House of Gucci
di Ridley Scott
con Lady Gaga, Adam
Driver, Al Pacino
USA, Italia, 2021
genere: drammatico,
biografico, giallo
durata: 157’
C’era indubbiamente
grande attesa dietro l’ultimo film di Ridley Scott. Il regista, già premio
Oscar, è riuscito a realizzare nel 2021 ben due titoli importanti e imponenti,
seppur per aspetti diversi.
Se da una parte “The Last
Duel” aveva rievocato alcuni dei grandi titoli del regista, un po’ per le
ambientazioni e un po’ per gli intenti, non si può dire la stessa cosa del
tanto chiacchierato “House of Gucci”. La storia vera, tratta dall’omonimo
romanzo, dell’assassinio di Maurizio Gucci a opera della moglie Patrizia
Reggiani è al centro del film di due ore e mezzo con protagonisti Lady Gaga e
Adam Driver.
Tutto ha inizio nel
momento in cui i due giovani si conoscono e si innamorano. La loro storia fa sì
che si intreccino inevitabilmente anche le vicende delle rispettive famiglie e
soprattutto quella di Gucci, già all’epoca un nome importante nel panorama
nazionale e non solo. Ma la Patrizia Reggiani interpretata da Lady Gaga sembra,
fin da subito, ambire a qualcosa di più rispetto alla semplice unione nel
vincolo del matrimonio con il consorte. Ed ecco che le dinamiche si fanno più
fitte e intense, tra vacanze, figli in arrivo e genitori che vengono meno, in
cambio di responsabilità sempre più grandi.
Insomma una storia di
cronaca che tutti conoscono e che Ridley Scott tenta di riportare sullo schermo
in maniera oggettiva e pulita. E forse anche fin troppo. Perché l’oggettività è
superiore a tutto il resto. Sembra quasi che il coinvolgimento dello spettatore
nei confronti dei personaggi sia secondario.
La sensazione che emerge
dopo aver visto “House of Gucci” è di non essere mai davvero dentro la storia e
la psicologia dei personaggi. Oltre alla mancanza di informazioni ben definite
che possano aiutare il pubblico a comprendere determinate scelte fatte da
Maurizio da una parte e da Patrizia dall’altra, c’è una vera e propria mancanza
di reale empatia. Un rischio, in parte, prevedibile considerati i nomi
“schierati” dal regista che si avvale di un cast d’eccezione, solo parzialmente
sfruttato. I nomi sono di richiamo e cercano di fare il possibile per far
emergere l’intero titolo. Ed è così, quindi, che Al Pacino diventa il perfetto
Aldo Gucci, ma non è in grado di uscire fuori dal ruolo assegnatogli e portato
a compimento in maniera quasi perfetta. Allo stesso modo anche il trasformista
Jared Leto e il padre di famiglia Jeremy Irons. E si potrebbe andare avanti
citando anche tutti gli altri nomi.
L’unica pedina con la
quale Scott decide di giocare la propria partita è Lady Gaga. Regina
incontrastata della storia, dello schermo e della scena. Seppur con un accento
che di italiano ha ben poco, la star concede al suo pubblico una performance
degna di stare al passo con quelle dei suoi colleghi ben più rodati. Certo, il
personaggio ben si presta a questo e, anzi, risulta fin troppo buono e malleabile
impersonato dalla cantante. Cattura e ipnotizza la sua Patrizia Reggiani,
sfoggiando abiti e mise sempre nuovi, sempre all’avanguardia e sempre “pieni di
sé” come lei stessa. Ma non bastano per definire “House of Gucci” un film degno
di altri splendidi prodotti venuti fuori dalla brillante mente di Ridley Scott.
Impeccabile la scelta dei
costumi, veri protagonisti, e una riuscita Lady Gaga che continua a dare prova
del suo forte carattere, ma che dovrà lottare con le unghie e con i denti per
rubare la scena a tante altre sue “rivali” sullo schermo.
Veronica Ranocchi
Nessun commento:
Posta un commento