martedì, ottobre 14, 2008

Le tre scimmie


Ceylan è un pittore dell’ anima che nella sua pur breve carriera si è già conquistato uno zoccolo di fedelissimi ed una serie di premi nei principali festival internazionali (quest’ultimo ha ricevuto il premio per la miglior regia al festival di Cannes 2008): i suoi sono film che lasciano alle immagini il compito di spiegare i contenuti ed anche “Le tre scimmie” non sfugge a questa regola. Ambientato nella periferia di una Istanbul arcaica e misteriosa, la storia si dipana in maniera lenta ma inesorabile a partire da un delitto mai commesso di cui Eyup, marito di Hacer e padre di Ismail si assume la colpa in cambio di denaro e prosegue con le conseguenze di quel gesto all’interno del nucleo famigliare apparentemente unito ma in realtà lacerato dalla perdita del figlio minore e costruito sulle ipocrisie dei suoi componenti.
Ad una trama quasi rarefatta, nella quale sembra non accadere nulla e che privilegia situazioni che appartengono ad un cinema esistenziale fortemente autoriale, fa da contraltare la profondità dei significati e la densità delle atmosfere che Ceylan costruisce utilizzando la cinepresa come il pennello di un pittore: fuori dal tempo i tre protagonisti sembrano quasi sospesi in uno stato di perenne dormiveglia in cui il la realtà sembra reagire al loro stato d’animo. Il fischio del treno che si fa spazio tra le fessure di una finestra, il rumore dell’acqua attraversata da un natante, il crepitio improvviso di un temporale, o il fruscio di una folata di vento così come un gesto apparentemente insignificante vengono soppesati e quasi dilatati all’infinito dallo sguardo dell’autore fino a diventare essi stessi il simbolo di una condizione umana condannata all’incomunicabilità ed alla sofferenza. Intarsiata dal perfetto gioco di luci ed ombre, la fisognomica dei protagonisti che ha il sapore dell’antico, ed i loro sguardi muti e pure grondanti un emotività troppo a lungo implosa completano la topografia di un film che lascia a chi lo guarda la possibilità di entrarvi dentro e completarlo con la sensibilità ed il vissuto che gli appartiene

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