La crociata
di Louis Garrel
con Louis Garrel, Laetitia
Casta, Joseph Engel
Francia, 2021
genere: commedia
durata: 67’
Prendendo spunto da un’idea
di Jean-Claude Carrière, che firma la sua ultima sceneggiatura, Louis Garrel, regista
e attore protagonista, realizza una breve commedia che aiuta a riflettere su un
problema sempre più attuale e sempre più preoccupante.
“La crociata”, in
concorso al Festival di Cannes e presentato anche ad Alice nella città, è il
nuovo lungometraggio, anche se la durata è di poco superiore a un’ora, del
figlio d’arte francese, ma amante dell’Italia. Il marito di Laetitia Casta,
insieme alla consorte, è il protagonista di una commedia familiare che poi
diventa, in qualche modo, universale.
Abel e Marianne sono i
genitori del piccolo Joseph e sembrano condurre una vita abitudinaria come
tante altre famiglie. Questo finché un giorno Abel non si accorge che il figlio
non è più in possesso del proprio monopattino. Dopo avergli chiesto spiegazioni
i genitori vengono a sapere (e a scoprire) che il ragazzino ha venduto alcuni
dei loro averi in modo da ottenere soldi per pagarsi un viaggio in Africa da
sostenere insieme ad altri suoi coetanei, provenienti da tutto il mondo e non
solo dalla Francia, con lo scopo di salvare il pianeta. O almeno tentare di
farlo. Il loro obiettivo iniziale è quello di creare un mare nel deserto del
Sahara. Riusciranno a compiere questa enorme impresa?
Una commedia che, come
dichiarato dallo stesso Garrel, nasce prima di tutto il movimento mediatico che
la problematica ha avuto e sta avendo in quest’ultimo periodo grazie alla
dedizione, alla forza di volontà e al coraggio di Greta Thunberg. Nonostante
ciò, però, il regista ha deciso comunque di inserire la presenza dell’attivista
svedese nella propria opera per dare credibilità e attualizzare ancora di più
la vicenda.
A emergere, al di là
della forte tematica centrale, è anche la dinamica familiare e i rapporti tra i
personaggi. Da una parte il rapporto tra Abel e Marianne e il diverso approccio
dei due alla vita che li circonda e nei confronti del figlio. Se il primo
sembra più apparentemente lontano, la madre è quella che lo segue, lo aiuta e
lo incentiva. Dall’altra parte c’è il rapporto del piccolo Joseph (un eccellente
Joseph Engel degno di essere considerato, a ragione, il vero e unico
protagonista indiscusso della vicenda) sia con i genitori che con gli amici (e
le amiche). Interessante sviscerare il diverso atteggiamento che si viene a
creare in base alla persona con la quale si rapporta e in base alla situazione
che si viene a creare. Se con i genitori è più restio a parlare, con i suoi
coetanei, pur non essendo il leader del gruppo, appare più sicuro di sé. E fa
riflettere molto il fatto che la sua giovanissima età “stoni”, in qualche modo,
con le azioni che compie o che vengono solo accennate. Sembra quasi paradossale
che un bambino (perché è quello che un qualsiasi spettatore vede sullo schermo)
possa, in realtà, essere maturo a tal punto da indurre a riflettere i propri
genitori, da creare dinamiche ben più che adolescenziali con i suoi coetanei e
soprattutto con le sue coetanee. Ma non è sicuramente “troppo” il fatto che un
bambino della sua età (anche se non viene mai specificata) possa interessarsi a
tematiche come quella della salvaguardia del pianeta. Come, appunto, Greta Thunberg
ha insegnato in quest’ultimo periodo.
E forse è proprio su
questo che Garrel ci invita a riflettere e lo fa nel modo appropriato,
indirizzandosi a grandi e piccoli nel giusto modo, nel giusto tono (con una commedia,
spezzando spesso la drammaticità e la serietà dell’azione) e nella giusta durata
(un’ora è la “misura” perfetta per condensare le informazioni e divulgarle a un
pubblico più eterogeneo e vasto possibile).
Veronica Ranocchi
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