giovedì, gennaio 27, 2022

IL POTERE DEL CANE

Il potere del cane

di Jane Campion

con Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Kodi Smit-McPhee

Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Canada, 2021

genere: drammatico, western, thriller

durata: 126’

Vincitore del leone d’argento alla miglior regia alla Mostra del cinema di Venezia e ben tre Golden Globes, tra cui anche quello di miglior film drammatico. Sono questi, per il momento, i premi che è riuscito a portare a casa “Il potere del cane”, il film di Jane Campion, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Savage.

Un western, disponibile su Netflix, che, nonostante faccia riferimento a un romanzo del 1967, è più attuale di quanto possa sembrare, portando sullo schermo tematiche, personaggi e situazioni che, oltre a essere contemporanei, strizzano l’occhio ad altri titoli della settima arte.

Sarebbe, però, riduttivo definire “Il potere del cane” solo come un film western. Il film di Jane Campion è, infatti, anche altro. Un film d’amore e un thriller.

La storia è ambientata nel 1925 in Montana e vede protagonisti i due fratelli Phil e George Burbank, ricchi proprietari di un ranch. La loro, apparentemente monotona, vita cambia nel momento in cui George si innamora della vedova locandiera Rose Gordon. La donna ha un figlio, Peter, che la aiuta nella locanda e che viene subito preso di mira da Phil, urtato dagli interessi, a detta sua, troppo femminili del giovane.

Quando Rose e George decidono di sposarsi all’insaputa di Phil, questi si trova costretto a convivere con la donna e, durante l’estate, anche con Peter che torna al ranch per le vacanze dal college nel quale studia medicina e chirurgia. Con questi, dopo un primo momento, inizia a instaurare un rapporto, ma non tutto è come sembra e le “sorprese” sono sempre in agguato.

Il film della Campion, più che una storia con degli eventi che si susseguono, cerca di raccontare la storia dei vari personaggi. Seppur non tutti pienamente tratteggiati, la regista si sofferma sull’evoluzione e sul cambiamento, reale o presunto, dei quattro personaggi centrali. Nonostante Kirsten Dunst e Jesse Plemons siano una coppia anche nella vita reale, e non solo davanti alla macchina da presa della Campion, non riescono a fare emergere quella chimica necessaria per far apprezzare completamente i loro personaggi e far scaturire l’intrinseca bontà degli stessi. A salire alla ribalta sono indubbiamente Benedict Cumberbatch, nel complesso e tormentato ruolo di Phil, alle prese con un’accettazione di sé, del mondo e degli altri, e Kodi Smit-McPhee, interprete di Peter, non a caso vincitore del Golden Globe come miglior attore non protagonista.

La voce narrante e il vero protagonista della storia è Peter, anche se rimane nascosto al pubblico, alla narrazione e agli altri personaggi per gran parte del lungometraggio. Ma è proprio questo suo agire nell’ombra che ha ripercussioni sulla storia e sulle scelte dei personaggi.

A tutto questo va aggiunta una regia impeccabile che, accompagnata da una maestosa fotografia con campi lunghi che mostrano lande desolate e associano gli spazi alle tribolazioni dei personaggi, fa da cornice a una storia che poteva dire ancora di più. Se il comparto tecnico raggiunge praticamente un livello di perfezione (apprezzabile ancora di più sul grande schermo), non si può dire altrettanto di una sceneggiatura che, forse complice la scelta di dare più risalto ad alcuni aspetti, non colpisce visibilmente. Tralasciando qualche intuizione e qualche apparente colpo di scena, “Il potere del cane” non ha il guizzo che ci si potrebbe aspettare da un film del genere.

Forse a differenza del film di Ang Lee, “I segreti di Brokeback Mountain”, quello della Campion ha la possibilità di sfruttare l’elemento del thriller e dell’indagine, non solo psicologica, che coinvolge sia lo spettatore che i personaggi stessi. E che funziona, con richiami al vero e proprio western, anche se in chiave diversa: un esempio, a tal proposito, è la sfida a suon di musica tra Phil e Rose. La sfida, elemento e momento onnipresente nel genere, è qui mostrato in una chiave diversa, ma pur sempre reale.

Insomma un film indubbiamente pronto a dire la sua anche alle prossime kermesse.


Veronica Ranocchi

1 commento:

Babol ha detto...

Onestamente, a me non ha fatto impazzire. Ineccepibile a livello di regia, fotografia e attori ma mi ha comunicato poco a livello emotivo.