente.
Il regista ripercorre praticamente solo gli ultimi mesi di vita della diva, completamente assorbita e risucchiata dallo star system, mostrando saltuariamente anche alcuni flashback della sua adolescenza sul set del grande successo cinematografico “Il mago di Oz”. Per le riprese di questo film Judy è sottoposta ad un trattamento molto particolare e soprattutto molto rigido che non le permette mai di fare ciò che desidera. Tutto questo porterà inevitabilmente la diva a subire continue pressioni e a risentire di questo “stile di vita” anche in età adulta.
Assistiamo, quindi, fin da subito al declino dell’artista, costretta a vivere spostandosi da un posto all’altro senza una casa e dovendosi occupare anche dei due figli piccoli avuti dal terzo marito, dal quale si è separata ormai da tempo.
Convintasi a partire per Londra, Judy lascia i figli al padre, che potrà permettere loro anche un’istruzione adeguata, e si dirige nella capitale inglese, dove viene accolta con grande entusiasmo da tutti. Qui dimostrerà di essere una vera e propria star dando, per l’ennesima volta, prova della sua bravura sul palcoscenico. Peccato che non tutto andrà come previsto e, a causa dei suoi continui problemi, non riuscirà a raggiungere l’obiettivo che si era prefissata in partenza.
Un’eccellente Renée Zellweger, in buonissima forma, riesce a interpretare il non semplice personaggio di Judy Garland in maniera praticamente perfetta. Grazie all’attrice, che funge da vero perno del lungometraggio, il pubblico riesce a gustarsi un’opera più che sufficiente. Peccato che, al di là di questa interpretazione (per la quale la Zellweger si è già aggiudicata i premi della stagione puntando all’ambito Oscar), non resti molto altro. La pellicola, anzi, è debole e sembra non riuscire mai a decollare seriamente.
Ben evidente la crisi e le problematiche interne allo stesso personaggio, rese molto bene dallo sguardo e dalla recitazione. Grande aiuto anche dal reparto trucco che è riuscito a far rivivere quasi del tutto l’atmosfera dell’epoca mostrando quella che era, ma che continua ancora oggi ad essere, un’incredibile diva.
Il continuo altalenare tra passato e presente, invece che aiutare, fornendo informazioni in più per cercare di capire meglio alcune decisioni e alcuni comportamenti, appare come uno stacco troppo forte che interrompe la linearità della storia e crea quasi scompiglio. Nonostante l’incredibile somiglianza, la bravura e l’empatia che si crea con la giovanissima Judy, costretta a vivere una vita per lei troppo stretta e rigida, i rimandi al passato non sono d’aiuto, ma anzi rappresentano un ostacolo da superare per tornare con i piedi per terra.
Insomma un’interpretazione che probabilmente non verrà dimenticata, ma un film che, nel complesso, si limita solo ed esclusivamente a questo.
Veronica Ranocchi

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