Molly’s Game
di Aaron Sorkin
con Jessica Chastain, Idris Elba, Kevin Costner
USA, 2017
genere, Biografico, Drammatico,
durata, 144’
E’ la storia vera di Molly Bloom, ex sciatrice olimpionica del Colorado, che nel 2004 sbarca a Los Angeles in cerca di avventure prima di iniziare gli studi. Invece di frequentare la facoltà di giurisprudenza diventa principessa del poker e regina di un gigantesco impero del gioco clandestino a Hollywood. Tutto parte da un semplice lavoro di assistente per poi divenire organizzatrice in prima persona di partite clandestine di poker alle quali partecipano star di Hollywood, miliardari, campioni dello sport . Viene fermata solo dall’FBI che la coinvolge in un processo per frode al fine di carpirle informazioni sulla mafia russa.
“Molly's Game” è il lungometraggio di Aaron Sorkin. Per lui è la prima volta al cinema e opta per un mezzo narrativo particolare: la voce narrante di Jessica Chastain che accompagna lo spettatore per oltre due ore, catapultandolo nella sua vita, evidenziandogli nel dettaglio ed in sequenza temporale causa ed effetti delle sue decisioni, condividendo il suo stato d’animo, i suoi pensieri e la sua irrefrenabile voglia di successo. La voice over della protagonista ci rende compartecipi del suo passato attraverso il riferimento al libro che la stessa Molly ha scritto sulla sua vita. Il libro è Molly’s Game del 2014, edito da Rizzoli. Nel film si parte dal racconto basato sul memoir. Per poi passare alla parte successiva che non è nel libro, ovvero quando l’FBI le ha sequestrato tutti i suoi fondi lasciandola letteralmente a terra sotto il profilo finanziario. Il cd. sorkin speech ha familiarità con le serie televisive (basti pensare al recente “House of cards” in cui Kevin Spacey/Frank Underwood parla direttamente alla sua audience) e viene utilizzato proprio per sottolineare – come fa Sorkin con Molly – un modo tutto originale di dar voce al protagonista che si auto-presenta come leader ad alta carica morale-etica, con passione incontenibile e esondante abilità oratoria. Molly come Underwood rappresenta un personaggio caratterizzato da un’ intelligenza superiore alla norma, di stampo illuministico, con un’etica personale e una volontà di ferro, peculiarità che li portano, più che a dialogare, a duellare incessantemente a colpi di monologhi.
La tecnica della cd. Voice Over o “voce narrante” di Jessica Chastain è dunque una precisa scelta di Sorkin, proprio per mettere Molly al centro della sua storia al punto tale da non farle mai abdicare detta centralità di scena. Una tecnica di racconto già testata in altri grandi film del passato come “Quei bravi ragazzi" di Martin Scorsese (con la stupenda la voce del(io narrante) del protagonista, Ray Liotta), o ancora “Le ali della liberta' ", in cui è meraviglioso il "racconto" di Red (Morgan Freeman) sull'evasione del compagno e amico di carcere Andy (Tim Robbins). Il film potrebbe classificarsi un one woman show se non fosse per la presenza carismatica ed irrompente di Idris Elba, appassionato avvocato difensore conquistato dall’integrità della sua assistita, che la ammira profondamente per la sua forza di volontà ferrea. Ma la storia di Molly ci costringe a riflettere anche su un aspetto sociologico: la posizione della donna nella società attuale. Non può sfuggirci la posizione quasi esasperata di Molly Bloom: Molly DEVE essere forte, Molly DEVE essere estrema in ogni scelta della sua vita per farsi notare, DEVE rivendicare il suo posto a tavola, in famiglia come nella sua esistenza in generale. Ecco perché nello sport deve eccellere e non essere mai stanca, sceglie la categoria pericolosa del freestyle nello sci ed anche quando ha l’infortunio durante una gara, l’incidente avviene in un clamore scenico che riecheggia e fa frastuono sul terreno ovattato dalla neve. Molly nel mezzo sempre della scena, più forte del suo dolore.
Si ritrova così forzatamente a costruirsi una propria etica stilizzata sulla sua personalità: perde ma si rialza, anche quando si accorge di aver perduto il padre (Kevin Costner) come figlia, ma in senso psicologico non fisico. Il suo motto sembra essere la nota frase di Vittorio Alfieri “Volli, fortissimamente volli”: Molly ne fa la sua religione, il suo mantra.Viene tradita sempre perlopiù proprio da figure maschili e lei non si arrende e sgomita per riprendersi quella sedia che ogni volta le viene a tradimento tolta. Si perché questo mondo “non è un paese per femmine”: e allora Molly per sopravvivere e far sentire la sua voce nel mondo, deve scendere a patti con l’universo maschile e praticare attivare attività esageratamente pericolose come il freestyle, optare per l’assenza di emozioni e persino rinunciare a relazioni amorose. Deve, in altre parole maschilizzarsi e mascolinizzarsi, fortificare e pietrificare il suo cuore, anche per resistere ad attacchi brutali e violenti contro di lei nel suo appartamento. Ad opera di uomini, ovviamente. Ma lei non parla, non rivela alcun nome, non cade mai nella commiserazione di se stessa. Ma tutto questo ha un costo, e la vita le presenta il conto ad un certo punto, quando viene accerchiata dagli agenti dell'FBI e dagli stessi fermata nella sua attività; quando viene minacciata dalla mafia russa desiderosa di fare man bassa sulla sua attività e tormentata dalle celebrità preoccupate di essere tradite. Molly Bloom si ritrova ancora una volta, come anni prima sulla pista da sci, a capitombolare a terra, la propria vita in pezzi, colpita da una pesante accusa di organizzazione illegale del gioco,.
Ed ecco che a sorpresa compare il deus ex machina incarnato proprio un uomo, Idris Elba, che la salverà, senza costringerla a rinnegare se stessa. Molly si trova a difendere la sua posizione e la sua integrità e non accetta comode scorciatoie per difendere – come lei stessa dice – il suo “buon nome”, che dovrà farle compagnia per tutta la sua esistenza. Molly riuscirà a compiere quel salto qualitativo che le veniva richiesto dal suo destino e si riappacificherà anche con il proprio padre in un dialogo chiarificatore tra i due, nel quale forse la storia, ben calibrata sino a quel momento, scade un po’ nella banalità della facile lacrima. Ma la protagonista dichiara di aver imparato la lezione. E - come lei stessa recita alla chiusura del film – capirà di aver superato tante e dure prove impostele dalla vita, rialzandosi da terra con la convinzione più forte che mai di essere dura a morire e che – come sosteneva il grande statista Winston Churchill –“Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo”. Nel contempo però lasciando nello spettatore l’intima convinzione che questo “non è un paese per femmine”.
Michela Montanari
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