Circa il fatto che il caos non sia proditorio ma
quintessenza da arginare e di cui eventualmente sorridere (magari aiutandosi un
po'), Doc Sportello ne riceve ulteriore conferma dalla pervicacia con cui
un'assortita fauna sapiens insiste a commissionargli indagini della cui plausibilità
di fondo e' la prima a fregarsene e dalle cui ricadute farebbe bene a stare
alla larga. Il dato iperreale - nel senso di più-reale-del-reale, quindi sul
serio tragico - di uno scherzo come "Inherent vice" (con "vizio
di forma" che e'/sembra essere tutto ciò che non si può prevedere eppero'
nemmeno trascurare) e' l'accelerazione di un girare a vuoto di denaro, di
oggetti, di sentimenti, di animali umani, di ideali, di parole - chiacchiere su
chiacchiere che s'accumulano e sempre meno dicono - in vista di una perfezione
ipotetica che i tempi, i nostri, si sono poi incaricati - con alacrità
notevole, bisogna dirlo - di realizzare e statuire come moto perpetuo: l'unica,
vera forma di un vizio, quello di non vivere, e senza che ci sia, oramai,
neanche più tanto da ridere.
TFK
L’elaborazione più arguta da fare, quando si tratta di
maneggiare il testo di uno come Thomas Pynchon, è lasciare l’opera originale
intatta. È esattamente ciò che fa P.T. Anderson nel portare sullo schermo la
decostruzione - forse meglio identificabile come disordine preordinato, vista
la sistematicità e la consapevolezza con la quale (non) incede lo sviluppo
della storia - che avviene in una narrazione solo in apparenza scomposta. La
confusione del protagonista, dunque, lungi dall’avere una risoluzione - anzi
procedendo in direzione beffardamente opposta - va di pari passo con quella del
fruitore, al quale non rimane altro che “non chiedere” - “Don’t ask” è una
delle prime frasi che sente dirsi “Doc” Sportello da Shasta agli albori della
propria indagine -. Se l’intento di Pynchon è quello di adattare la
fantascienza americana al palco dell’Opera, quello di Anderson - qui riuscito
con una maturità definitivamente raggiunta - è di adattarla allo schermo
cinematografico.
Antonio Romagnoli
nickoftime

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