martedì, ottobre 06, 2020

NON ODIARE

Non odiare

di Mauro Mancini

con Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Luka Zunic

Italia, Polonia, 2020

genere: drammatico

durata: 96’

Presentato all’ultimo Festival del cinema di Venezia, “Non odiare” rappresenta l’opera prima di Mauro Mancini che, appunto per la prima volta, si cimenta in un lungometraggio.

La storia, ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto in Germania, inizia, al di là della sequenza iniziale che mostra il passato del protagonista, con un incidente stradale. Una macchina, probabilmente speronata da un’altra, si schianta con al suo interno un uomo. Simone Segre, medico chirurgo, è casualmente nei paraggi e accorre subito sul luogo per tentare i primi soccorsi. Dopo aver chiamato l’ambulanza, cerca di fare il possibile per salvare l’uomo e bloccare una brutta emorragia alla gamba, ma, quando scopre un tatuaggio nazista sul corpo della vittima, indietreggia, in quanto ebreo, e abbandona il “paziente” al suo destino, lasciandolo quindi morire.

Dilaniato dai sensi di colpa, inizia a seguire i tre figli del defunto, Marica, la maggiore, Marcello, adolescente e fervente neonazista, e il piccolo Paolo. In particolare cerca di aiutare Marica, alla quale, senza rivelarsi, offre un lavoro di domestica nella propria casa, nonostante il disappunto di Marcello. Quando, però, quest’ultimo si troverà in una situazione disperata, Simone dovrà fare una scelta molto importante.

Un film “silenzioso”, in un certo senso, che, rifacendosi ad un fatto di cronaca reale, mette in scena una situazione senza dare giudizi, senza dire chi ha torto e chi ha ragione, ma semplicemente mostrando una storia.

Il fulcro dell’intera narrazione è sicuramente Alessandro Gassmann, che dà vita ad un personaggio che, per certi versi, potrebbe essere etichettato come ambiguo. Un’ambiguità strettamente connessa con il suo continuo silenzio, incrementato anche e soprattutto dal tipo di vita che conduce, in solitaria. Sono i suoi gesti, le sue espressioni e le sue azioni a raccontare più delle sue parole stesse.

Il tutto insieme ad inquadrature pulite che non sembrano nemmeno frutto di un regista al suo esordio. Ogni scena è curata e ogni angolazione ha un significato ben preciso. Indubbiamente quello che dà maggiormente nell’occhio è la scelta di propendere spesso per inquadrature dall’alto che mostrano il personaggio all’interno di uno spazio che sembra quasi risucchiarlo al suo interno.

Si può davvero non odiare? Si può davvero dimenticare qualcosa di così grande e passarci sopra perdonando tutto e tutti? Se il titolo sembra dare una risposta positiva, il film rimane all’esterno e non invita né in un senso né in un altro.

Non c’è pietismo, non c’è moralismo. C’è solo una storia, vista da due mondi e in due modi completamente diversi, destinati a scontrarsi continuamente. Ma indubbiamente da vedere, per riflettere e far riflettere.


Veronica Ranocchi

2 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

"Si può davvero non odiare? Si può davvero dimenticare qualcosa di così grande e passarci sopra perdonando tutto e tutti?", è una considerazione secondo me molto interessante e mi interessa molto vedere come è stata sviluppata in questo film. Gassmann, poi, sembra sempre più impegnato in progetti molto interessanti.

nickoftime ha detto...

E' la riflessione che rappresenta un po' un punto di inizio e il tentativo di un punto di arrivo del film. E concordo su Gassmann che qui secondo me ha dato vita ad un'ottima interpretazione.